Estate 2007, Parigi: a usare la parola ‘salope’, (una variante di putain, puttana, ma lievemente più forbita) è stato Patrick Devedjian, segretario del partito del capo dello Stato Nicolas Sarkozy, che si stava compiacendo con il parlamentare del suo schiaramento, Michel Havard, per aver battuto Anne-Marie Comparini, ex deputata dell’Udf, il partito centrista di Francois Bayrou. Entrambi erano infatti candidati alle allora legislative a Lione. Il video li ritrae belli tronfi, gran pacche sulle spalle, quel tipico atteggiamento fisico dei maschi che indicano con il linguaggio del corpo, prima ancora che con le parole, che sono consapevoli del dominio che posseggono e che esercitano legittimamente: Dio, la Patria e l’essere possessori di un pene li rende ciò che sono.
Le reazioni di sdegno, condanna, e deplorazione di rito arrivarono: il primo a intervenire fu Sarkozy, che ammise: “Non è questo un modo di parlare né delle donne, né di nessun altro”. Lo stesso Devedjian telefonò all’avversaria chiedendo scusa. “Io non sono maschilista”, precisò, inconsapevole forse dell’effetto comico di questa affermazione.
Chissà se il direttore di Chi, giornale ‘popolare’ che fa del ‘gossip’ il suo punto di forza si scuserà con la ministra Madia per aver pubblicato alcune foto mentre mangia un gelato, corredate da commenti a doppio senso.
Come scritto, e detto già molte volte, il modo più efficace per depotenziare (e umiliare) una donna, anche e soprattutto quando è ai vertici della rappresentanza, è alludere in modo più o meno esplicito alla sua sessualità.
Il ‘giornalismo’ cosiddetto scandalistico esiste, ed è per lo più basato su pensieri e visioni sessiste, omofobe e di basso profilo culturale, perché parte dal presupposto che ‘la gente’ voglia sapere le vicende private e sessuali dei e delle potenti, siano attrici, politici, miliardari.
Come giornalista, donna e cittadina sono indignata: lasciar passare questo modo di fare ‘spettacolo’, ‘informazione leggera e di costume’, o semplicemente ‘gossip’, come qualcuno potrebbe liquidare l’accaduto è, per me, ribadire l’insulto e la mancanza di rispetto nei confronti della ministra in primo luogo Madia, ma anche dell’intelligenza e del buon giornalismo.
Sull’episodio francese Segolene Royal, che a sua volta era stata oggetto di svariati insulti e allusioni rigorosamente a sfondo sessuale durante la campagna elettorale, disse: “E’ intollerabile che si possa qualificare così una donna, politica o no”. Qui in Italia, dopo i ritocchi alle foto della Ministra Boschi, i riferimenti sessuali su come le donne arrivano in Parlamento e altre amenità simili delle quali ho perso il conto, con questa, (non ultima), prodezza mediatica della quale si sentiva la mancanza, qualcuno avrà qualcosa da dire o si tratta di libertà di stampa da una parte e dall’altra di vacue preoccupazioni delle femministe, perché c’è qualcosa di più urgente e importante di cui discutere?
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