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Il futuro “roseato” dalle ragazze

Il futuro “roseato” dalle ragazze

Le idee - Il mondo salvato da noi ragazze? Che sogno, quasi una ricetta o una profezia autoavverantesi.

Iori Catia Lunedi, 30/01/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

Se ancora non lo avete fatto, correte a leggere Womeneconomics: in piena recessione e con scarso denaro in tasca mai come ora ci sono ricerche, studi e dibattiti in cui le donne vengono citate come soluzioni, mentre gli uomini vengono considerati parte del problema. Una nuova lotta di genere si combatte sull’economia. Una giornalista del New York Times ha scritto che le Lehman Sisters non sarebbero fallite perché sarebbero state più coscienti del rischio e portatrici di virtù quasi taumaturgiche per l’economia: sviluppo etico e a lungo termine, responsabilità sociale, capacità di lavorare in team. Riportare la riflessione etica a stretto contatto con gli studi economici e politici con un ridimensionamento dell’approccio “ingegneristico” all’economia vorrebbe dire ritornare sulla strada che va nella direzione della ricerca del miglior modo di vivere in una comunità allargata all’intero mondo, restituendo valore alle differenze e alle capacità di ognuno, nessuno e nessuna escluso/a.

Il mondo salvato da noi ragazze? Che sogno, quasi una ricetta o una profezia autoavverantesi.

La crisi ha reso più urgente la sfida di valorizzare i talenti: la tempesta perfetta in atto sui mercati finanziari internazionali ed europei è il momento ideale per l’avanzata femminile ai vertici della politica e dell’economia.

L’Università, se solo si muovesse più sul sociale, giocherebbe un ruolo strepitoso, partecipando alla riflessione e all’elaborazione di politiche con le altre istituzioni, le realtà produttive o con le parti sociali in un collegamento stretto e di interscambio di competenze. Un’azione più integrata potrebbe consentire agli interventi di perdere l’approccio spesso “tecnicistico” che limita la comprensione del quadro generale, dell’origine dei fenomeni e l’attenzione all’umanità dei soggetti coinvolti limitando, di conseguenza, l’efficacia e l’efficienza oltre che, spesso, la trasparenza. In secondo luogo l’interazione potrebbe incentivare le attività universitarie ad avvicinarsi alle realtà che, a volte, vengono solo studiate, al fine di riportare l’Etica, la Politica e l’Economia ad agire di nuovo insieme per il bene comune, vale a dire per il benessere e la qualità della vita di tutte le persone nel rispetto dell’ambiente in cui vivono e in cui dovranno vivere le nuove generazioni. Insomma se i nostri giovani latitano, le facoltà universitarie non si collegano al mondo del business e le donne faticano a prendere la parola è perché il meglio della cultura aziendale non ha una corsia preferenziale per le donne competenti e capaci che in questa fase storica, di crisi economica e dei valori, devono essere al centro dell’agenda economica del paese. Tanto per stare coi piedi per terra vi riporto dei consigli che ho sentito dare a un convegno a Milano: stare insieme, non eccedere nella modestia, sviluppare alleanze vere di amicizia e di supporto emotivo con le altre, sviluppare il senso of humour perché quando non si ride mai si invecchia anzitempo, circondarsi solo di persone che ci vogliono bene e che credono in noi tenendo lontani i menagrami depressi. E poi? Comunicare, comunicare, comunicare. Chi più sa, è meno vittima di se stessa e di falsi pregiudizi. Insomma ci vogliamo provare?

Per me la sfida parte oggi.





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