Il 3 Ottobre riunione di donne in fermento a Carosino (TA) per uscire dalla fanghiglia della violenz
Molti i casi che saranno accolti dalle Donne in fermento nell'incontro di Ottobre per rendere la strada della rinascita di ogni donna meno tortuosa. Se non siamo consapevoli, non possiamo essere libere.
Mercoledi, 03/10/2018 - Il 3 ottobre le socie del comitato “Donne in fermento” si riuniscono per fare il punto della situazione a più di un anno dalla nascita del gruppo. Intanto c’è da dire che alcune donne hanno contattato l’associazione mediante la pagina fb per avere informazioni, in segretezza, su eventuali sportelli di accoglienza di donne maltrattate. E intorno a quelle immagini di sofferenza, intorno a quei racconti spezzati ma finalmente resi visibili, si potrebbe costruire una vita nuova, costruire un mondo nuovo. Come se attraverso le parole avessimo acceso una luce. Da messanger si passa a un numero privato, poi con coraggio si arriva a dire: “non scrivere il mio nome ma la storia raccontala, può servire a tante altre. E quindi l’amica che racconta di rifiutare il patteggiamento con l’avvocato della controparte, perché quando c’è violenza non si può patteggiare, ha già le idee chiare. “Come si fa a patteggiare un danno psicologico? Se una donna subisce una violenza sessuale non si patteggia, non si dice di far vedere all’aggressore che sei felice, che questa è l’unica vendetta per un compagno abusante. Invece le due cose devono essere pesate con la stessa importanza e serietà. I legali delle donne maltrattate si devono attenere alla convenzione di Istanbul. Dove c’è violenza non c’è patteggiamento.
Una trentenne racconta di abusi del giovane marito. E della suocera che la incitava a “saperlo prendere, che dopo i fumi si sarebbe calmato, che in fondo voleva bene alla famiglia”. Ma alla fine dallo psicologo ci è andata lei perché le violenze invece di diminuire aumentavano, le mani al collo con la presenza del figlio sono state raccontate ad un avvocato che ora tutela la donna. Ma oltre l’avvocato lei ha bisogno di conforto in un momento così difficile. Il comitato di mutuo ascolto è un inizio. “lo amavo nonostante tutto, ma non potevo perdermi con lui. Avrei perso anche i miei figli. La sua famiglia è contro di me. Dice che farò una brutta fine e che finirò in un b…”. Chiedo, continua la donna, tramite avvocato un euro simbolico di risarcimento, perché è impossibile dare un valore di risarcimento a queste cose, ma voglio il riconoscimento, il riconoscimento del danno. Una libera professionista racconta del marito maltrattante, un sessantenne che dopo appena un anno dalla separazione avvenuta perché accusava la moglie di adulterio, mai provata, separazione che lui non voleva, che minacciava di farsi del male, ha cambiato già tre fidanzate. Anche lui un professionista così pieno di sé, che si vantava di essere stimato. “Eccolo lì, un pagliaccio”. Questi e tanti altri casi saranno accolti dalle donne in fermento nell’incontro di Ottobre per rendere la strada della rinascita di ogni donna meno tortuosa. Se non siamo consapevoli, non possiamo essere libere.
Elena Manigrasso
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