Il caso Pimonte: oltre le scuse del sindaco, verso una comunità nuova
Pimonte non deve e non può essere il paese della "bambinata", ossia del così definito stupro di un gruppo di adolescenti ai danni di una loro coetanea.
Mercoledi, 12/07/2017 - Di fronte alle dichiarazioni rese da Michele Palummo, sindaco di Pimonte, al riguardo della giustificabilità di undici adolescenti, autori di un stupro di gruppo avverso una loro coetanea, ed in riferimento alle sue scuse c’è da chiedersi come evitare che quella violenza sessuale produca ancora effetti devastanti a distanza di oltre un anno.
Definirla “una bambinata” solo per discolparne i responsabili, che da quasi bambini non erano consapevoli di cosa avessero perpetrato ai danni di una loro conoscente, costretta peraltro in questo periodo a fuggire da Pimonte per espatriare in Germania, offre il polso di una comunità che sembra avere fallito. Perché non solo non avrebbe insegnato a quegli adolescenti che l’amore non si impone con la violenza, ma perché chi ne è stata vittima incolpevole oggi deve allontanarsi da quei luoghi e dalla sua collettività di riferimento per recuperare una normalità di vita che le è stata negata.
Vorremmo come comitato Se non ora quando-Vallo di Diano andare al di là delle scuse del sindaco di Pimonte, dovute ancorchè ritardate, sindaco del quale in questi ultimi giorni si richiedono a viva voce le dimissioni, perché non si ritiene il suo ruolo consono con il tenore delle dichiarazioni sulla drammatica vicenda rese ai media.
E, di fronte, ad un paese che ancora sembra non avere il giusto approccio verso quanto subito dalla minorenne, siamo dell’opinione di chiedere al sindaco di onorare meglio il suo ruolo istituzionale al riguardo di quanto accaduto. Metta, conseguentemente, in campo ogni azione possibile perché la comunità da lui amministrata sia maggiormente consapevole sullo stupro di gruppo verificatosi, non elevi altri muri di gomma per non solidarizzare con la giovane adolescente e sia diversamente accogliente con lei e la sua famiglia. Di quel genere di accoglienza che non costringe a scappare dal paese in cui da emigrante si è ritornati con la speranza di un futuro migliore per sé ed i propri cari. Sarebbe, ordunque, bene che il sindaco di Pimonte incoraggi quel futuro tanto desiderato e perseguito, non solo per la giovane ragazza e la sua famiglia ma per tutta la sua comunità amministrata.
Perché un rappresentante istituzionale degno di questo nome non pensa solo a reperire i finanziamenti per una nuova scuola, ma cerca anche di creare le condizioni perché nessun suo concittadino sia considerato titolare di minori diritti rispetto all’altro. Soprattutto se è una donna, e per di più minorenne, vittima di violenza sessuale di gruppo ad opera di suoi coetanei.
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