IL FEMMINISMO DI VIRGINIA WOOLF: PER "UNA CONOSCENZA INTIMA E CORPOSA DELLA VITA"
Torno ora da Girton, dove sono andata a parlare - sotto una pioggia torrenziale. Giovani affamate ma coraggiose: questa è la mia impressione. Intelligenti, avide, povere, destinate a divenire nugoli di maestre.
Sabato, 29/03/2014 - Scrittrice novecentesca inesausta e introspettiva, Virginia Woolf (1882-1941) si è prodigata in modo molto generoso per un'emancipazione, quella femminile, che a lei stessa sembrò tuttavia preclusa e ingodibile per quanto doverosa.
Allo scadere degli anni Trenta partecipò ad un dibattito di cui noi - donne di oggi - siamo figlie e nipoti. Nella sua nota di diario del 27 ottobre 1928 troviamo scritto:
"Torno ora da Girton, dove sono andata a parlare - sotto una pioggia torrenziale. Giovani affamate ma coraggiose: questa è la mia impressione. Intelligenti, avide, povere, destinate a divenire nugoli di maestre. Ho detto loro di bere pacatamente e di procurarsi una stanza indipendente. Una stanza tutta per sé. [...] A volte mi illudo che il mondo stia cambiando. Mi pare che la ragione si faccia strada. Ma avrei voluto avere una conoscenza più intima e corposa della vita. Avrei voluto avere a che fare con i problemi reali, qualche volta. Una conversazione come quella di stasera mi dà un senso di vitalità, di stimolo; le mie angolosità, le mie zone oscure si smussano e si illuminano. Penso come contiamo poco, come tutti contino poco; com'è travolgente e furiosa, e imperiosa la vita, e come tutte queste moltitudini annaspano per restare a galla".
Parole pesanti come queste, pesanti come incudini, per fortuna oggi si leggono meno, tra i fogli diaristici delle donne del terzo millennio. Virginia Woolf era una di quelle donne - come lei diceva - "sepolte in casa", costrette alle faccende e ad una vita di serie B, da mariti (vuoi o non vuoi) ingombranti e coercitivi.
Le intellettuali degli anni Venti e Trenta come Virginia Woolf dovevano, se volevano, mostrarsi e prendere una posizione nel dibattito internazionale femminista con passi falsi e ambivalenze, quasi giocando ad un raffinato nascondino fatto di balbuzie e non-detti. E così, anche oggi, noi "staniamo" le sue parole più vere fra illuminazioni e ripensamenti, fra colpi d'orgoglio e vigorose autoumiliazioni.
Tra le perle sapienziali più preziose della Woolf, c'è sicuramente l'idea di "affermare la differenza" delle donne rispetto agli uomini.
Quando la Woolf incoraggiava le donne a maturare i "pensieri della differenza", ella intendeva dire che le donne non devono rischiare che la parità fra i generi imponga alle donne stesse "i valori etico-politici degli uomini". Nel loro farsi carico dei problemi "reali" (con cui forse la Woolf additava le questioni etico-politiche, appunto), le donne avrebbero dovuto essere se stesse: "intime e corpose", nell'esperienza del vivere. Questa esperienza "travolgente e furiosa" - dice la Woolf - non deve perdere la ricchezza della "moltitudine", ma anzi deve " affermare la differenza" coltivando l'immaginario femminile affinché non soccomba sotto la prevaricazione del sessismo e degli stereotipi.
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