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Il giornale delle 'Differenze'

Il giornale delle 'Differenze'

Intervista a Ela Mascia - Trenta anni fa nasceva un periodico che fu, e rimane, voce narrante del femminismo italiano

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006

"Un'esperienza editoriale che è rimasta unica". A distanza di trenta anni parlare di 'Differenze' con Ela Mascia, che fu tra le ideatrici della rivista ha il fascino particolare di raccogliere la Storia in presa diretta. "Nel 1976 uscì il numero zero e per sei anni, sullo slancio collettivo delle donne, venne pubblicato con una regolare cadenza trimestrale o al massimo quadrimestrale, con una tiratura di alcune migliaia di copie si stabilizzò sotto la direzione di Liliana Madeo".

Quale era la particolarità di quella pubblicazione?
Era gestita autonomamente dai gruppi femministi e dai collettivi che si riunivano, ognuno trattando un tema specifico. In quegli anni Roma era un pullulare di queste esperienze. Le donne si organizzavano spontaneamente. C'era una grande partecipazione alle assemblee ed era frequente anche la creazione di gruppi di autocoscienza. L'idea di realizzare una rivista che rappresentasse l'elaborazione politica rispondeva all'esigenza di parlare senza quelle mediazioni per noi ritenute allora istituzionali, quali il comitato di redazione o il direttore. La complessità del nostro pensiero con 'Differenze' era perfettamente espressa a cominciare dalla nostra pretesa antistituzionalità.

Come vi eravate organizzate?
L'idea, in fondo era semplice, ma anche rivoluzionaria. Ogni numero era autogestito da un collettivo ed era monotematico. Con la vendita del numero precedente veniva pagato il numero successivo. Quindi c'era un passaggio da un gruppo ad un altro in una continuità che al tempo stesso lasciava a ciascun gruppo la totale libertà di elaborazione e presentazione dei materiali.
'Differenze' nasce nel periodo di massima adesione al movimento femminista, tra il '74 e il '76, poi si perse un po' lo slancio iniziale, ma era talmente forte la spinta che riuscimmo ad andare avanti per sei anni, tra l'altro distribuendo non solo nei circuiti delle donne romane, nei convegni o nelle assemblee, ma anche nelle librerie in tutta Italia.

Quali le differenze con il femminismo di altri paesi?
Il movimento femminista italiano, a differenza di altri movimenti con alcuni dei quali avevamo anche scambi ma che erano molto diversi e anche più aperti di noi, è stato più di massa. Non era elitario e ha avuto la capacità di mettere le radici profonde. Il giornale rappresentava questa vivacità. Anche sul piano del metodo di gestione eravamo profondamente innovative: non c'era una redazione e il giornale, prodotto di una democrazia diretta e partecipata, corrispondeva allo spirito di quegli anni.

Perché decideste di fare un vostro giornale. In fondo ce n'erano altre di pubblicazioni femministe..
Miky Staderini ed io collaboravamo ad 'Effe', un mensile ad alta tiratura e proponemmo un numero sulla "polemica in famiglia" fra la Kulischioff e la Mozzoni: ci sembravano due figure rappresentative del discrimine fra l'emancipazione e la liberazione che ancora divideva il neofemminismo dal movimento delle donne. Scrivemmo il numero che però non fu pubblicato perché ritenuto da alcune donne della redazione non interessante per le lettrici di 'Effe'. Miky ed io vivemmo malissimo il fatto. Con il senno di poi devo dire che non fu una vera e propria censura in quanto la redazione di 'Effe' aveva tutto il diritto di non pubblicare il numero, ma il modo in cui lo fece, senza dirlo e sottraendo letteralmente il materiale dalla tipografia, non rispondeva alla pratica politica che stavamo sperimentando tra donne. Allora decidemmo di fondare una rivista che fosse autonoma e separatista.

Perché oggi è utile ricordare quel tipo di esperienza?
Far conoscere 'Differenze' e il suo particolare percorso significa, oggi, dare il senso di quello che fu il femminismo romano e in modo più ampio il movimento italiano, che ha avuto la caratteristica di essere un movimento di massa. Oggi si pensa al femminismo come una realtà elitaria, cosa che è diventato successivamente con gruppi teorici che hanno avuto il merito di approfondire l'elaborazione di una teoria della soggettività femminile. A questa teorizzazione, però, è mancata una pratica politica che permettesse la trasmissione di quello che è stato il femminismo degli anni '70. Ben venga quindi l'iniziativa di rilettura di 'Differenze' proposta da Generi e Generazioni che Bianca Pomeranzi ha voluto dedicare a Miky Staderini.

(13 aprile 2006)

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