Libertà e dignità - "Le discriminazioni, la subalternità, l'omologazione al soggetto unico e universale "naturalmente" maschile sono di danno alla società intera, uomini compresi". Codrignani commenta Rodotà.
Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
Care amiche, ogni tanto, fortunatamente, incontriamo un giurista che si fa carico anche dei nostri diritti. Ci voleva Stefano Rodotà su Repubblica del 22 febbraio per ricordare - criticando la mancanza di rispetto per la dignità umana che informa le posizioni del governo nel legiferare sul testamento biologico - che il corpo di tutti sta per essere espropriato da un'ideologia riduttiva dei principi che la Costituzione ritiene inalienabili, come già è stato espropriato quello delle donne. Citando correttamente Barbara Duden (Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull'abuso del concetto di vita) Rodotà riprende il precedente della procreazione assistita che ha negato la libertà femminile. A questo proposito io pongo il problema di fondo della questione "femminile": non si tratta di nostre questioni corporative, esclusive di una parzialità separata dalla storia, bensì della pari e insieme diversa dignità dei due generi dell'umanità. I diritti, i riconoscimenti, le tutele, i benefici, le rappresentanze sono, nella debita differenza, reciproci: come donne sappiamo e diciamo che le discriminazioni, la subalternità, l'omologazione al soggetto unico e universale "naturalmente" maschile sono di danno alla società intera, uomini compresi. Anche perché prima o poi la reciprocità si rovescia e il corpo abusato della donna diventa il corpo espropriato di tutti. Come volevasi dimostrare.
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