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Il Corpo della Politica

Il Corpo della Politica

Tabù - “Rise perché credeva che non riuscivano a colpirlo, non immaginava che si esercitavano a mancare la mira” Brecht

Emanuela Irace Lunedi, 08/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010

Imparare a camminare è un’esperienza che si dimentica. Talmente spaventevole da perderne il ricordo. Svettare sulla minuscola superficie dei piedi - lottando contro forze di gravità che ci vorrebbe carponi, cadendo a ogni tentativo di equilibrio - è un’abilità talmente complessa che solo l’innocenza di un bambino ha la forza di affrontare. Infanzia è correre senza pensare che si sta correndo. Quanta paura se si imparasse da adulti. Quante resistenze opporrebbe un pensiero incapace di affrontare con leggerezza immancabili ruzzoloni. Dipendere da sostegni o braccia altrui può essere prigione o libertà. Crescendo ci irrigidiamo. Fissando in uno schema personalissimo muscoli e pensieri. Ciascuno con la propria camminata, in una contrazione continua e familiare. Ma dentro lo scheletro che ci sorregge, tra articolazioni, tendini e fasce muscolari, si possono scoprire competenze e duttilità inaspettate. E’l’intelligenza muscolare cara agli atleti. Adeguata al movimento, all’allenamento e agli obiettivi. Un patrimonio di memoria comune a tutti. Gioiello biologico dell’ingegneria più avanzata. Tendini estendibili come un elastico. Resistenti come un metallo prezioso. Al vertice, del sistema-corpo, una centralina elettrica che da ordini ad ogni singola parte. Come un Re in ogni angolo del regno. Un funzionamento apparentemente gerarchico, ma l’assetto che ci rende bipedi, lascia molta autonomia alle singole contrade, come in uno spezzettamento in sotto-sistemi capaci di auto-regolarsi. Da una parte ci si blocca, mentre altrove si continua a funzionare, generosamente, e aumentando il carico di lavoro per produrre di più. Il tutto con una interdipendenza prestigiosa che farebbe gola al più efficiente dei sistemi politici. Divisione dei poteri, “Checks and Balances”, senso di comunità. Nel bene e nel male. “Pesi e contrappesi”, come nella più avanzata tradizione anglosassone. Centri di potere diffuso e messaggi trasversali, come nella politica di casa nostra. Fantasiosi sistemi di sopravvivenza adattati per resistere. Schiene sbilanciate per tener su le anche. Bacino fuori assetto per permettere al ginocchio di articolarsi. In ogni sistema complesso il comportamento di una parte provoca modifiche su tutto l’organismo. Il dolore viene sempre da lontano, e quasi mai ha origine nel punto che ci fa male. Ce ne accorgiamo nella politica, o dopo un periodo di immobilità, quando camminare è faticoso, tirarsi in piedi un’avventura. E senza innocenza, riviviamo da adulti lo stesso sperdimento dell’infanzia.

 

(8 febbraio 2010)

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