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Il ben amministrare è femminile e plurale

Il ben amministrare è femminile e plurale

Well_B_Lab* - Dove le donne governano con la stessa dignità e analogo potere degli uomini la politica e le istituzioni sono migliori e i servizi funzionano meglio....

Badalassi Giovanna Mercoledi, 26/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2014

Dove le donne governano con la stessa dignità e analogo potere degli uomini la politica e le istituzioni sono migliori e i servizi funzionano meglio. Questo perché uomini e donne in politica hanno priorità diverse: le donne danno maggiore importanza al welfare, alla famiglia, ai bambini e ai diritti delle donne, sono liberali e inclusive nelle loro scelte rispetto alle fasce più emarginate della società, nei confronti dei giovani, degli anziani e degli stranieri. Occorre passare dal genere dei politici alle politiche di genere anche perché i risultati positivi che porta una maggiore presenza femminile sono confermati da studi e ricerche. L’Italia è indietro nelle rappresentanze politiche delle donne e questa realtà ha un impatto (negativo) anche nella cultura della buona amministrazione.



La ricorrenza dell’8 marzo rappresenta un momento di riflessione per tutte le donne: puntualmente ogni anno si propongono eventi, incontri, convegni, seminari che cercano di capire come sta evolvendo la nostra società e quale ruolo le donne stanno ricoprendo in essa. Tra le varie criticità che ogni anno viene riproposta, quella della scarsa presenza di donne nella politica rappresenta una chiave di lettura evidente dello stato di arretratezza sociale e politica del nostro paese, basti solo citare a tal proposito il Global Gender Gap Report (World Economic Forum, “The Global Gender Gap Report 2013”) che colloca l’Italia al 44° posto nella graduatoria mondiale per presenza di donne nelle cariche politiche. Certo, alcune iniziative degli ultimi anni hanno provato a migliorare questo dato: si pensi alle leggi regionali sulla doppia preferenza e al dibattito sul 50 e 50. Non bisogna neanche ignorare che le ultime elezioni nazionali hanno consegnato al paese il parlamento più al femminile e più giovane di tutta la storia della Repubblica italiana: ora le donne in parlamento sono il 30,2%, livello mai raggiunto prima. Questa circostanza induce a fare un salto in avanti nel dibattito pubblico: più donne in politica va bene, ma per fare cosa? Con quali aspettative? Ad oggi infatti l’attenzione è stata giustamente posta sul genere dei politici, poiché rappresentava un vulnus di rappresentatività democratica evidente, con degli aspetti discriminatori particolarmente gravi. Ma la tanto sospirata parità aritmetica tra donne e uomini nelle cariche politiche e di rappresentanza deve essere solo un mezzo per sviluppare politiche più alte e attente al benessere collettivo, non il fine ultimo. Occorre infatti passare dal genere dei politici alle politiche di genere, e chiedersi: avere più donne in politica offre dei vantaggi alla collettività? Una volta che hanno raggiunto una posizione di potere fanno la differenza rispetto agli uomini, o ottengono i loro stessi risultati? Fanno scelte diverse o simili? L’obiettivo di queste battaglie è di migliorare il benessere di tutti o per affermare i principi individuali di non discriminazione per chi vuole fare carriera in politica? Il buon senso avrebbe già dato una risposta a tutte queste domande: avere un ceto politico rinnovato e differenziato grazie al contributo della cultura femminile può solo migliorare il nostro paese. È importante però appoggiarsi a studi e ricerche che lo dimostrino anche nei fatti e che ci permettano di dire con dati alla mano che è vero, che sì, dove le donne governano con la stessa dignità e potere degli uomini la politica e le istituzioni sono migliori. È però molto difficile quantificare il contributo delle donne che hanno raggiunto cariche politiche significative in termini di maggiori e differenti benefici rispetto ad una classe politica esclusivamente o quasi maschile. Considerati i tempi biblici con i quali avvengono i cambiamenti in politica, è da troppo poco che le donne governano o sono presenti in numero significativo perché si possano cogliere con chiarezza queste differenze. In alcuni paesi, però, dove la presenza di donne nella politica è di più lunga data che in Italia, o dove sta crescendo con maggiore enfasi, sono stati condotti degli studi che fanno ben sperare. Negli Stati Uniti, ad esempio, uno studio nazionale (“The impact of women in public office, Findings at a Glance” - Center for the american women and politics – Eagleton Institute for politics – Rutgers - The State university of New Jersey) condotto intervistando uomini e donne con cariche politiche in tutti gli stati, ha dimostrato che uomini e donne in politica hanno priorità diverse: le donne danno maggiore importanza alle tematiche dedicate al welfare, alla famiglia, ai bambini e ai diritti delle donne, sono maggiormente liberali dei loro colleghi e inclusive nelle loro scelte rispetto alle fasce più emarginate della società, nei confronti dei giovani, degli anziani e degli stranieri. Tendono più degli uomini a coinvolgere i cittadini nel processo decisionale e sono più propense a governare con criteri di trasparenza e di accountability, rispetto ad uno stile “a porte chiuse”. Ancora, in Sudamerica, uno studio condotto in Brasile (Brollo, Fernanda and Troiano, Ugo (2013): What Happens When a Woman Wins an Election? Evidence from Close Races in Brazil) ha messo in evidenza che le donne sindaco commettono meno crimini legati alla corruzione, meno atti di falso in bilancio, ricevono più fondi e li spendono meglio a tutto vantaggio dell'efficienza della res publica. Non ci sono motivi per credere che in Italia vi siano dinamiche diverse da quelle evidenziate in altri paesi ed è chiaro, quindi, come avere più donne in politica migliori in modo sostanziale la nostra democrazia e il benessere complessivo della nostra società. Anche in Italia è comunque possibile mettere in relazione la presenza delle donne in politica con politiche migliori incrociando ad esempio le variabili di empowerment femminile con alcuni indicatori di servizi di welfare. Nella proiezione regionale emerge chiaramente che nelle regioni dove ci sono più donne nelle amministrazioni comunali ci sono anche più asili nido, più posti di assistenza domiciliare per gli anziani e, in generale, un welfare migliore (vedi immagini).

È chiaro che non è tutto merito delle donne. Le regioni con in sistemi di welfare più virtuosi hanno una lunga storia di impegno politico, amministrativo e istituzionale al quale hanno contribuito tutti, uomini e donne. Ma è altrettanto evidente che la presenza delle donne nelle istituzioni ha portato un cambiamento culturale che ha influenzato anche gli uomini, modificandone le priorità e la sensibilità verso il reale benessere dei cittadini. Il fatto che le regioni con più donne nelle istituzioni e con il welfare migliore siano poi anche le regioni più socialmente ed economicamente avanzate non è certo da considerare come una coincidenza quanto piuttosto un’ulteriore conferma di come aprire le stanze del potere alle donne rappresenti un innegabile fattore di successo e di prosperità.

Giovanna Badalassi, Well_B_Lab*

giovanna.badalassi@wellblab.it



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