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Il farmacista e l'obiezione di coscienza

Il farmacista e l'obiezione di coscienza

Se hai un privilegio, devi bilanciarlo con un dovere; se nella tua zona non hai concorrenti, sei tu, che devi garantire il servizio a tutti

Mercoledi, 13/06/2012 - Il farmacista e l’obiezione di coscienza.

Contro le donne laiche si è aperto un altro fronte: l’obiezione di coscienza delle farmacie.

Sorprende, la disinvoltura con cui alcuni farmacisti dichiarano: sono un obiettore di coscienza, sono cattolico e rifiuto di vendere anticoncezionali.

E’ un modo di ragionare che mette al centro dell’universo “se stessi”, non considera “gli altri” che subiscano le conseguenze negative, del loro narcisismo.

Considerare solo se stessi, è il modo di parlare anche della chiesa, sembra che i loro diritti hanno la tracotanza di travolgere i diritti degli altri, che non sono minimamente considerati.

E’ infantile pensare che si possa tutto “ e gli altri”? Devono subire!

I numeri sono questi: cinquemila abitanti per ogni farmacia, quando la riforma Monti sarà a regime, ci sarà una farmacia ogni tremila abitanti.

Il farmacista che allargasse la sua ottica “appena fuori se stesso” dovrebbe riuscire a vedere anche i diritti dei tremila individui che dipendono dal suo esercizio commerciale.

Non può ritenersi tanto potente da decidere di privare di un diritto, gli abitanti del suo territorio.

Il farmacista non può pensare che gli abitanti del suo territorio; siano rassegnati a subire la sua visione del mondo.

La corte Europea dei diritti umani, “il sette giugno 1999” ha stabilito sui farmacisti le seguenti norme:

La libertà religiosa del farmacista, non gli garantisce il diritto di comportarsi pubblicamente secondo le sue credenze.

Quando ha deciso di fare il farmacista doveva sapere che la sua coscienza individuale, non può pretendere di essere quella cui tutti gli altri devono sottostare o conformarsi.

La farmacia opera in regime “di esclusiva di zona”che è un vantaggio commerciale unico, in pratica, nella sua zona di competenza, la legge gli garantisce che non avrà concorrenti.

L’esclusiva di zona non può essere compatibile con l’obiezione di coscienza.

Se hai un privilegio, devi bilanciarlo con un dovere; se nella tua zona non hai concorrenti, sei tu, che devi garantire il servizio a tutti.

Sarebbe diversa la situazione se a trenta metri da una farmacia potesse insediarsi un concorrente, in questo caso se uno dei due farmacisti fosse un obiettore di coscienza, non potrebbe limitare la libertà del cliente che avrebbe la possibilità di scegliere.

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