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Il cardinale ci riprova

Il cardinale ci riprova

Società/ Chiesa e coppie di fatto - Il cardinal Ruini ha criticato le coppie conviventi. Costoro provocano, a suo dire, un grave danno alla società italiana

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

“Non vi è alcun reale bisogno di norme come i Pacs istituiti in Francia, che potrebbero portare ad un piccolo matrimonio che produrrebbe al contrario un oscuramento della natura e del valore della famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano”, ha detto il cardinal Ruini presso la Cei (Conferenza episcopale italiana) sollevando le proteste del mondo laico.
Sulla questione delle convivenze di fatto (tema che coinvolge le tante coppie conviventi in Italia sia etero che omosessuali) la Chiesa si arma di nuovo contro la politica, o meglio contro certi politici nonostante le dichiarazioni moderate già espresse da Prodi: “Ritengo che un governo debba preoccuparsi dei diritti di tutti i cittadini e della necessità di disciplinare i problemi giuridici e civili anche di coloro che scelgono di vivere insieme stabilmente in forme diverse dal matrimonio”. Continua il Professore: “Io sono cattolico e laico. Ho sempre ritenuto, fin dalla mia formazione giovanile, che un cattolico in politica debba obbedire ad alcuni grandi principi e orientamenti, ma abbia la responsabilità di tradurli autonomamente in politica. Una responsabilità che spesso porta dei problemi”. È “la difficoltà del politico moderno” spiega, quella “con cui tanti politici italiani si sono misurati, a cominciare da De Gasperi, al quale cerco di ispirarmi”.
Il cattolico Prodi - con il suo no ai matrimoni omosessuali - non è certo il socialista Zapatero: “Non ho mai equiparato le convivenze di fatto al matrimonio”. Tuttavia, parlando di diritti, insiste: “Nell'Unione riflettiamo in modo non formale, e l'orientamento verso i patti di tipo francese è di tutta la coalizione. Sui singoli articoli si può discutere ma solidarietà e riconoscimento dei diritti civili anche per i gay ci guidano verso un orientamento comune”.
Tuttavia il fondamentalismo cattolico del cardinal Ruini si alza contro chi vorrebbe essere un cattolico moderato, o un cristiano (cosa diversa dall’essere cattolico, ma la Chiesa romana non ha certo interesse a spiegare queste distinzioni). “Nella concreta realtà italiana - insiste Ruini - non và mai perso di vista il grandissimo ruolo sociale svolto dalla famiglia, qui assai più che in altri paesi a noi vicini”.
Purtroppo proprio qui in Italia, più che in altri Paesi a noi vicini, il peso di tali dichiarazioni grava sulla politica e sulla vita di noi tutti.

I diritti negati delle coppie di fatto
In Italia la convivenza non è, al momento, disciplinata da nessuna legge specifica. Ciò vuol dire che la situazione delle coppie di fatto spesso è vaga e confusa e i due partner rischiano di vedersi negati alcuni diritti fondamentali.
· Se uno dei due partner ha bisogno di un intervento medico urgente e rischioso, l'altro non può autorizzarlo, visto che non figura come parente.
· Il convivente non può chiedere permessi di lavoro se il partner si ammala.
· Il convivente che collabora all'impresa dell'altro non ha nessun diritto. Meglio, quindi, premunirsi con un regolare contratto di società o di lavoro dipendente
· Se la convivenza termina, il convivente in stato di bisogno non ha diritto a nessun sostegno economico da parte dell'altro
· Se dalla convivenza sono nati dei figli e questi sono ancora minorenni nel caso in cui la convivenza cessi, l'affidamento è stabilito in base al criterio dell'interesse del minore. Se vi è disaccordo, l'affidamento è deciso dal tribunale per i minorenni. Anche dopo la cessazione della convivenza, il genitore ha l'obbligo di mantenere il figlio che conviva con l'altro partner
· In caso di maltrattamenti di un convivente nei confronti dell'altro si configura il reato di maltrattamenti in famiglia
· Se uno dei conviventi sconta una pena detentiva, il partner ha lo stesso diritto a colloqui e permessi di un coniuge
· Se cessa la convivenza il proprietario o l'intestatario del contratto d'affitto ha diritto a restare nell'abitazione, salvo un diverso accordo tra le parti. Tuttavia non è lecito "cacciare" l'altro convivente e ogni contrasto dovrà essere risolto dal giudice
· Se uno dei due conviventi muore e l'appartamento era di sua proprietà, quest'ultimo spetta agli eredi legittimi del defunto. Il convivente potrà continuare ad abitarlo solo se l'altro ne aveva disposto con testamento in suo favore; se invece la casa era in locazione, il convivente ha diritto di subentrarvi nel contratto.

Perché si convive
Si convive a volte per scelta, a volte per necessità, altre ancora per prova. Qualunque sia il motivo, numerose coppie in Italia preferiscono questa forma di vita in comune al matrimonio. Si tratta di un fenomeno nuovo per l'Italia, mentre in altri Paesi, soprattutto quelli scandinavi, è una realtà ormai consolidata.
Al momento in Italia la convivenza non è disciplinata da specifiche norme. In attesa che questo vuoto venga colmato, tanti sono i diritti negati ai conviventi.
Pur essendo un rapporto dal quale non derivano diritti e doveri a livello giuridico, la convivenza può però incidere sulla regolamentazione economica tra due coniugi separati o divorziati: chi convive con una persona e percepisce un assegno di mantenimento può perdere questo diritto se la persona con cui convive provvede al suo mantenimento.
Al fine di tutelare le unione naturali, in alcuni Comuni d'Italia è stato istituito il registro delle unioni civili. Per ora i Comuni che si sono fatti portatori di questa piccola "proposta di libertà" non sono molti. Tra gli altri ricordiamo: Empoli, il primo in assoluto nel 1993, Tarquinia, Milano, Pisa, Voghera.

(30 settembre 2005)


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