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Il ballo contro la violenza e la violenza del potere

Il ballo contro la violenza e la violenza del potere

Oggi tutte le donne e non solo del mondo sono invitate a ballare per le strade mentre il potere colpisce quotidianamente.

Giovedi, 14/02/2013 - La campagna One Billion Rising riguarda la violenza contro le donne e per oggi, 14 febbraio, sono previste 13.000 manifestazioni in più di 190 Paesi del mondo. La solideriatà contro la violenza è rivolta a tutti i tipi di violenza, dalla furia omicida alla violenza di ogni genere di potere che considera la donna oggetto di proprietà e proprio consumo. Un recente esempio di pubblica violenza l’abbiamo subita ancora in TV, quando una giovane impiegata, Angela Bruno, ha dovuto, suo malgrado, sottoporsi al pietoso e inatteso show di battute maschiliste. Purtroppo non è un solo caso sporadico di pubblica violenza (inteso anche come abuso psicologico della persona) su una giovane donna, ma un emblema di quanto sia ancora radicato in un prototipo di maschio-padrone condiviso da tutti coloro che hanno sorriso in modo altrettanto volgare alle battute di pessimo gusto pronunciate inopportunamente da una figura istituzionale, senza minimamente indignarsi per quella giovane ragazza che poteva essere una loro figlia o sorella. Inutile concludere che probabilmente tale platea appartiene ancora a quella percentuale che confermerebbe dopo anni di menzogne, un governo caratterizzato da gente indagata, incriminata e priva di quei valori etici che garantiscono la civiltà di un qualsiasi sistema sociale. Ci sono molti tipi di violenza, caratterizzati tutti da denominatori comuni, quali la frantumazione dell’integrità del proprio Io, della propria coscienza, attraverso pesanti meccanismi di difesa, come ad esempio quello di negazione, che porta a disconoscere, in questo caso, le proprie responsabilità priettandole invece altrove..

La menzogna, accanto a una sorta di perversione, caratterizzano il profilo della violenza, di quella violenza che conta solo in un anno più di cento donne uccise tra le mura domestiche del nostro Paese. Prima di votare sarebbe utile approfondire l’identikit del violento, che spesso coincide col maschio-padrone, con colui che considera la donna soltanto alla stregua dei suoi onnipotenti bisogni, cioè una donna oggetto. Uomini segnati, molto probabilmente, da rapporti affettivi a dir poco inadeguati, altamente conflittuali, che li hanno a loro volta catapultati in quel sentimento d’impotenza capace di trasformare un essere umano in un indifferente potenziale omicida o volgare pervertito. Al di là della favola del raptus, la tendenza alla violenza è una norma nella vita di questo tipo di uomini. Un esempio lo troviamo nell’ambito mafioso, dove il potere deve coincidere con la sopraffazione. Il sentimento di possesso che caratterizza queste deviazioni è in un certo senso, il polo opposto della pseudo-idealità inculcata da una certa morale fondamentalista, che vede la donna scissa in due figure: santa o puttana. Come due opposti di una stessa medaglia, dalla condanna di una libera e sana sessualità contrapposta a un libertinaggio sfrenato, si situa l’adesione inconscia a modelli sempre più incalzanti nell’indifferenza verso la persona intesa come altro da sé e degna di rispetto.

Nella frammentazione di una personalità disturbata il violento o il pervertito appartengono ormai a modelli sociali “esemplari” , e quindi degni di consenso, altrimenti non si spiegherebbe l’eccessiva tolleranza verso tali atteggiamenti.

Sarebbe giunto il momento di proporre un Comitato di Garanti che punisca in modo esemplare tali abusi, così da tentare di modificare, seppur lentamente, il tarlo di un ventennio particolarmente vissuto all’insegna di volgarità penetrate senza alcun ritegno nel nostro quotidiano, fino a inquinare tutti i nostri sensi.

Tornando al caso di Angela Bruno, la giovane trentenne ha avuto il coraggio di smentire le sciocchezze scritte sul suo conto e dichiarare tutto il suo disappunto, condiviso a quanto pare dalla sua famiglia calabrese, dove questo tipo di apprezzamenti sono pesantemente condannati e a ragione. Perfino “Ruby rubacuori”, proveniente da un’altra cultura, in un’intervista dichiarò che non avrebbe mai permesso a sua figlia minorenne di frequentare le serate come quelle di Arcore!

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