Venerdi, 01/11/2013 - La Direttora dell’Accademia d’Egitto a Roma ha presentato il 23 ottobre l’interessantissima conferenza sulla carta del Matto dei Tarocchi tenuta dalla Prof.ssa e Direttora dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Tiziana D’Acchille. Una storia, quella del Matto, che parte da lontano, ma attualissima, considerando il significato simbolico del “fool”, nella sua accezione più vicina al potere malefico, quel potere che nega ogni senso morale dell’esistenza. E in questi anni nello spaccato politico nazionale ci potrebbe essere anche l’imbarazzo della scelta!
Gli attuali Tarocchi venivano anticamente utilizzati come un comune gioco di carte, fino alla fine del 500 dove appaiono i Trionfi, o Arcani Maggiori, come il frutto dell’ambiente cristiano neoplatonico, alchemico e pitagorico molto di moda, esperienze silenziose che hanno origine nei modelli più profondi dell’inconscio collettivo. Arcano, o immagine nella quale confluiscono elementi umani, magici e astrologici ispirati alla cabala. La carta n. 0 o XXII degli Arcani Maggiori, la rappresentazione del folle, con un animale che lo morde, quasi come simbolo di espiazione -personaggio dal quale deriva il Jolly del mazzo di carte francesi-, nei quadri di Bosch si ritrova come degenerazione dei costumi dell’epoca, rappresentazione della follia dell’umanità ormai nel vizio, corruzione e perdizione.
Nel XIX e XX secolo la lettura esoterica dei Tarocchi è sostituita con una serie di personaggi di provenienza tardo medioevale rappresentanti vizi e virtù.
Antoine Court de Gébelin vedeva nelle personificazioni dei Trionfi, o Tarocchi, la sopravvivenza di antichi dei del pantheon egizio. Il “mondo primitivo” di cui parla de Gébelin è l’epoca primordiale dell’umanità, in cui la civiltà umana era unica e indivisa. Un’ottica che si situa tra il “buon selvaggio” di Jean Jacques Rousseau e lo studio che compiono oggi molti antropologi, linguisti e psicologi del profondo.
Nella cultura occidentale, la carta del Matto ha origine dallo stupidus romano rappresentato da una figura outsider. Da tale figura deriva la versione resa dalla Bibbia attraverso l’insipiens, colui che nega l’esistenza di Dio. Il fool è spesso rappresentato come un monaco calvo, vestito di blu, con una tonaca aperta sul davanti, che mostra i genitali, oppure armato di clava, una sorta di alterego, con una coppa in mano nell’atto di mordere qualcosa di sferico, oppure rappresentato come nel Salmo 52 della Bibbia con la testa coperta da un berretto a sonagli.
Una conferenza molto interessante, proprio come l’attività del Museo Egizio e della stessa D’Acchille, già docente di Storia dell’Arte, scrittrice e critica d’Arte.
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