Il gruppo Maipiùclandestine da appuntamento oggi alle 15 in Piazza del Popolo a Roma per chiedere il rispetto della legge 194 che prevede la possibilità di abortire per le donne italiane. Una legge classe 1978, figlia di lunghissime battaglie. Già nel 1955 Noidonne sosteneva che lo Stato dovesse intervenire perché le donne potessero abortire senza dover ricorrere a barbare pratiche. Il giornale denunciava con una dovizia di particolari raccapriccianti le tante storie di giovani costrette a utilizzare inutili e dannosi rimedi casalinghi nella speranza di abortire. Pozioni a base di acqua e sapone, erbe ingerite, o peggio introdotte all’interno del corpo al fine di bloccare la gravidanza. Puntualmente la ragazza in questione finiva in ospedale, e spesso moriva a causa delle infezioni interne provocate dalle pratiche.
E’ forse a questo che si vuole tornare? Alla clandestinità con tutto quello che comporta, nel totale disprezzo del principio di autodeterminazione? La legge 194/78 da alcuni anni è infatti in pericolo e la sua applicazione è sempre più difficile. Lo sostengono i medici della LAIGA, che denunciano le difficoltà professionali dei pochi medici obiettori. Lo ribadiscono le donne le cui storie sono state raccontate nelle tante inchieste che sono uscite in questi mesi. Basta dare un’occhiata ai numeri. In Italia sette medici su dieci sono obiettori. E in alcune regioni i dati sono ancora peggiori.
Secondo il Ministero della Salute nel Lazio obietta l’80% dei medici. Nel 1987 erano 53 le strutture che effettuavano aborto, oggi si sono ridotte a 25. Proprio per questo maipiùclandestine hanno lanciato un appello al Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, con la richiesta che tutti i presidi ospedalieri pubblici e convenzionati garantiscano l’accesso all’Interruzione volontaria di gravidanza e dispongano di un numero adeguato di ginecologi, anestesisti e personale non medico non obiettori. Le firme raccolte sono già oltre 1.000, e si spera che il numero salga incontrando l’apertura del Governatore al fine di migliorare la situazione attuale.
Le donne che vogliono abortire, italiane e migranti, si trovano davanti una strada tutta in salita, una vera via crucis come la definiscono le donne che hanno lanciato la campagna “Mai più clandestine” e che oggi saranno in piazza. “Saremo a Roma, in piazza per mettere in scena questa via crucis, per gridare allo scandalo di un Paese che vuole spingere le donne verso la clandestinità, saremo in piazza a denunciare i responsabili di questa situazione, saremo in piazza per dire alle donne che il diritto all’aborto è diritto alla salute, e ci riguarda tutte.”
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