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Il genio di Ildegarda, dottora della Chiesa

Il genio di Ildegarda, dottora della Chiesa

Ildegarda di Bingen - Fu teologa, filosofa, profeta, predicatrice, poeta, musicista, farmacologa. Il suo processo di canonizzazione di è durato mille anni

Giancarla Codrignani Lunedi, 22/10/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012

Il 7 ottobre il Papa proclamerà Ildegarda di Bingen (1098-1179) "dottore della Chiesa", dopo averla iscritta nel novero dei "santi" il 13 maggio. Per la verità "la Sibilla del Reno" fu da subito in fama di santità: il processo di canonizzazione è durato mille anni perché la donna aveva una personalità più che singolare e ha fatto impazzire per secoli non solo i curiali.

Di famiglia aristocratica, fin da piccola si manifestò mistica e visionaria; destinata alla vita religiosa, fu benedettina e diacona; ma possedeva così grande cultura che divenne famosa per essere teologa, filosofa, profeta, predicatrice (nel XII secolo andava a predicare nelle principali città tedesche), poeta, musicista, farmacologa. Si inventò perfino una lingua ignota, segreta come la "musica inaudita". Rifiutò la clausura, fondò conventi in cui la regola di convivenza era così serenamente esemplare da riflettersi nella comunità civile; nelle solennità religiose voleva che le suore indossassero vesti belle e gioielli perché anche le donne sono manifestazione della potenza creatrice di Dio.

Benedetto XVI, riconoscendola "santa", ha ringraziato le donne per tutte le loro manifestazioni di tutti i tempi e di tutti i paesi, individuando in Ildegarda l'emblema del genio femminile; ne ha ricordato la profezia: vide il volto della Chiesa coperto di polvere, simbolo della sua umiliazione per lo scandalo della pedofilia. A mio parere, non sono così sicura che il Papa e la Congregazione della Cause dei Santi abbiano letto davvero le sue opere: Scivias ("conosci le vie"), Liber divinorum operum, Symphonia harmoniae celestium revelationum, Liber Vitae Meritorum, Physica... Nelle menzioni ufficiali e giornalistiche non si dice che accusava gli uomini per la rovina della Chiesa e promuoveva le donne.

Questa Sibilla, che i contemporanei descrivono timida e dolcissima, si rivolgeva senza riguardi ai Grandi del tempo e a Federico Barbarossa capitò di sentirsi dire "Ti comporti come un bambino". Ebbe controversie con i prelati locali di cui accusò la corruzione ("la vostra disgustosa ricchezza e l'avidità e la vanità..."), e si conquistò piena autonomia (non le erano mancati i conflitti e perfino un interdetto) acquisendo dall'imperatore la proprietà del convento di Rupertsberg. Ma è nella concezione del divino, del cosmo, della corporeità umana, nella valorizzazione del femminile che appare sommamente trasgressiva: ai tempi dell'Inquisizione sarebbe finita al rogo come strega.

Nelle sue visioni incontrava Sophia, la sapienza femminile di Dio, quella che dice: "io, infiammata vita del divino essere originario, scintillo sulla bellezza dei terreni dei campi, brillo nelle acque, ardo nel sole, nella luna, nelle stelle". Dio è il Vivo Splendore, Luce Vivente: la sua immagine è bellezza, melodia, amore, forza vitale. La Viriditas anima il cosmo e la natura in ogni sua forma, espressione di fecondità e bene sia nel macro, sia nel microcosmico. L'infinita armonia è a misura delle cose e degli esseri, in cui la donna manifesta la potenza creatrice di Dio che si effonde ovunque e che regola le mestruazioni sulle fasi lunari e non fa peccato del piacere sessuale, ricordo del Paradiso terrestre. Afferma che "nella donna il piacere è paragonabile al sole...con dolcezza, lievemente ma con continuità produce calore, affinché essa possa concepire e partorire... è piacere più sottile che nell'uomo". Nel parto "il vaso in cui è chiuso il bambino si apre e la forza dell'eternità, che trasse Eva dalla costola di Adamo, è lì, giunge all'improvviso e rivolta tutti gli angoli di quella casa che è il corpo femminile".

Da profeta condanna l'uomo anche perché non ha rispetto per la divinità della natura e, di conseguenza, per Dio: "udii - ha scritto - gli elementi rivoltarsi contro l'uomo con un urlo tremendo. Gridavano: 'non riusciamo più a correre e a finire la nostra corsa come vuole il Maestro: gli uomini con le loro azioni malvagie ci travolgono come sotto una macina. Puzziamo già come peste e ci consumiamo per fame di giustizia". Mille anni non le impedivano la vista: gli uomini sono ancora così....

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