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Il film documentario “Processo per stupro” a Carosino (TA)

Il film documentario “Processo per stupro” a Carosino (TA)

Se la RAI non lo manda in onda ci pensano “Donne in fermento”

Sabato, 21/12/2019 - Processo per stupro è un film che non è facile da digerire: a 40 anni dalla sua messa in onda in RAI ci pensa un piccolo paese di provincia come Carosino a riproporre un film di denuncia attualissimo. Come a dire che grandi passi avanti sulla vittima che diventa imputata nelle nostre aule di Tribunali non ne abbiamo fatti, se non per la volontà di chi crede nella lotta contro ogni discriminazione. Il comitato “Donne in fermento” inserisce nel cartellone unico dell'Amministrazione comunale di Carosino per il “Novembre dei Diritti” il film delle 6 filmaker che hanno fatto conoscere la straordinaria Giudice Tina Lagostena Bassi.
Processo per stupro  è stato un lievito culturale e politico dice Loredana Rotondo, una delle sei autrici registe del film andato in onda il 26 aprile 1979 alle ore 22,00 su Rai 2 (Rony Daopulo, Paola De Martiis, Annabella Miscuglio, Anna Carini, Maria Grazia Belmonti); fu seguito da circa tre “milioni di telespettatori e a seguito di richieste di replica, fu ritrasmesso in prima serata nell'ottobre dello stesso anno e fu seguito da nove milioni di telespettatori.
In una un'intervista del 2007, l'avvocata Tina Lagostena Bassi, che nel processo era difensore di parte civile, sottolineò come la trasmissione in tv del documentario fu sconvolgente per gli spettatori perché si rendeva visibile come gli avvocati che difendevano gli accusati di stupro potevano essere altrettanto violenti nei confronti delle donne: inquisendo sui dettagli della violenza e sulla vita privata della parte lesa, puntavano a screditarne la credibilità e finivano per trasformarla in imputato. Ancora oggi purtroppo avviene questo con difensori senza scrupoli che usano nei loro atti frasi sessiste offensive verso la donna, la parte lesa. L'atteggiamento mentale che emergeva in aula (e che emerge tutt'ora) era che una donna «di buoni costumi» non poteva essere violentata; che se c'era stata una violenza, questa doveva evidentemente essere stata provocata da un atteggiamento sconveniente da parte della donna; che se non c'era una dimostrazione di avvenuta violenza fisica o di ribellione, la vittima doveva essere consenziente. All'inizio del processo la cifra di due milioni di lire venne gettata sul banco in aula dagli avvocati difensori in qualità di risarcimento danni. La vittima chiese 1 lira come risarcimento simbolico, mentre l'avvocata Lagostena Bassi definì l'offerta di due milioni «una mazzetta gettata sul tavolo». Ma quella cifra fu accolta dai giudici che condannarono a poco più di un anno di reclusione gli imputati. Alcuni di loro ridevano dicendo che non erano neanche stati soddisfatti del servizio e da qui le frasi oscene di imputati e avvocati, anche se camuffate in latino, frasi che portano disgusto a chi le ascolta e non possono essere neanche ascoltate, per decenza, dai minori.
Infatti in accordo con l'avvocata Roberta Frascella, consigliera delegata alle politiche giovanili e contenziosi di Carosino il 25 Novembre 2019 abbiamo bloccato più volte il film nelle scene più scabrose, quelle che purtroppo si consumano nelle aule di tribunali, per proteggere il pubblico dei minori. Fra i dettagli che suscitarono scalpore: gli avvocati difensori chiesero alla vittima se e in che modo era stata picchiata, se c'era stata fellatio cum eiaculatione in ore e altri dettagli sulla violenza come il cunnilictus. E tante altre cose riluttanti e al limite della pornografia conto una diciottenne, la giovanissima Fiorella.
Un grande aiuto ci è stato dato dalla psicologa Lucia Palombella che poneva sottotraccia quesiti rispetto alle immagini viste e sviscerava possibili risposte. Era necessario avere questa figura di raccordo durante la serata per la importanza del tema. Nessuna informazione contro la violenza sulle donne deve essere lasciata ala caso. Sono state commentate poi le parole in arringa della giudice Bassi:
“Noi vogliamo che in questa aula ci sia resa giustizia. Perché la difesa è sacra, ed inviolabile, è vero. Ma nessuno di noi avvocati si sognerebbe d'impostare una difesa per rapina come s'imposta un processo per violenza carnale. Nessuno degli avvocati si sognerebbe, nel caso di quattro rapinatori che con la violenza entrano in una gioielleria e portano via le gioie, di dire ai rapinatori «Vabbè, dite che però il gioielliere ha un passato poco chiaro, dite che il gioielliere in fondo ha ricettato, ha commesso reati di ricettazione, dite che il gioielliere è un usuraio, che specula, che guadagna, che evade le tasse!» Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare venire qui a dire «non è una prostituta».
Nei processi per stupro la vittima quindi viene offesa e denigrata, si trasforma in imputata, perché una donna onesta non può subire violenza sessuale. Era la morale comune in Italia, nel 1978, che continua ad essere ben viva anche oggi, non vi meravigliate. Leggete alcuni atti di avvocati che difendono i maltrattanti e capirete.
Elena Manigrasso

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