Noiuomini/4 - Metti quattro maschi e quattro femmine dentro una stanza e filmali mentre discutono di identità di genere e stereotipi, incalzati dalle domande di noidonne…
Silvia Vaccaro Lunedi, 04/04/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2011
Questo è l’esperimento che abbiamo condotto grazie alla disponibilità di otto studenti e studentesse di Roma Tre: Tiziana Nelli e Roberto Cecchini di Lettere e Filosofia, Marcello Moi e Stella Schiavon di Scienze Politiche, Marco Salfi e Marta Cigna di Giurisprudenza, Valentina Gentile di Biologia e Cristiano Sguigna di Ingegneria. Tutti hanno frequentato o stanno frequentando il corso “Genere, Costituzione e Professioni”, promosso dal CPO del loro ateneo. Si sono volontariamente prestati a costituire la tavola rotonda “Maschi e Femmine” insieme alla direttora Tiziana Bartolini e ad alcune collaboratrici della redazione.
Cosa ne pensano i giovani della “questione maschile”, al centro del dibattito attuale, soprattutto dopo la vasta partecipazione degli uomini alla manifestazione del 13 febbraio? È vero che gli uomini si stanno interrogando?
“È vero, gli uomini stanno iniziando a decostruire la mascolinità” afferma Roberto.
Date una definizione di maschio e di uomo…
Cristiano. “Essere maschi è uno status sociale, un sistema di idee su come proiettarsi nella società, mentre l’uomo è l’essere umano di sesso maschile”.
Marcello.“Il termine uomo mi richiama alla mente un bambino che cresce per diventare adulto. Maschio è chi coglie un solo aspetto dell’essere uomo e lo esaspera, un mix fatto di istinti primordiali, modelli imposti e forza fisica”.
Sia Valentina che Stella definiscono il termine maschio partendo dalla differenza biologica, mentre uomo è per loro sinonimo di essere umano, capace di sentire, amare e pensare.
Marco e Tiziana hanno la percezione che il maschio sia la degenerazione dell’uomo, che invece “vive in maniera etica, l’anello successivo nella catena evolutiva. È il caso di chiedersi quanto sia cambiata la percezione dell’essere uomo/maschio da quando le donne ricoprono ruoli pubblici”.
La partecipazione delle donne al mondo del lavoro ha cambiato le famiglie e, da una divisione netta e definita dei ruoli, si è passati a una partecipazione condivisa. Secondo Marco “da quando le donne lavorano, gli uomini si sono dovuti adeguare alla situazione e questo è stato il primo passo verso l’uguaglianza. È la donna che sbaglia quando, sentendosi responsabile, lavora più degli altri in casa”. Parlando di rappresentanza pubblica, Marco tira in ballo il tema spinoso delle quote rosa che, a suo dire, sono un modo per creare differenze e non premiano la meritocrazia. Marcello fa eco. “Questo discorso delle quote rosa presta il fianco all’idea che le donne non siano capaci di auto-organizzarsi e di creare un gruppo di pressione”. Marta, futura giurista, si dichiara invece a favore delle quote come “strumento che garantisce una maggiore rappresentanza femminile in Parlamento, nella prospettiva di poter approvare leggi che tengano in considerazione le differenze ed educhino la società”.
Tiziana: “può sembrare che certi gruppi vogliano ghettizzarsi, ma la situazione cambierà e avremo la società che desideriamo. Mi fa piacere che non vediate il problema con la P maiuscola. È incoraggiante”. Qual è il problema con la P maiuscola? Alla domanda “l’Italia è un paese maschilista?”, all’unanimità ha vinto il sì e forse questa è già una risposta. “Se dovessi trovare un aggettivo direi che il maschilismo è aberrante. - sostiene Roberto - Espressioni come ‘donna con le palle’ sono fastidiosissime, oltre che false, poiché ritengo che le donne siano molto più forti di noi. C’è un modo diverso per dirlo?”
Marcello crede sia esagerato polemizzare su espressioni che, secondo lui, aiutano nella dialettica tra i sessi: “trovo invece grave che le donne guadagnino meno a parità di contratto e che subiscano, sul luogo di lavoro, complimenti sgraditi o avances”. Marco ritiene l’essere maschilisti indice di insensibilità: “L’uomo a volte non si rende conto delle enormi prove che affrontano le donne; un esempio fra tanti, i dolori del parto. Certi uomini sverrebbero solo all’idea! D’altra parte, ci sono donne che si compiacciono di atteggiamenti a mio parere denigratori. Io l’ho pensato e mi sono vergognato quando ho sentito il mio Premier parlare di bunga bunga, perché è passata l’idea che noi tutti la potessimo pensare come lui”. Per Cristiano, il maschilismo è “un accentramento dell’attenzione e delle emozioni su se stessi, una forma di egoismo molto forte, anche verso gli altri maschi. Ci si auto elegge superiori: è una sensazione, un’illusione. Se sei un uomo realizzato, non hai di certo paura di relazionarti con donne forti!”. Le ragazze descrivono il maschilismo come etnocentrismo (Tiziana), smania di potere (Stella), comportamento discriminatorio (Marta) e pensiero estremista che tende a sminuire l’altro sesso per giustificare azioni ingiuste (Valentina).
Cosa vi attrae nell’altro sesso e, di conseguenza, cosa considerate virile o femminile?
A questa domanda, da un lato si ripropongono alcuni stereotipi: maschile uguale forza e decisione, femminile uguale delicatezza e sensibilità. Dall’altro, si tenta di decostruire la domanda come se fosse sbagliata nelle premesse. Non esistono caratteristiche femminili o maschili “universali”, bensì codici di comportamento più o meno indotti, condizionati e condizionanti, a cui è possibile aderire in tutto, in parte o per niente. Per Marta “bisogna decostruire le categorie mentali. Io sono attratta da tipi diversi, ma è il coraggio la qualità che mi piace trovare nelle persone. Ammetto però che alcune ragazze tendano a cercare protezione e a dipendere da un uomo, soprattutto se potente”. I ragazzi trovano femminili le donne di carattere, quelle che si prendono cura di se stesse, carismatiche, forti e capaci di risolvere problemi. Nonostante tutto, ciò che affascina dell’altro/a è la sua “unicità”, a prescindere dal sesso.
Che rapporto hanno i maschi con la parte femminile del proprio io?
Tutti gli interpellati non sono così sicuri di poter scindere l’interezza di sé in rigide categorie. Sicuramente oggi le ragazze si sentono uguali ai loro coetanei in termini di diritti e opportunità, e i maschi hanno voglia di condividere e confrontarsi con le ragazze, con cui sognano di costruire una società migliore e relazioni autentiche. Nella loro visione del mondo, un uomo che si occupa del figlio è un papà e non un mammo, e la casa un territorio da gestire in due. Comunque gli stereotipi e una polarizzazione tra maschile e femminile persistono nella strutturazione dei pensieri. Se è bello sapere che molti di loro si augurano un futuro in cui le “questioni di genere” scompaiano del tutto, creando uno spazio di riflessione collettiva e partecipata in cui non ci siano più problemi di riconoscimento di diritti, non bisogna dimenticare l’importanza delle differenze. Ad oggi è importante affermare un discorso e un agire creativo di donne, ma con il coinvolgimento strategico degli uomini (e tra i giovani è più semplice), per dar vita a un linguaggio fresco e a nuove occasioni di confronto e partecipazione, in cui ognuno, pur parlando la “propria lingua”, capisca quella dell’altro e si ritrovi a costruire insieme una società realmente integrata.
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