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Il deserto dei sentimenti

Il deserto dei sentimenti

Dacia Maraini - 'Passi affrettati', un libro e uno spettacolo teatrale l’ultimo lavoro di Dacia Maraini incentrato sulla violenza alle donne

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

“Una testimonianza, una denuncia,
ma anche un atto di simpatia e di attenzione,
verso tutte quelle donne
che sono ancora prigioniere
di un matrimonio non voluto,
di una famiglia violenta,
di uno sfruttatore,
di una tradizione e
di una discriminazione storica
difficile da superare.”

Un libro, ma anche uno spettacolo teatrale. Questo lavoro di Dacia Maraini racconta le discriminazioni e le violenze subite da sette donne, Lhakpa, Aisha, Civita, Juliette, Amina, Teresa e Viollca. “’Passi affrettati’ (pgg 62, € 9,50, Ianieri Editore) non parla soltanto di una violenza insensata ma racconta un universo più complesso, un deserto nelle relazioni, una rappresentazione del corpo e del desiderio maschile schiacciati nella categoria dei bassi istinti da imporre con la violenza o con il denaro” scrive nella prefazione Maria Rosaria La Morgia.
Queste donne, vittime di padri, mariti, figli, ci ricordano gli articoli dei giornali in cui le storie di violenza contro le donne si susseguono continuando ad indignarci.
Sono fatti che indifferentemente attraversano il ‘civile’ occidente e il ‘mistico’ oriente: Lhakpa, quattordicenne tibetana, viene picchiata e stuprata da soldati cinesi; Aisha, ragazzina giordana incinta, viene cosparsa di benzina e bruciata dal padre; Amina, ventitreenne nigeriana, è condannata per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio; Viollca, portata in Italia ancora bambina, viene venduta vergine a un uomo per cinquanta euro.
La violenza sulle donne appartiene purtroppo alla vita di tutti i giorni, dice ancora Maria Rosaria La Morgia: “C’è un nodo da sciogliere e riguarda l’urgenza di riconoscere e rispettare la libertà delle donne, un diritto sul quale non si possono concedere sconti. E c’è una realtà che non possiamo nasconderci: ha radici profonde nella cultura e nelle forme di organizzazione della società fino a permeare l’immaginario, per questo la violenza contro le donne non può essere ‘ridotta’ alla devianza di maniaci o squilibrati contro i quali alimentare risposte emergenziali, riguarda tutte le latitudini del nostro paese, la provincia come le grandi città, tutte le classi sociali e i livelli di istruzione. Interroga direttamente la nostra ‘normalità’ e il nostro presente. […] La violenza estrema dell’uccisione rischia di farci dimenticare le tante facce di quell’universo che ha a che fare con lo stupro, con il consumo del corpo femminile, con la sessualità ridotta a sfogo separato dalle relazioni, con l’imposizione
del corpo maschile e con le categorie misere della potenza, della prestazione e della virilità incapaci di riconoscere la soggettività femminile”.


(25 marzo 2008)

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