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Il 2016 delle donne egiziane tra proposte e riforme di leggi.

Il 2016 delle donne egiziane tra proposte e riforme di leggi.

Il nuovo anno sembra essere pieno di attese per le organizzazioni femminili che, incoraggiate dal crescente numero delle parlamentari rispetto al passato, hanno avanzato modifiche e nuovi disegni di legge con cui migliorare lo status delle donne egiziane.

Mercoledi, 13/01/2016 -
A soli tre giorni dall’inizio dei lavori del nuovo Parlamento, tra l’altro il primo che dopo anni vede una presenza rilevante di deputate, ben 73, la associazioni femminili non hanno aspettato un attimo nel richiedere la modifica di leggi che coinvolgono le donne egiziane, affinché venga garantita loro una qualità di vita migliore rispetto al passato.



Iniziamo con la Federazione Generale delle Donne Egiziane che ha completato una proposta di legge con la quale chiede di tutelare i diritti della donna in caso di separazione o di divorzio. Viene domandato prima di tutto ed obbligatoriamente che la moglie sia presente durante le udienze, che l’assegno di mantenimento non sia inferiore al 25% del reddito del marito e che ci sia la possibilità di sottoporre al test del DNA i figli anche senza il consenso del padre. L’intento è quello di evitare che le decisioni prese in tribunale possano essere frutto di discriminazioni o pregiudizi nei confronti delle donne.



Di un altro problema invece si occupa la proposta avanzata dal Centro per lo Sviluppo del Cairo con la quale si chiede chiaramente di inasprire le pene per chi si macchia del reato di violenza domestica. “Il progetto vuole criminalizzare lo stupro matrimoniale e chiede un’intensificazione delle sanzioni penali per chi picchia la moglie” dice Intisar Al Saed che continua “ad oggi la pena non ha ancora un effetto deterrente. I tribunali egiziani tendono a ricorrere alla riconciliazione tra le due parti in modo che la questione si metta a tacere nel più breve tempo possibile”.



Altra proposta riguarda invece la partecipazione delle donne in politica. Sebbene sia aumentato il numero delle donne in Parlamento, salendo al 14% rispetto al 2010, la Fondazione della Nuova Donna chiede che la percentuale aumenti anche negli organismi politici locali così come stabilisce l’articolo 180 della Costituzione. Per Nevin Ebeid, portavoce della fondazione basta solo applicare quello che già è stato scritto, e difatti dice “la Carta costituzionale chiarisce che ogni unità locale deve eleggere un consiglio comunale con voto diretto e segreto per un periodo di quattro anni e che almeno un quarto deve essere formato dalle donne proprio per coinvolgerle sempre più nel processo decisionale”.



Non dimentichiamo che ai diritti delle donne sono legati anche quelli dei loro bambini. A questo proposito è significativa la proposta avanzata dall’Associazione delle Madri Detenute che chiede la modifica di alcuni articoli della legge inerenti i minori, la numero 126/2008.

“Ancora oggi la madre non può portare il bambino nella propria cella. Questo significa vietare alle detenute di stare con i propri figli almeno nei primi anni di vita” dice Nawal Mostafa (nella foto), ideatrice dell’associazione. “Chiediamo che vengano organizzate delle strutture abitative alternative alle carceri nelle quali le detenute possono vivere con i loro bambini almeno fino ai quattro anni di età di questi ultimi” continua. A queste si aggiungono altre richieste importanti, quali quella di posticipare la pena per la donna almeno fino a quando non esce dal carcere il marito, permettere il periodo di allattamento al seno e convertire le pene per reati minori in servizi sociali al fine di preservare per quanto possibile un senso di famiglia per i piccoli.



Sono proposte importanti che di fatto, entrando nell’agenda del nuovo Parlamento egiziano, permettono di sperare in un futuro che si apra alle donne del Paese, sperando però che questa volta accada per davvero.



La foto è stata presa dal profilo Twitter di Nawal Mostafa.

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