Francesca Bagni Cipriani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008
Gli stereotipi di genere sono un pensiero costante nella nostra attività.
Abbiamo leggi avanzate, forse le migliori in Europa, abbiamo elaborazioni del pensiero femminile che si confrontano allo stesso livello con quelle degli altri paesi, le donne dimostrano d’essere con i loro titoli di studio, una risorsa importane per la vita sociale ed economica del paese. A loro si affida la possibilità secondo le ultime riflessioni degli economisti, di una svolta nello sviluppo produttivo e civile di questo paese.
Eppure, i numeri, quelli dell’occupazione, della rappresentanza negli organismi di gestione, dei livelli salariali, delle progressioni di carriera, ci dicono che il nostro paese è il penultimo ( prima di Malta), su tutti questi temi, nella graduatoria europea.
Ed ecco lo stereotipo: la donna è adatta solo ad alcuni mestieri, mette al mondo dei figli e quindi è improduttiva, non si può contare su di lei, è un costo in più per l’azienda.
Mi sono domandata da dove venisse tanta radicata convinzione che la classe dirigente maschile (e non) si porta dietro in tutte le scelte che compie.
Nella nostra programmazione di azioni positive la scuola è diventata il nostro laboratorio e il nostro obiettivo strategico.
Così abbiamo organizzato una serie di interventi nelle scuole superiori, lì dove si forma o si dovrebbe formare, la coscienza civile e la capacità di lettura critica di quello che avviene intorno a noi. Il primo, sulla differenza di genere, era rivolto agli insegnanti come primi titolari della responsabilità della formazione degli studenti.
Il secondo, e questo è il secondo anno che viene svolto, è rivolto ai ragazzi in collaborazione con i Centri per l’impiego, ed è sulla normativa in materia di pari opportunità e condizioni generali della condizione femminile.
Credo che qui sia importante una riflessione di tutte noi.
Io mi sono trovata di fronte ad uno strano paradosso. Gli argomenti di cui parlavo erano per lo più totalmente sconosciuti. Il lungo percorso di crescita e di conquista delle donne del nostro paese che ha portato a varare leggi di protezione e di sostegno per il doppio lavoro delle donne, quello nel mercato del lavoro e quello di cura non fanno parte dei programmi scolastici.
A fronte di questo c’era invece attenzione e curiosità a conoscere, discutere, cimentarsi su questi temi. Le ragazze e i ragazzi vivono quotidianamente, attraverso la famiglia, i media, gli amici, le letture le contraddizioni della nostra società e cercano risposte.
Credo che sarebbe importante riuscire ad ottenere che nei programmi scolastici sia organicamente trattato il tema della differenza di genere, se vogliamo che effettivamente e finalmente si possa uscire dalla gabbia soffocante degli stereotipi di genere e si possano liberare e utilizzare energie e talenti. Per questo dico che potrebbe essere una straordinaria battaglia di tutte noi.
*Francesca Bagni Cipriani, Consigliera di parità della Provincia di Roma
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Avellino / In calo l’occupazione femminile
“E’ preoccupante il calo dell’occupazione dei lavoratori/lavoratrici a tempo indeterminato, mentre risulta in crescita l’occupazione tramite lo strumento delle forme contrattuali flessibili, dal contratto a tempo determinato, al part-time, fino ad arrivare ai contratti di lavoro a progetto”. La Consigliera provinciale di parità Domenica Lomazzo osserva che “il lavoro subordinato a tempo indeterminato ha perso il suo ruolo primario” e che all’orizzonte c’è prevalentemente “un mercato del lavoro atipico e flessibile con la conseguente riduzione dei diritti di tutela dei lavoratori” Il dato ancor più preoccupante è che “dalle indagini ISTAT e dall’Osservatorio attivato dall’Ufficio della consigliera di parità emerge che l’occupazione flessibile riguarda soprattutto le donne”.
E’ affidato al libro-guida “Donne dal lavoro subordinato ed autonomo al nuovo mercato del lavoro” il compito di spiegare le singole forme flessibili, i diritti e i doveri dei/le lavoratori/trici impiegate con queste tipologie contrattuali.
Poiché le tutele non possono essere affidate soltanto alle norme, occorre delineare altri strumenti che diano “forza contrattuale ai lavoratori e, soprattutto, alle lavoratrici”.
Quello che occorre è dunque l’introduzione “nel nostro ordinamento di un sistema di tutela più incisivo per evitare discriminazioni tra i lavoratori e tra le lavoratrici, per ricercare un nuovo equilibrio tra flessibilità e sicurezza nei nuovi contratti di lavoro, ed avere come obiettivi la tutela della dignità, della libertà e del benessere di tutti”.
Il libro, distribuito gratuitamente dall’Ufficio della Consigliera di parità e nei Centri per l’impiego della provincia di Avellino, contiene anche informazioni sugli strumenti attivati per promuovere l’occupazione femminile nelle aree del mezzogiorno, informazioni sulla riforma di alcune tipologie contrattuali flessibili e degli ammortizzatori sociali e pensionistici.
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