"Io sono una mamma felicissima. Serenella mi riempie di un amore che nessuno saprebbe darmi mai. Con lei sto bene, mi diverto, facciamo un sacco di cose. Anzi, da quando è diventata grande, e ha i suoi interessi, come il ballo, io stessa faccio molta più vita aggregativa". Così Anna Catalano, 58 anni, napoletana trapiantata a Torino, mamma di Serenella, 25 anni giovedì prossimo, con Sindrome di Down, di cui oggi, 21 marzo, ricorre la decima edizione della Giornata Mondiale, con spot 'E tu come mi vedi?'.
Quello che vuole lanciare Anna è un messaggio importante: i nostri figli non hanno un cromosoma in meno, come sostiene Nicole Orlando, 'regina' di 'Ballando con le stelle', ma in più, la felicità. Un sentimento lontano mille miglia dalle paure, che ci sono, per carità, ma possono e debbono essere superate. E di cui la peggiore è senza dubbio l'ignoranza, unita alla superficialità.
Quando Anna partorì i medici le dissero che "Serenella sarebbe stata come la pianta che c'era nella stanza. Una entità che non avrebbe potuto darmi nulla. E invece la mia è un'esistenza piena e ricca". Fu una batosta, perché un figlio lo immagini sempre perfetto. Ma la cosa peggiore "furono quelle parole".
Anna tuttavia non ci ha creduto e, come si usa dire, si è fatta su le maniche, battagliando non poco. A cominciare dalla scuola elementare, "dove le insegnanti non capivano cosa fosse la sindrome e non riuscivano a rapportarsi con Serenella. Non riuscivano neppure a individuare gli ambiti in cui, come la lettura o scrittura, lei non era affatto a un livello inferiore dei compagni. C'era il sostegno - racconta - ma mi perdoni se affermo che di sostegno avevano necessità quanti lo dovevano garantire". Altro che integrazione. Sono stati anni duri, di umiliazioni, "in cui io stessa ho dovuto entrare nella classe di mia figlia per spiegare che lei non aveva bisogno di pietà, ma di aiuto. I bambini hanno capito e l'hanno subito accolta, i ragazzi hanno sempre una marcia in più".
Oggi per fortuna c'è maggiore sensibilità, e soprattutto si guarda con meno morbosità ai disabili, che un tempo sembrava avessero malattie contagiose. E questo feriva. Feriva allora come oggi, "quando senti certe affermazioni da gente che dovrebbe essere preparata, anche scientificamente e umanamente non lo è". Ma passi in avanti sono stati fatti. Oggi Serenella lavora in una scuola d'infanzia, dopo due anni di un progetto con Geox. Si muove coi mezzi autonomamente, frequenta una scuola di ballo in cui si scatena tra Zumba e latino americani. Fa corsi di cucina. "E' autonoma", per sintetizzare. "E io - rimarca Anna - ho fatto in modo che lo fosse. Perché il vero timore è per il dopo, per quando non ci sarò più. Spero riesca da sola, per questo motivo le permetto di misurarsi continuamente con le sue passioni, che diventano competenze e abilità".
Anna fa parte del CoorDown, e si confronta con altri genitori. Succede che ci siano giovanissime mamma spaventate, o altre incinta indecise se abortire. A loro Anna dice solo questo: "I motivi per cui sarete felici, saranno superiori a quelli per cui essere infelici. Certo, non potrete fissare incredibili traguardi. Ma a chi è consentito farlo?".
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