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Il futuro della piccola down

Il futuro della piccola down

Il peggio di noi - Apparire e non essere, la legge del presente che non ammette eccezioni

Giuliana Dal Pozzo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2008

Fra le tante notizie - sintetizzate molte volte in numeri, quelli del Pil, del costo di un barile di petrolio, dei morti in un attentato, dei presumibili risultati elettorali - si è inserita nei giorni scorsi una informazione che potrebbe sembrare di scarsa importanza e addirittura di carattere privato. Ma, a ben guardare, conteneva una carica esplosiva come una bomba.
Due genitori inglesi, convinti che con il denaro si può fare tutto o accecati dalla disperazione, intendevano sottoporre la figlia di due anni e mezzo a una serie di operazioni chirurgiche al viso per mascherare la sua condizione di down e farla apparire più gradevole, quindi accettabile agli occhi del mondo.
La decisione affondava in un mare di buoni sentimenti e riflessioni. Si trattava di preparare un futuro meno difficile per la bambina che non avrebbe così conosciuto, con un aspetto “normale”, rifiuti ed umiliazioni. Non si operano neonati venuti al mondo con il “labbro leporino” o con qualche antiestetica “voglia”, cercando di rimediare con il bisturi a qualche errore della natura?
Ma purtroppo non è questo il caso della sindrome Down, che impegna tutto l’organismo e i cui caratteri sono ben presenti in ogni parte del corpo, non solo nei tratti del viso.
La vera cura per le vittime di questa patologia è l’accettazione da parte degli altri, da chi li ama prima di tutto, ma anche da chi è accanto a loro nella scuola, nel lavoro, nello svago. Solo questo serve alle persone down per sentirsi serene e sicure e, affettuose come sono, ricambieranno con calore ogni gesto premuroso, ogni parola gentile. Nel desiderio dei due genitori inglesi di offrire una identità “normale” alla figlia, una specie di via di fuga, si può leggere la disperazione di chi cerca una salvezza da qualcosa di fatale, ma non solo, si può leggere quella che pare essere una legge del nostro tempo: apparire è più importante che essere. Lo sanno tutti, uomini politici, venditori, cantanti, ballerine.
Sarà più felice la piccola down inglese se verrà operata e questo sarà propagandato dai media solo come un gesto di amore? Scrive il poeta turco Nazim Hikmet che non si può entrare nel futuro dei figli perché appartiene solo a loro. La madre mettendoli al mondo è come se avesse lanciato delle frecce: non sa dove cadranno.
Anche chi nasce diversamente abile può essere felice se troverà sulla sua strada chi lo ama e lo rispetta, oltre alle strutture adatte ad accoglierlo valorizzando le sue capacità.


(22 aprile 2008)

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