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Il coraggio per dirlo

Il coraggio per dirlo

Tabù / Ariel Toaff - "Pasqua di sangue" racconto o leggenda? Tra tabù e memoria

Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007

Quando i bambini hanno paura scappano, mettono le mani davanti agli occhi, nascondono la testa, piangono. Quando i bambini hanno paura incontrano il coraggio e se c’è qualcuno che li ascolta, dicono semplicemente: Ho paura. Quando si è adulti le cose cambiano e la paura diventa grande, tanto che non la vediamo più. Continuiamo a scappare ma abbiamo così perfezionato le strategie di fuga che consapevoli o no, peschiamo dal cilindro alibi e giustificazioni. E le ragioni diventano sacrosante, i motivi convenienti. Avere accesso alla realtà spesso implica la scelta di ignorarla. Abbiamo imparato a chiudere gli occhi e a girare la testa per non vedere. Le nostre grucce possono chiamarsi sensi di colpa o assunzioni di responsabilità ma restano paure.

Barattiamo momenti di gioia sull’altare della sicurezza senza accorgerci che insieme alla felicità voltiamo le spalle alla vita. Neghiamo verità a noi stessi e conserviamo quel poco che abbiamo lasciando il posto a vecchiaia e decadenza. Quando un sistema non riesce più a fare i conti con le proprie paure, quando i giovani si piegano alle ragioni dei vecchi, quando il diniego veste l’abito della censura allora quel sistema è marcio e da tanto fetore non ne possono uscire che vermi. Essere capaci di gestire una crisi è sintomo di maturità e non di vecchiaia e si è maturi quando si riesce ad essere generosi, senza perdersi nelle ragioni dell’altro. Ariel Toaff ha scritto un libro che ai vecchi non è piaciuto. Il padre non ha riconosciuto il figlio e la storia si è piegata alla politica. La ricerca scientifica, l’indagine storica si è chiusa alla memoria. Racconto o leggenda, quello che resta è oblio e rimozione. "Pasqua di sangue" è diventato il pallino del biliardo, la carambola dell’immaginazione. Il pane azzimo mischiato al sangue dei cristiani è diventato l’ultimo tabù prima dei comunisti che mangiano i bambini e dopo i padri che sopravvivono ai propri figli. Ma i ruoli non sono mai fissi e tra vittima e carnefice il ruolo peggiore è sempre quello di chi osserva.

(11 aprile 2007)

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