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il giorno dopo visto da due giovani italiani

il giorno dopo visto da due giovani italiani

Parole di una donna italiana classe 1983, laureata precaria e di un uomo classe 1987 laureando, futuro precario.

Giovedi, 28/02/2013 - copio e incollo dal giornale on line www.mumbleduepunti.it due messaggi giovani che devono farci pensare.





Non è un paese di merda

By luna malaguti on February 26, 2013

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Io di politica non ci capisco niente. Ci ho provato, a interessarmene, come ci si sforza di capire il fuorigioco per piacere al fidanzato di turno, ma certi meccanismi non mi restano in mente.

Il sistema elettorale tutte le volte credo di averlo capito, poi lo dimentico. Confondo i nomi dei politici. Mi sembra che tenermi aggiornata su quello che succede in tutti quei posti – il Viminale, il Quirinale, Palazzo Chigi, Palazzo Madama compro Vicolo Corto e ci faccio due palazzine, antisismiche sissignore – sia impossibile. Mi servirebbe un foglietto con scritte le regole, come quando gioco a poker.

Però mi appassiono. Mi incazzo. Mi arrovento. Toglierei il diritto di parlare di politica nonché la parola stessa a quell’italiano su quattro che, in molto casi per pigrizia o disinteresse, si è pulito il sedere con il diritto di voto. Non posso vedere Grillo che non fa altro che urlare e non mi sembra poi un gran democratico. Mi viene il sangue in faccia quando Berlusconi umilia gli anziani mandandoli in posta a richiedere un rimborso inventato. Mi indigna la sinistra moderata, che vorrei mi rappresentasse ma finisce sempre per non farlo. Mi innervosisco se Vendola fa metafore troppo filate, Bersani ha sempre l’aria scocciata o Di Pietro sbaglia un congiuntivo.

E forse lo so perché mi scaldo tanto. Perché ci tengo a questo paese. Che è tutto fuorché un paese di merda. E lo dice una che via c’è stata e che potrebbe ripartire anche domani. E mica a chiacchiere, come tanta gente insoddisfatta e arrabbiata, potrei partire davvero, ma non è il momento.

Perché va bene, non è una situazione facile. Ma quando mai lo è stata? Qualcuno mi dica un’epoca storica in cui tutto andava bene e la gente passava le giornate a dire che noia non so di cosa lamentarmi. Va bene, non è andata come speravamo. Va bene, siamo delusi. Incazzati. Furenti. Ma siamo qui, no? Abbiamo tanto e non ce ne accorgiamo.

Forse sono pensieri un po’ sciocchi, semplicistici, privi di fondamento. I pensieri di una che l’IMU non l’ha dovuta pagare, che non deve lottare con la mafia tutti i giorni, che non ha perso la casa o il lavoro, che è cresciuta nella bambagia dell’Emilia più rossa e vede tutto deformato. Di una fortunata, insomma.

Una che non può fare a meno di pensare: e se invece di minacciare di andarcene ci rimboccassimo le maniche e provassimo ad andare avanti? Con quel che c’è e cercando di fare sempre meglio che si può. In fondo lo abbiamo sempre fatto.





















Lettera aperta

By thomas malaguti on February 26, 2013

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all’onorevole cittadino Vittorio Ferraresi

Ciao Vitto,

Innanzitutto complimenti. Sinceramente. Ti sei messo in gioco per dare il tuo contributo alla vita politica di questo Paese e ce l’hai fatta. Ora potrai farlo. Ora inizia la parte difficile.

Ci conosciamo da tanto, abbiamo condiviso esperienze e penso di conoscere la tua serietà. Voglio pensare che questa dote si possa ritrovare anche nei tuoi colleghi. Per questo sto dalla parte di Carlo Freccero e mi voglio considerare fiducioso. Non voglio temere il nuovo.

Ho simpatia per i temi che da anni Beppe Grillo cerca di diffondere e lo seguo dai suoi albori sul web. Trovo validi buona parte dei punti a 5 stelle. Mi sono trovato più volte a discutere con persone a cui voglio bene su quella che per me, e ancora una volta spero, è soltanto una questione di forma. Provo a distinguere la forma dalla sostanza e sento che il modo in cui si pone il primo portavoce del tuo movimento sia una forma discutibile che cerca però di promuovere idee di una forte sostanza. Una sostanza che è innovazione. È questo che fa un movimento: porta temi sul tavolo della discussione. Voi avete fatto il salto, non siete più un movimento, siete a tutti gli effetti un partito e siete chiamati a tramutare le idee in qualcosa di concreto.

Dico siete poiché non ho votato il movimento. Speravo, e mi auguro che questa sia stata l’unica mia speranza vana, che non prendesse troppi voti e che restasse per un po’ all’opposizione, per - come si suol dire – “farsi le ossa”. Ora siete il primo partito del Bel Paese. Sì l’Italia è ancora il Bel Paese, nonostante quel trenta percento di suoi elettori che mi limito a definire masochisti.

È per questo Bel Paese che si deve disegnare un futuro e nel quale bisogna risvegliare principi di solidarietà e comunità che voi per primi tirate in ballo quando dite che nessuno deve rimanere indietro. Non voglio, da cittadino, che questi principi vengano soffocati dall’inesperienza. Per questo avrei preferito una formazione parlamentare differente. Ma, come dicevo prima, mi voglio considerare fiducioso. Non sarà facile, ne sono e tutti ne siamo consapevoli.

Non ho l’arroganza di impartire lezioni e mi limito a scrivere quello che sento in questo momento. Penso che se tu e i tuoi colleghi onorevoli, pardon cittadini, non dimenticherete questi principi e il perché vi siete mobilitati, ovvero cercare di migliorare il nostro Paese, riuscirete nell’intento. Forse ci state già riuscendo, per lo meno avete mosso qualcosa. Sono fiducioso ma, da cittadino a cittadino, voglio di più. Voglio la certezza di un futuro. Per questo non mi rassegno e continuo a sperare e a volere.

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