Mercoledi, 26/12/2012 - D’ammirare quest’autrice, di lingua madre francese, che affronta una storia scritta in italiano.
Lo specchio è un racconto lungo: dopo la morte della madre, tra vecchie cose abbandonate, una figlia trova un quaderno; è il diario della madre adolescente che confessa a se stessa i dubbi, le paure e i pensieri, che tace in famiglia e con gli amici. E in questa ragazza vera, la figlia scopre non solo la componente inedita materna, ma anche la sua stessa verità.
L’impianto è strutturato con intelligenza e i diversi linguaggi delle due generazioni sono ben curati, ma il bello del libro sta in quello che lascia intuire e nel messaggio che consegna a che legge. Chiuso il libro, ogni donna ripassa le caratteristiche generazionali di chi l’ha preceduta dall’interno, a partire dai sentimenti e dai pensieri, detti e non, di fronte ai comportamenti, imposti dalla società e dal proprio tempo. E si stabilisce una intima continuità tra il passato e il presente delle donne, che fa sperare nel futuro, quasi che la capacità femminile d’integrare il dovere con il desiderio di liberazione dal costituito, non solo abbia avuto inizio con la comparsa della donna sulla terra, ma alimenti anche il progetto di futuro dell’umanità.
Non a caso l’autrice aveva curato la pubblicazione de La maison des souffrances, scritto da sua madre Geneviève de Hody, durante la prigionia nella seconda guerra mondiale.
Lo specchio ha il valore di un’essenza e chi conosce l’intera attività artistica dell’autrice nel mondo poetico, fotografico e in quello del collage, può valutare meglio la conquistata semplicità dello scatto, rappresentato da questa storia, più che complessa. Come ogni esistenza.
Marilena Menicucci
Edith Dzieduszycka, Lo specchio, Felici Editore, Pisa 2012, euro 12
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