Post legge 1540 - Donne dentro i movimenti e sul territorio
La violenza contro le donne nella narrazione dei media è ritornata nello spazio che le è stato da sempre assegnato, ovvero tra le pagine di cronaca nera. Eppure questo è un momento che andrebbe raccontato e narrato perchè proprio a seguito dell'approvazione "d'urgenza" del decreto 93 - noto come Decreto sul femminicidio, in realtà si tratta più propriamente di un pacchetto sicurezza - trasformato in legge (1540) lo scorso 11 ottobre, si è creato un enorme fermento dentro i movimenti femministi e tra le operatrici e gli operatori impegnati nel contrasto alla violenza contro le donne, e le opinioni in merito al provvedimento e a quello che ne seguirà sono varie e diverse. La convizione che ha animato i sostenitori della legge, all'interno dei due maggiori partiti, era che occorresse intervenire d'urgenza per arrestare le morti e le violenze subite dalle donne, quasi sempre da parte di partner, ex, padri, mariti, figli, fratelli, ecc...
Queste morti, 124 nel 2012, 100 al momento nell'anno in corso, ad un mese e un giorno dall'approvazione della legge, non accennano a diminuire e continuano a riempire gli spazi di cronaca nera sui giornali. Italiani o stranieri le vittime e gli aguzzini, i femmicidi avvengono da Nord al Sud e non si arrestano. Insomma, tutto come prima quell'11 ottobre, che era stato salutato dal Governo di larghe intese come il raggiungimento di un traguardo importante nella lotta alla violenza maschile contro le donne. E invece nulla è cambiato, e quello che maggiormente inquieta è che i politici, sopratutto quelli favorevoli alla legge, non parlano già più del fenomeno e di come intendono intervenire sulla cultura e sugli stereotipi di genere, argomenti centrali della Convenzione di Istanbul, luminoso faro al quale ispirarsi per riequilibrare quel potere sbilanciato tutto a favore degli uomini all'interno della nostra società e causa profonda della violenza contro le donne. "Fatta la legge, trovato l'inganno", verrebbe da dire, e la mistificazione della legge in questo caso è dentro la norma stessa che affronta il tema come un problema di ordine pubblico e sicurezza, dimenticando la violenza e il sessismo degli spot, degli insulti sui social media e nella vita reale, ma anche le disparità salariali, la mancanza di donne nei ruoli decisionali e tutti quegli aspetti che, messi in relazione, il World Economic Forum elabora nel Global Gender Gap Index, un indicatore che ci dice come sono messi i paesi del mondo in fatto di equità di genere. L'Italia è al 71° posto, lontana dai paesi limitrofi dell'UE, e c'è ancora tanta strada da fare in tutti i campi per arrivare ad una situazione dignitosa.
Insomma, non c'è da stare sereni, ed è evidente che sarebbe un clamoroso errore pensare che questa legge potrà segnare, per il semplice fatto di essere stata approvata, una svolta concreta. Ad ogni modo, dato che si parla di un legge in vigore, da adesso e nei prossimi mesi, occorrerà monitorare, senza sconti, il miglioramento della risposta delle Istituzioni a fronte delle denunce delle donne maltrattate e l'efficacia delle aggravanti introdotte. E, per quanto riguarda i media, a servizio dei lettori e dei cittadini, è da augurasi che lavorino per tenere alta l'attenzione sul dibattito e sui contributi che provengono dai movimenti femministi e dalle organizzazioni che lavorano sul territorio. Noidonne si impegna in questo compito e proporrà settimanalmente un report sui nuovi casi e sugli avanzamenti, nonchè l'intervista ad una donna impegnata, nell'ambito della sua professione, nel contrasto alla violenza contro le donne.
Nel mondo del femminismo romano, e direi nazionale, donne come Oria Gargano, Presidente della Cooperativa Sociale BE FREE contro la tratta, le discriminazioni e la violenza contro le donne, non ha bisogno di molte presentazaioni. Un lavoro sul campo quotidiano con progetti come lo sportello all'interno del Pronto Soccorso dell'Ospedale San Camillo di Roma, il Servizio antiviolenza SOS DONNA H 24 di Roma Capitale, l'assistenza per le vittime di tratta all'interno del CIE di Ponte Galeria. Oria, insieme alle rappresentanti di altri centri anti-violenza e di associazioni che lavorano sul territorio, si scontra quotidianamente con la miopia che spesso colpisce le istituzioni quando decidono di legiferare-regolare-intervenire nel contrasto alla violenza contro le donne. Tentativi maldestri, spesso frutto della logica frequentemente in uso in Italia in molti settori del "calare dall'alto" politiche e strumenti, conditi dall'inadeguatezza delle risorse. Noidonne le ha chiesto un'opinione su come andare avanti, adesso che il decreto è legge, provando almeno a spendere bene quelle poche risorse stanziate per i centri e per il Piano di educazione e prevenzione.
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