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Il Cinema e la Storia secondo Margarethe

Il Cinema e la Storia secondo Margarethe

A tutto schermo - Regista e femminista, la grande Von Trotta privilegia da sempre le storie al femminile

Colla Elisabetta Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2007

Di certo quasi tutti la ricordano per il suo film forse più famoso, vincitore del Leone d’oro a Venezia, Anni Di Piombo (1981), storia di due sorelle che, negli anni della contestazione, scelgono strade diverse per “combattere il sistema”, come si diceva una volta. Lei, la grandissima Margarethe, classe di ferro 1942, femminista doc, tocco inconfondibile da vera artista, cresciuta alle pendici del Muro di Berlino, attraverso i suoi film ha sempre continuato a “combattere” contro le ingiustizie della storia e quelle di genere, denunciando le atrocità di ogni tipo di guerra ed i falsi moralismi, sempre attenta al lato umano dei suoi personaggi. La Von Trotta ha raccontato la storia ed i drammi del suo paese attraverso le vicende delle donne, vittime o combattenti, con segreti ed avvenimenti tramandati di generazione in generazione: madri, figlie, nipoti, sorelle, amiche. Invitata di recente a Roma per ricevere un tributo dal Festival della Fiction, la regista, ha tenuto una Master Class di notevole spessore, riflettendo con gli intervenuti sulle proprie esperienze di regista nell’ambito di un più complessivo giudizio storico sul proprio paese. Nel 1962, infatti, un gruppo di cineasti e registi tedeschi redigeva il Manifesto di Oberhausen, con una forte caratterizzazione politica, sancendo così la nascita del nuovo cinema tedesco come argine ed opposizione alle degenerazioni autoritaristiche della società del periodo: la Von Trotta aderisce al Manifesto negli anni Settanta, recuperandone tutta la valenza politica progressista. Nel corso dell’incontro romano, però, la regista si lascia andare ad un giudizio duro sulle eccessive idealizzazioni degli artisti del tempo, che permisero al terrorismo della RAF di prendere piede in quel momento storico, a causa della giovane età dei protagonisti di quella difficile stagione e dell’impossibilità per il paese di ricevere liberamente le informazioni. “Ci siamo dovuti limitare in quegli anni ad essere contro - afferma -perché o eri comunista o dovevi stare dalla parte degli americani, e in quel momento sognare, anche con l'utopia del comunismo, era l'unico modo per sopportare la realtà nella quale eravamo costretti a vivere”. Dunque i film, ma sempre all’interno di un ben preciso e circostanziato perimetro e disegno storico, spesso strumenti per fare i conti con un passato/presente scomodo ed ingombrante, come testimoniano: Il caso Katharina Blum (1975), Sorelle-L’equilibrio della felicità (1979), Anni di piombo (1981), Rosa L. (1986), Paura e amore (1988), Il lungo silenzio (1993), Rosenstrasse (2003), L’altra donna (2004). La Von Trotta si autodefinisce apolide dalla nascita e questo tratto emerge dalle sue opere, in personaggi sempre alla ricerca di nuove identità e di radici, della propria affermazione e riappropriazione di tempi, luoghi e affetti. “Il cinema è arte, soprattutto, ma per me - aggiunge la regista - è anche guardare esternamente, fuori di te”. All’artista è stata dedicata a Roma una retrospettiva per le fiction TV con la proiezione di opere mai viste in Italia (Die andere Frau, Dunkle Tage, Jahrestage, Winterkind, Tatort). Fra queste ricordiamo la trasposizione sul piccolo schermo della monumentale trilogia Anniversari, opera del grande scrittore tedesco Uwe Johnson (1934-84), diretta dalla celebre regista tedesca (storia di Gesine, trapiantata a New York, che vive il periodo della grande contestazione ma nei suoi ricordi rievoca la vita di un piccolo paese tedesco, dalla Repubblica di Weimar al dopoguerra). Parlando del suo esperimento con il piccolo schermo, la Von Trotta dichiara: "All'inizio, anche con una certa arroganza, non volevo fare film per la televisione. Finché nel 1995 non ho iniziato a lavorare su Rosenstrasse e mi sono resa conto che il progetto slittava continuamente per diversi motivi. Dopo due anni di attesa non avevo più soldi né speranze di realizzarlo e in quel momento la tv di Colonia, che co-produce i miei film, mi ha proposto un progetto televisivo. Quando mi sono convinta a provare, ho scoperto che non era poi così male. E’ stato bello avere l'opportunità di raccontare una parte importante della storia del mio paese, con Anniversari, un progetto che non avrei mai potuto realizzare al cinema". L’ultimo film della Von Trotta distribuito in Italia, Rosenstrasse, che coinvolge tre generazioni al femminile, ha per protagoniste le mogli “ariane” di ebrei tedeschi imprigionati nel 1943, la cui coraggiosa protesta, manifestata nella strada che dà il titolo al film, li salvò dalla deportazione. Anch’esso in linea con l’invisibile filo rosso che lega indissolubilmente passato e presente, nonne e nipoti, eventi lontani a fatti dell’attualità, in un continuo fluire, talvolta doloroso ma sempre fecondo di memorie, volti, sentimenti e ri-conoscimenti: di sé, degli altri, della storia.

(4 settembre 2007)

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