Teatro over size - Il laboratorio residenziale di Roberta Torre a Rubiera (RE) è riservato ad attrici che indossano dalla taglia 50 in poi
Mirella Mascellino Venerdi, 30/01/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015
Roberta Torre torna in campo con un nuovo workshop, proponendo un Elogio della leggerezza, molto singolare. Il progetto comprende cinque giorni di laboratorio-residenza al termine del quale ci saranno due serate di messa in scena aperta al pubblico. Rivolto a venti donne, non necessariamente attrici professioniste, con taglia rigorosamente dalla 50 in poi, vedrà uscire sette protagoniste, che daranno vita a un tour, in giro per i teatri italiani tra il 2015 e il 2016. Alle prescelte si chiede di essere disponibili a mettersi in gioco in un laboratorio-spettacolo dove il corpo fisico diventi corpo sociale comunicativo e ispiratore di poesia. Rompendo degli stereotipi, dal corpo voluminoso volerà la bellezza delle forme, oltre la pesantezza. Lo spettacolo avrà la regia e la drammaturgia di Roberta Torre e la coreografia di Silvia Gribaudi e sarà realizzato con il sostegno de La Corte Ospitale (Rubiera, Reggio Emilia - www.corteospitale.org), Zebra Cultural Zoo e Teatro della Torre, in collaborazione con 369 gradi, con le musiche originali di Gianni Resta. Alla Torre qualche domanda.
Cos'è l'elogio della leggerezza?
È un inno alla libertà. È la storia di dee felici che attraversano il mondo in punta di piedi. Sono ghiotte, voraci, gioiose, rumorose e soprattutto hanno il potere di volare. Attraverso i quattro elementi, acqua, fuoco, aria e terra, le divinità si occuperanno di rimettere le cose a posto nel mondo degli umani.
Perché pensare a un corpo di donna over size, in una società che spiattella corpi come modello vincente e immagine da imitare?
Il nostro, quello mio e della coreografa Silvia Gribaudi, non è un progetto sociale, ma artistico. A noi interessa lavorare su dei corpi che abbiano dei volumi, che siano rotondi. È strano però che ogni volta che uno lavora coi temi che hanno a che fare con il corpo e con le donne salti sempre fuori l'aspetto sociale. Alla fine è come se chiedessero a Botero perché dipingesse delle donne grasse. L'arte, secondo me, va al di là del sociale. La bellezza è dappertutto. Può essere bella una persona molto alta o una persona molto grassa. Io trovo che la bellezza stia ovunque, non è una scelta che dipende dal peso o dalla forma.
La società di oggi ha perso la consapevolezza del “corpo” come elemento della persona fatta di corpo e spirito-anima, corpo singolare o specificità che varia di persona in persona, facendosi trascinare da modelli imposti dai media. Tu cosa ne pensi?
Alla fine, io penso che bisogna lavorare su un concetto di diversità. Non c'è una sola forma di bellezza omologata. Chi conosce la storia dell'arte questo lo sa bene. I modelli di bellezza sono cambiati nei secoli. Si è passati da un momento in cui le donne con la pancia andavano benissimo, a un altro in cui non andavano più bene e così via. Un artista guarda alla forma di armonia o disarmonia, ma secondo il suo punto di vista. Io per esempio metto in scena quelle che sono delle forme che mi ispirano delle visioni e in questo caso abbiamo voluto lavorare su queste donne.
La “leggerezza” è un valore o uno stato che appartiene a chi sa volare, vivere e accettarsi. La leggerezza che tratterai col tuo workshop ha a che fare con la libertà di essere se stesse e di saper vivere e accettarsi?
La leggerezza come visione del mondo, io direi, specialmente in questo momento storico, come categoria dello spirito, per quel che mi riguarda. Correlare al proprio corpo anche la possibilità di andare oltre a quelli che sono dei limiti fisici, lavorare in una dimensione altra.
Perché queste donne, dalla Bellezza oltre la pesantezza, metteranno le cose a posto nel mondo degli umani? Una sorta di fede nella “la bellezza che salverà il mondo”?
No, è proprio la drammaturgia dello spettacolo. Nasce dall'idea di lavorare con dei modelli del mondo classico, delle dee legate agli elementi di aria, acqua, terra, fuoco. Queste dee interrogano il mondo e si chiedono come fare a sistemarlo. Partiranno dall’osservazione di un episodio di cronaca attuale attorno al quale costruire recitare e agire le proprie drammaturgie gestuali e vocali.
In certi lavori o contesti di società, la persona over size viene penalizzata, derisa, emarginata. Ci sono donne che vivono infelici perché la società non le accetta. Cosa vuoi dire loro?
Il problema è sempre quello della consapevolezza. Una donna deve essere consapevole del suo ruolo di essere al mondo. Il suo corpo è strumento sensoriale con cui conoscere la realtà. La consapevolezza è assolutamente necessaria per accettarsi.
Lascia un Commento