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Il fascino discreto del sacro

Il fascino discreto del sacro

Viaggi - Fra turismo religioso e turismo di massa, è in crescita il numero di coloro che decidono di affrontare un viaggio spirituale o un pellegrinaggio

Angelucci Nadia Giovedi, 29/07/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2010

Devoti o superstiziosi, penitenti o desiderosi di dedicarsi al prossimo, alla ricerca di se stessi, di un contatto più autentico con la spiritualità, con l’energia che si sprigiona dai luoghi sacri. Il turismo religioso è un settore in espansione con un mercato che muove più di 300 milioni di persone l'anno e con un giro di affari di oltre 18 miliardi di dollari, di cui 4,5 generati solo dall'Italia. Tutte le grandi religioni storiche prevedono forme di pellegrinaggio che siano rituali, penitenziali o devozionali. Anche se gli operatori economici del settore tendono sempre più ad identificare il turismo religioso come una specie di sottocategoria del turismo di massa, con relativi tour organizzati nei santuari simili quasi in tutto a gite turistiche con accompagnatore, è in crescita anche il numero di coloro che decidono di affrontare un ‘viaggio spirituale’, un pellegrinaggio, spinti dal desiderio di sperimentarsi in una condizione diversa da quella abituale per scoprire i propri limiti e le proprie risorse, o da una motivazione spirituale o religiosa, o dal fascino per il cammino, per l’idea di questo modo antico di spostarsi, a piedi.

Ecco le parole di una donna che ha percorso a piedi, in solitaria, 500 degli 800 Km che dalla Francia, percorrendo tutto il nord della Spagna sulle orme degli antichi pellegrini medievali, attraverso la Navarra, la Rioja, Castilla-Leon e la Galizia, porta a Santiago di Compostela dove nella grande Cattedrale barocca riposano, secondo la tradizione, le reliquie dell’Apostolo Giacomo.

“Le motivazioni che mi hanno spinta a intraprendere questo pellegrinaggio sono varie. Sicuramente c’era in me l’esigenza di staccare dalla vita quotidiana, di prendermi una pausa ma ero consapevole di non voler fare una vacanza di riposo. Quando ho scoperto la possibilità di fare il Cammino per Santiago di Compostela ho capito subito che era la cosa giusta. Uno stacco completo dalla routine ma con uno scopo, una meta da raggiungere. E poi avevo anche voglia di continuare una ricerca spirituale; c’era insomma una motivazione legata al mio percorso cristiano. Sono volutamente partita senza aspettative; mi ero detta che l’unica regola era andare avanti passo dopo passo. Proprio come si usa dire tra i pellegrini quando ci si incontra ‘Ultreia’ (dal latino ultra=più ed eia=avanti). La risposta che ho avuto a questa filosofia di abbandono al cammino è stata magica e di assoluta verità.”



(2 agosto 2010)

 

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