Dal centro storico a quartieri come San Lorenzo, Trastevere, Testaccio e Prati, anche quest’anno la rassegna ‘Il Cinema attraverso i Grandi Festival: i film di Venezia e Locarno a Roma’ - dopo il successo ottenuto già in giugno con ‘Le Vie del Cinema Cannes a Roma’- ha portato nella Capitale una selezione di opere provenienti da due Festival importanti come Venezia e Locarno. Organizzata da Anec Lazio, con il contributo dell’Assessorato Cultura e Sport di Roma Capitale, della Direzione Generale per il Cinema del MiBACT, in collaborazione dalla scorsa primavera, per la prima volta, con Fondazione Cinema per Roma e col sostegno di Bnl Gruppo Paribas , l’attesissima manifestazione ha coinvolto 16 sale con oltre 70 proiezioni, dando la possibilità di vedere quasi in contemporanea, nel caso della Mostra di Venezia, e con circa un mese di distanza per Locarno le opere più importanti dei due Festival.
Per quanto riguarda Locarno , oltre al vincitore del Pardo d'oro, ‘Right now wrong then’, del coreano Honh Sang-soo, storia dell’incontro fra una pittrice ed un regista, dove la prima e la seconda parte del film ripetono situazioni quasi identiche ma con sfumature diverse, sono stati presentati (fra gli altri): ‘Cosmos’ di Andrzej Zulawski, premiato per la migliore regia, ambientato in un' originale e misteriosa pensione di Coimbra in Portogallo; ‘Suite armoricaine’ di Pascale Breton, vincitore del Premio Fipresci e ‘Chevalier’ della regista greca Athina Tsangari, che ironizza sull’attitudine maschile (e non solo) alla competizione estrema.
Da segnalare, sempre nella selezione di Locarno, il film iraniano ‘Paradise’, del regista Sina Ataeian Dena, vincitore del Premio Giuria Ecumenica, e dedicato alla condizione femminile (e non solo) in Iran. La pellicola racconta le peripezie di una giovane insegnante alle prese con i divieti e le vessazioni esercitati dal regime (non riesce ad ottenere il trasferimento perché, all’esame obbligatorio per cambiare scuola, non risponde correttamente a tutte le domande di dottrina, come sapere quali minuscole parti del corpo è consentito tenere scoperte in classe, inoltre viene sospettata di non portare il velo a casa e non essendo ancora sposata a 25 anni, le vengono fatte proposte di matrimonio in cambio della lettera di trasferimento) e che lei, a sua volta, è costretta ad esercitare sulle sue alunne per ogni inezia, bambine che subiscono un vero e proprio indottrinamento quotidiano, finché due di esse non vengono rapite (probabilmente per matrimoni precoci, poiché è lecito sposare ‘donne’ dall’età di sei mesi) e non fanno più ritorno.
Nell’ambito della ricca selezione di pellicole provenienti invece dalla Mostra di Venezia, per quanto riguarda in particolare il panorama al femminile, sono stati presentati, all’interno della manifestazione romana: ‘Per Amor Vostro’ di Giuseppe Gaudino - opera indipendente, complessa e interessante, diretta, che sperimenta diversi stili narrativi ed estetici - con la bravissima Valeria Golino, che ha vinto per la seconda volta l’ambita Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile, a quasi trent’anni dalla vittoria ottenuta con ‘Storia d'amore’ nel 1986; ‘Janis’, della statunitense Amy Berg, poetico docu-film sulla grande artista del blues-rock anni Sessanta Janis Joplin ; ‘The Danish Girl’, di Tom Hooper, storia di Lili Elbe una delle prime persone (tra fine Ottocento e primi Novecento) ad identificarsi come transessuale e la prima ad essersi sottoposta ad un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale; ‘Marguerite’ di Xavier Giannoli, ispirato alla vera storia di Florence Foster Jenkins, un soprano ricco e stonato.
Fra le altre opere presentate, ricordiamo ancora: ‘Everest’, il film di apertura del Festival, del regista islandese Baltasar Kormákur, con Jason Clarke nel ruolo di un esperto alpinista neozelandese, che evidenzia la complessità dei rapporti tra uomo e natura in determinate circostanze; ‘Desde Allá’, il film vincitore del Leone d’Oro del venezuelano Lorenzo Vigas; ‘Spotlight’ di Thomas McCarthy, film sulla vera storia di un’inchiesta giornalistica sulla pedofilia negli ambienti religiosi della chiesa di Boston; ‘Non essere cattivo’, del compianto Claudio Caligari tragico cantore della strada e della periferia già noto per Amore tossico. (come evento speciale).
I film della sezione Giornate degli Autori-Venice Days (curata da Francesco Ranieri Martinotti), sono stati tutti ospitati dal cinema Farnese Persol. Fra questi, vanno segnalate due opere molto interessanti, la prima italiana, ‘Arianna’ di Carlo Lavagna, sul tema dell’identità di genere, del potere e della presunta anormalità, con Ondina Quadri (che si è aggiudicata il Premio Miglior Attrice Emergente) e Valentina Carnelutti; la seconda, ‘A peine j’ouvre les yeux’, opera prima (Premio del Pubblico e Premio Label Europa Cinemas) della regista tunisina Leyla Bouzid, su una giovane cantante che, agli albori della Primavera araba, si ribella al regime con conseguenze molto dure. Fra gli altri film presentati nella sezione Venice Days: ‘Harry's Bar’, documentario sull’omonimo locale della Dolce Vita romana, firmato da Carlotta Cerquetti; ‘Klezmer’, di Piotr Chrzan, tragedia quasi teatrale che si svolge nella Polonia rurale sotto il nazismo; ‘Bangland’ film di animazione diretto da Lorenzo Berghella, ‘La prima luce’, di Vincenzo Marra con Riccardo Scamarcio; ‘Milano 2015’, affresco collettivo sul capoluogo lombardo e sulle sue tante anime scritto e diretto da Elio, Roberto Bolle, Silvio Soldini, Valter Veltroni, Cristiana Capotondi e Giorgio Diritti (‘ripresa’ del documentario di Ermanno Olmi ‘Milano ’83’); ‘Viva la Sposa’, il film diretto da Ascanio Celestini con Alba Rohrwacher.
Fra le opere della Settimana Internazionale della Critica (SIC) presentate nel corso della manifestazione, due le opere che hanno destato grande interesse: il bellissimo film ‘Tanna’, degli australiani Martin Butler e Bentley Dean, sulla tribù Yakel dell’isola di Tanna, dove non esiste il matrimonio d’amore ma le regole impongono piuttosto unioni di convenienza per risolvere conflitti con le comunità vicine, finché una coppia non decide di ribellarsi, ed il toccante ‘Motherland’, film turco-greco della giovane regista Senem Tüzen (1980) ritratto di due donne, madre e figlia, sullo sfondo della Turchia di oggi, sospesa tra modernità e tradizione.
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