Bruni Barbara Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007
Allarme sacchetti di plastica in Africa
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, i sacchetti di plastica hanno ormai invaso l'Africa e miliardi di buste abbandonate fanno oggi parte del paesaggio di molte regioni del continente.
Rapporto dell’Unfccc
La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite stima che saranno necessari oltre 220 miliardi di dollari all’anno per ridurre le emissioni globali di anidride carbonica entro il 2030.
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Rapporto ambiente Istat
Appare “grigio” lo scenario tratteggiato dall’ultimo Rapporto Ambiente dell’Istat: quattro famiglie italiane su dieci segnalano problemi di inquinamento dell'aria, oltre tre su dieci, invece, denunciano problematiche legate all’inquinamento acustico.
Vetro autopulente che produce energia
Si pulisce da solo, è termicamente isolato e produce elettricità: è il progetto in fase di realizzazione di un gruppo di ricercatori di Taiwan “pensato per proteggere l'ambiente”. Il vetro ha tre strati: un nanometro di biossido di titanio che - al contatto con l'ossigeno e l’acqua - innesca il processo di autopulitura, uno strato di silicone che produce elettricità e uno strato isolante”.
Pecoraro Scanio: aumentiamo le aree protette
“Occorre ripensare, dati alla mano, alla quantità e alla qualità della natura protetta: parchi, ma anche aree contigue, rete ecologica''. Così il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, commenta l'allarme lanciato dagli esperti Onu sul clima in relazione al rischio estinzione del patrimonio vegetale in Italia. ''Le zone protette nel nostro Paese - spiega il Ministro - rappresentano un argine alla distruzione del nostro territorio. La Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici deciderà sull’opportunità di realizzare politiche ad hoc in questa direzione''.
Una foresta nel deserto
In poco più di un anno e mezzo una squadra di scienziati provenienti dell'Universita' della Tuscia e dell'Universita' di Tel Aviv è riuscita a creare una foresta di 5 ettari nel deserto del Negev. Le piante utilizzate - ecotipi di Tamerici provenienti dalla regione del Mar Morto - hanno raggiunto un’altezza media di 5 metri. Per la loro irrigazione è stata utilizzata l’acqua di riciclo della citta' di Eilat, trasportata con una conduttura di oltre 40 km nel deserto.
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