Intervista alla neo eletta presidente del CIF
Lunedi, 12/03/2018 - La professoressa Renata Natili Micheli è stata recentemente eletta presidente del Centro Italiano Femminile (CIF) Prof.ssa, una organizzazione storica delle donne cattoliche italiane. Le abbiamo rivolto alcune domande.
o minore spesa da parte dei Comuni si traduce in maggiore o minore possibilità di accesso ai servizi territoriali, come gli asili nido e l’assistenza domiciliare. I contributi economici e le numerose opportunità di integrazione, conciliazione famiglia-lavoro, miglioramento della qualità della vita che sono offerte ai cittadini dai Comuni virtuosi, spesso situati al Centro-nord, mancano quasi completamente in vaste aree del Sud. Per la prima volta nel nostro Paese i figli stanno peggio dei padri. Nel quadro tratteggiato, le violenze sulle donne appalesano il divario tra enunciazioni di principio e inefficacia nella tutela dei diritti umani, svelandone l’origine sessuata. La maggiore difficoltà per le donne riguarda anche l’acquisizione di livelli di reddito medio e medio-basso, confermando l’ipotesi di un soffitto di cristallo che costringe la maggior parte delle occupate al di sotto dei livelli più alti di guadagno. Il modello attuale, ed è certo non consolante, mostra che il soffitto di cristallo è anche inclinato, nel senso che comincia a limitare le possibilità di crescita di guadagno per le occupate già a partire da livelli di reddito non troppo elevati e diventa via via più rilevante se si considerano redditi più alti. Allora che fare? Per poter uscire dalle risposte facili che ci indurrebbero ad auspicare una nuova fase di ribellione - o di ribellismo-, dobbiamo ricentrare la nostra attenzione sulla soggettività politica delle donne, che dovrebbe riguardare un’azione condivisa a realizzare concretamente la dichiarazione contenuta nell’art 3 della costituzione. Si deve a Teresa Mattei l’introduzione nella stessa del riferimento alle “situazioni di fatto” che rendono diverso per ogni soggetto il cammino verso condizioni effettive di parità. Teresa Mattei, in un vibrante intervento del 18 marzo 1947, sottolineava con ardore e passione che «in una società che da lungo tempo ormai ha imposto alla donna la parità dei doveri, che non le ha risparmiato nessuna durezza nella lotta per il pane, nella lotta per la vita e per il lavoro, in una società che ha fatto conoscere alla donna pesi di responsabilità e di sofferenza prima riservati normalmente solo all’uomo (…), salutiamo finalmente come un riconoscimento meritato e giusto l’affermazione della completa parità dei nostri diritti”. [….] vogliamo semplicemente che esse abbiano la possibilità di espandere tutte le loro forze, tutte le loro energie, tutta la loro volontà di bene nella ricostruzione democratica del nostro Paese. Per ciò riteniamo che il concetto informatore della lotta che abbiamo condotta per raggiungere la parità dei diritti, debba stare a base della nostra nuova Costituzione, rafforzarla, darle un orientamento sempre più sicuro. [….] Per questa ragione io torno a proporre che sia migliorata la forma del secondo comma nel seguente modo: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che limitano “di fatto” – noi vogliamo che sia aggiunto – la libertà e l’eguaglianza degli individui e impediscono il completo sviluppo della persona umana”. Voi direte questo è un pleonasmo. Noi però riteniamo che occorra specificare “di fatto”».
Quale la valutazione dell'operato di Papa Francesco?
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