Giappone - Mieko Nakano è buddista. Si è messa “al servizio di tutti gli esseri viventi” per aiutarli a “cercare la Verità che porta al risveglio”, aprendo un ristorante “spirituale”
Alecci Scilla Martedi, 14/06/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2011
Un passante sbircia tra le grate di un cancello per vedere cosa si nasconde dentro l’edicola di legno racchiusa nel cortile di quello che un tempio non è.
A destare la sua attenzione, la statua di una divinità buddista dal volto irato che tiene una spada di fiamme in una mano e una fune nell’altra. È Fudo Myo-o, l’Inamovibile, guardiano della fede buddista e del Caffè Cantata, il piccolo ristorante dove la monaca buddista Myokei offre tazze di tè e sermoni.
Con indosso il tipico kimono nero della setta esoterica Shingon, una fusciacca verde pallido intorno al collo e un braccialetto di corda al polso sinistro, Mieko Nakano, divenuta monaca col nome di Myokei, accoglie coloro che sono in cerca di ristoro spirituale. Così, tra dolci fatti in casa e tisane calde, Myokei dice di prestare servizio alla comunità del suo quartiere di Tokyo, mettendo a frutto quello che ha imparato durante i cento giorni di severe pratiche ascetiche e i due anni passati a studiare le sacre scritture nell’eremo del Monte Koya.
“Normalmente essere un curatore spirituale,” come definisce la sua qualifica, “significa andare per ospedali e ospizi ed umilmente prestare ascolto ai malati terminali aiutandoli a fronteggiare la malattia e la morte.”
Nel buddismo Shingon, diventare un Budda durante la vita presente è possibile e, con l’aiuto di un maestro e di un addestramento apposito, ognuno può aspirare all’illuminazione finché in vita. Il ruolo dei curatori spirituali, quindi, sarebbe quello di prendersi cura dei pazienti che sono sul punto di morire e guidarli attraverso il percorso dell’illuminazione.
“Ma la verità è che al giorno d’oggi i monaci Shingon sono spesso associati alla morte perché secondo la tradizione sono quelli incaricati di tenere le cerimonie funebri - confessa Myokei - perciò i pazienti non ci vogliono intorno. Per loro siamo come l’uccello del malaugurio!”
Così la monaca sessantaquattrenne si è reinventata la professione, rimettendo in piedi il caffè che prima del ritiro spirituale aveva gestito per dieci anni. Vedova e madre di cinque figli, con una laurea in letteratura anglosassone e una lunga esperienza come contabile, due anni fa ha pensato che se non poteva imporre la sua presenza ai malati negli ospedali, poteva comunque offrire un punto di ristoro spirituale e materiale a coloro in cerca dell’illuminazione o anche solo di qualche parola di conforto.
Per la sua missione ha scelto un beniamino d’eccezione: Fudo Myo’o, uno dei Re della sapienza che insegnano la Verità ai non credenti impaurendoli.
“Dato che ci sono molti ospedali in questo quartiere - spiega Myokei - ho pensato che le persone che vanno a visitare i loro cari o a vedere un dottore avrebbero apprezzato avere una divinità come questa a cui offrire una preghiera...” essendo questa divinità considerata in grado di guarire le malattie.
Ora Caffè Cantata è conosciuto come il “caffè della monaca”, dove clienti incuriositi, che non temono l’ira del guardiano sacro, vanno per ascoltare i consigli di Myokei con in mano il “coupon per un sermone di dieci minuti”.
“I clienti vengono per avere consigli. Alcuni hanno problemi di lavoro, altri non hanno più voglia di vivere e chiedono come poter andare avanti. Altri ancora, invece, sono esperti di Buddismo e fanno domande specifiche sulla dottrina.”
In realtà Myokei, il cui nome religioso deriva in parte dal guardiano Fudo Myo-o, dice di darne pochi di consigli, limitandosi a tradurre in atto i voti del suo protettore: essere al servizio di tutti gli esseri viventi e cercare la Verità che porta al risveglio.
Così ogni mattina Myokei si sveglia col sole, taglia con cura piccoli pezzi di ravanello e carote e li offre al guardiano della fede. Poi intona un mantra.
“Omaggio ai Vajra che tutto possono! Oh Violento dalla grande potenza! Distruggi! Un tarata kan man!”
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