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IL 22° SIMPOSIO INTERDIALETTALE DI PRIMAVERA NEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA  di

IL 22° SIMPOSIO INTERDIALETTALE DI PRIMAVERA NEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA di

La prossima domenica, al teatro di Vattaro, in provincia di Trento, avrà luogo la 22a edizione del Simposio di Primavera, organizzata dal pluri-ventennale Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale – è stato fondato, infatti, nel 1989

Venerdi, 15/04/2011 - IL 22° SIMPOSIO INTERDIALETTALE DI PRIMAVERA

NEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA



di Maria Cristina NASCOSI SANDRI





La prossima domenica, al teatro di Vattaro, in provincia di Trento, avrà luogo la 22a edizione del Simposio di Primavera, organizzata dal pluri-ventennale Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale – è stato fondato, infatti, nel 1989.

Un evento, che già dalle molte adesioni, costanti nel tempo, si rivela di notevole rilevanza.

Saranno, infatti, presenti molti poeti e molti gruppi da varie regioni d’Italia. Dal Trentino: «Vozi en dialèt», «Il Tamburo del Sole» e il «Gruppo Culturale di Cognola», che operano sul territorio del Comune di Trento; il «Gruppo Poesia 83» con sede a Rovereto, il «Gruppo culturale «Judicaria» con sede a Tione; il gruppo poetico «El Ròcol» di Fiera di Primiero. Dalla provincia di Verona: il Cenacolo «Gino Beltramini» ed il Cenacolo «Berto Barbarani» di Verona; il gruppo dei «Poeti del Luni» di Negrar, il gruppo culturale «El Casteléto» di Dolcè, il «Gruppo poeti» di Belluno Veronese. Dalla provincia di Vicenza: l’«Academia Aque Slosse» e il gruppo «Amissi de’a poesia» di Bassano del Grappa, il gruppo poeti de «El Graspo» di Thiene, il gruppo poeti de «La Panòcia» di Schio, un poeta da Padova. Dalla Lombardia, il Cenacolo «Al Fogolèr» di Mantova, l’Associazione «Acaya» di Como; poeti da Bergamo e da Erba di Como. Dall’Emilia, poeti da Bologna e da Ferrara.

Invitata, fra gli altri, da anni, anche chi scrive, appassionata e fedele sodale per il lungo e da loro riconosciuto lavoro di ricerca linguistico – letteraria, non solo dialettale.

Perché, per dirla con le parole del prof. Elio Fox, presidente del Cenacolo Trentino:

“(…) Si badi a quella che non è una sottigliezza accademica o una svista: Cenacolo trentino di cultura dialettale e non Cenacolo dialettale di cultura trentina. I promotori non volevano essere un circolo chiuso, ma lasciare fin dall’inizio la porta aperta verso altre realtà, convinti che l’«autarchia culturale» non giova a nessuno, soprattutto nel campo della cultura dialettale e popolare in decennale sofferenza (…). Come «nessun uomo è un’isola», neppure un’associazione lo è. Anzi proprio l’etimo suggerisce colleganza, comunione, amicizia (socius = amico). Quindi, dopo i primi incontri fra i soli soci, gli inviti sono stati rivolti prima ai gruppi trentini e poi via via, anno dopo anno, gli inviti sono stati allargati a gruppi del Veneto, della Lombardia ed infine anche dell’Emilia-Romagna. Gli inviti sono stati accolti da quasi tutti senza difficoltà, anche se venivano a spese loro.

Si è così scoperto che era bellissimo trascorrere delle ore assieme, scambiando opinioni, avanzando proposte, individuando problemi comuni. Nel volgere di pochi anni, quello che era nato, nel 1989, come un incontro fra i poeti del gruppo e dei loro familiari, è gradualmente diventato un appuntamento interregionale di grande spessore sociale e culturale, ormai sempre atteso e sempre più frequentato, momento quasi simbolo di solidarietà e fraternità poetica interregionale. E dal 1996 si chiama «Simposio di Primavera».

Che senso, dunque, dare all’evento in un contesto quale quello di quest’anno commemorativo del 150enario dell’Unità del nostro Paese?

Forse, sic et simpliciter, il senso dell’Unità Italiana, nel rispetto delle peculiari identità linguistiche, è un accomunarci nel Non dimenticare di Ricordare le nostre radici, la lingua di latte, quella dialettale, tanto cara a Foscolo come a Pasolini, è il ‘tener presente’ da dove veniamo per non perdere di vista dove andremo, per meglio ricongiungerci con quella ‘madre’ seppur ancor ‘giovine madre’, quell’Italia appena centocinquantenaria che è anche loro ‘sorella’, poiché tanto anche le lingue dialettali – e, per l’appunto, quella Italiana – devono alla Grande Madre, quella Latina.

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