Martedi, 05/04/2016 - Sul finire dell’inverno 1944, i nazifascisti, per punire Roma, città ribelle e mai domata, ridussero la razione di pane quotidiano da 150 a 70 grammi.
La risposta delle donne, immediata, ferma e decisa, ancora oggi è conosciuta come ‘la rivolta del pane’: resistenza non armata, capace di sconfiggere i nazifascisti, costringendoli a rivedere i loro piani di approvvigionamento alimentare di Roma.
Per le donne di Roma, venerdì 7 aprile 1944, altro non avrebbe dovuto essere che un ordinario giorno di guerra e paura, passato a rincorrere il pezzo di pane e la farina necessari a sfamare le loro famiglie.
Loro, Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi e Silvia Loggreolo, note come ‘le ragazze del ponte’, che con guerra e paura avevano imparato a farci i conti a brutto muso, si sono accorte che quel giorno non è stato affatto ordinario.
Quel giorno, con altre donne, forti della sfrontatezza di chi ha coraggio, sono andate a prendere farina e pane al mulino-forno Tesei (nel quartiere Testaccio), uno dei più grossi di Roma, posto sotto il diretto controllo dei nazifascisti.
I soldati tedeschi, allertati da qualche spione fascista (vil razza dannata), minacciosi come solo loro sapevano essere, si sono presentati ‘all’appuntamento’; come se le donne fossero criminali del loro pari, le hanno fucilate, tolto la farina dalle mani e strappato il sorriso dalle labbra.
Il sorriso gliel’hanno strappato per sempre ma la farina no, ignoranti com’erano, i soldati non sapevano che la farina è leggera: come la lasci se la porta via il vento ma non si perde mai.
Perciò, ancora oggi, da qualche parte dell’universo sta e continua a parlare del coraggio e della caparbietà delle donne, che in ogni tempo hanno scelto la cultura del ‘fare’, anche a costo della loro vita. La tragedia del Ponte di Ferro ne è un esempio inequivocabile.
Noi, simili a quella farina per cui vi è stata tolta la vita, vogliamo ricordarvi perché vogliamo far sapere che anche quando la notte è più buia e lunga, come quella nazifascista, prima o poi torna l’alba e si ricomincia.
Ricominciare assieme a voi sarebbe stato meglio ma, non essendo possibile, è per voi che ci permettiamo di raccontare la vostra storia.
Come facciamo ormai da tre anni, ogni 7 aprile, puntuali come l’alba, vi ricorderemo alla nostra maniera. Quest’anno verremo al Ponte di Ferro e, sotto la lapide a voi dedicata, vi lasceremo un fiore, un biglietto vergato a matita, un sorriso o un semplice pensiero ma ci saremo.
Promesso!
L’appuntamento è per giovedì 7 aprile, ore 17:30, al ponte di ferro.
Vi aspettiamo,
le donne dell’ANPI, sezione Don Pietro Pappagallo (Roma)
Lascia un Commento