Nell'ambito di una iniziativa per ricordare Miriam Mafai a sei anni dalla sua morte abbiamo riletto i numeri dell'anno dei movimenti giovanili e della guerra del Vietnam
Lunedi, 09/04/2018 - A sei anni dalla morte di Miriam Mafai si è tenuta il 6 aprile presso la Casa internazionale delle donne, una iniziativa di ricordo e di approfondimento su alcune pagine della sua vita di donna impegnata nella politica, nel giornalismo, nelle battaglie sui diritti delle donne. Accanto agli interventi di giornalisti e giornaliste (Corrado Augias, Patrizia Carrano, Bianca Stancanelli) e di alcune ricercatrici della Società Italiana delle Storiche (Simona Fedi e Alessandra Gissi) Noi Donne ha voluto portare un suo specifico contributo a partire dal fatto che Miriam Mafai dal 1965 al 1970 ne è stata Direttora (suoi articoli in Noi Donne).
Nell’ambito dell’impegno di valorizzazione del patrimonio storico e culturale del suo Archivio storico si è pensato per questa occasione di fare una sorta di carrellata del Noi Donne del 1968.
La rilettura dei diversi periodi di un giornale come Noi Donne non è semplice in generale anche per gli intrecci complessi che ha caratterizzato le relazioni tra questo giornale e le diverse fasi e i diversi orientamenti politici e organizzativi prima di tutto dell’UDI, proprietaria della testata ma anche di altri soggetti (soprattutto i partiti della sinistra) che hanno inciso direttamente o indirettamente in alcuni anni su alcune delle vicende e le scelte sul ruolo e il profilo di Noi Donne. Ma quello che è certo ed emerge dalla rilettura del Noi Donne negli anni di direzione della Mafai è la scelta portata avanti con decisione e professionalità di farne un “giornale politico”, in relazione ad altre possibili impostazioni, ad esempio di “giornale di massa delle donne” sia pure orientato in senso progressista, come era stato negli anni '50.
Chi oggi sfoglia quegli anni e non solo a partire da quello che ha scritto Miriam Mafai (soprattutto i suoi editoriali) ha una impressione di giornale con una chiara linea editoriale, aperto, come era sua tradizione, a tanti temi e approcci che potevano interessare tutte le donne (vedi la continua attenzione alla moda o ad altri temi leggeri) ma con un asse centrale molto deciso e attivo sui temi politici e sociali del periodo, “su cui si schiera” o comunque intende fare opinione tra le donne e non solo. Temi sociali come il lavoro e le varie forme di sfruttamento specie femminile, i servizi che mancano, le condizioni di povertà del Sud, ma anche la lotta politica su visioni retrive sulle donne e la società, su nuovi diritti. L’impegno internazionale.
La rilettura del 1968 è stata fatta seguendo alcune traiettorie: 1) il rapporto tra Noi Donne e quanto succedeva in quell’anno cruciale; 2) gli assi politici di impegno in particolare per quanto riguarda le donne; 3) lo sguardo internazionale; 4) la selezione di alcune “perle” di scrittura . L’anno dei movimenti
Il '68 come anno dei movimenti entra in Noi Donne presto, ma si sviluppa con molta gradualità, rappresentando in qualche modo la difficoltà generale nelle realtà di sinistra di allora di capire subito le implicazioni più profonde di quello che avveniva, al di là degli avvenimenti più eclatanti. Il primo articolo è a febbraio sui movimenti nelle Università, poi ci sono alcune piccole finestre su episodi allora importanti per chi partecipava a quei movimenti, come la decisa presa di posizione di Ferruccio Parri a difesa degli studenti picchiati selvaggiamente a Piazza Cavour durante una pacifica manifestazione e poi arrestati e sottoposti a durissimi maltrattamenti, se non torture vere e proprie. C’è a fine marzo uno spazio dedicato, tra il serio e il semiserio, al “Vocabolario dei ribelli”. Da aprile e maggio si parla di contestazione studentesca con inchieste sui '68 degli altri paesi. In Germania con una inchiesta sulle “Ragazze rosse di Berlino”, dove per la prima volta si parla di “donne protagoniste” dei movimenti. In Francia, grazie ad alcuni reportage fatti da Bruna Bellonzi e Antonietta Macciocchi, quest’ultima molto “partecipe politicamente” della lotta antisistema e anticapitalista del maggio francese. E le donne? Non era facile neppure per un giornale di donne parlare di uno “specifico femminile” di fronte a un movimento nel quale ragazzi e ragazze erano e si sentivano insieme per una lotta comune. Ma Noi Donne, a differenza di altri giornali, comincia a poco a poco a indagare anche su cosa stava succedendo nella sfera non solo pubblica ma dei cambiamenti dei comportamenti soggettivi dei giovani e tra i sessi.. E questo grazie alla originalità del modo di fare inchiesta di Gabriella Lapasini, che a ottobre attraverso due inchieste (“I giovani che hanno lasciato la famiglia” e “Le studentesse che contano”) fornisce una lettura nuova, fotografando le distanze tra generazioni anche politiche di donne di quel periodo. L’articolo sulle studentesse “che contano” si conclude con “io per una organizzazione femminile per la emancipazione della donna, ci sto ma che sia nuova, combattiva, diversa”. Le campagne politiche di Noi Donne
Sul piano della politica delle donne Noi Donne nel '68 svolge un ruolo deciso di veicolo di campagne politiche. Emblematico il numero dell’8 marzo, che ha come cuore una Piattaforma delle donne, ampia, articolata, motivata con analisi, efficace anche per le immagini di vita vera pubblicate. Una campagna quasi da “partito delle donne”, si direbbe oggi, ma che allora rappresentava la volontà del movimento di massa delle donne, di imporre agli interlocutori politici e istituzionali di allora delle vere e proprie vertenze su nodi allora e ancora cruciali: il lavoro, i servizi sociali, la scuola, le leggi sui diritti. Il ruolo di Noi Donne è non solo di farsi portavoce ma di ampliare la consapevolezza e anche le informazioni tra le donne su quanto avveniva a livello politico e istituzionale. In “Quante sono e chi sono le donne al Parlamento” si parla delle parlamentari come rappresentanti delle donne e si da conto dei principali temi su cui ci sarà da parte loro un impegno nelle istituzioni. E’ interessante sottolineare però che gli editoriali di Miriam Mafai del '68, che segnano una specie di filo di continuità, non partono quasi mai da temi e questioni riguardanti strettamente le donne ma da fatti generali su cui le donne dovevano farsi una opinione per poi decidere come partecipare a quella vita politica per cambiare la loro condizione. La tutela della laicità dello Stato è una linea che merge continuamente e certamente non scontata neppure a sinistra in quel periodo. Noi Donne si schiera in modo chiaro e forte contro le posizioni retrive della Chiesa e dei politici che la seguivano sugli anticoncezionali e a favore di una legge che li consentisse. Si anticipa in più parti il discorso del divorzio. Noi Donne denuncia la condizione delle donne nei manicomi, terreno su cui era iniziata una nuova stagione di battaglia politica e culturale. L’impegno internazionale
Noi Donne ha avuto sempre una attenzione alla dimensione dei fatti internazionali. Ma il Noi Donne di Miriam Mafai traduce questo in un filo conduttore, realizzato con il massimo dell’impegno giornalistico. Colpiscono le bellissimi inchieste sulle donne del terzo Mondo. Elena Giannini Belotti, nel gennaio realizza dall’India uno straordinario reportage che mette al centro non solo le povertà ma soprattutto le discriminazioni ataviche, materiali e culturali verso le donne e l’infanzia. Colpisce soprattutto lo spazio e il modo con cui Noi Donne nel '68, mentre gli studenti marciavano con le bandiere vietnamite, fa vivere in diretta ciò che avveniva realmente nella guerra del Vietnam. Colpisce la scelta chiara politica ed editoriale di mettere le donne di quel paese quali protagoniste, al centro della attenzione dell’opinione pubblica, femminile e non solo. Pagine ancora oggi uniche nel racconto di quella guerra e del percorso verso la pace. Nello speciale pubblicato in occasione del 25 aprile del '68 “Quelle che chiamano Vietcong” pieno di informazioni, immagini, testimonianze Noi Donne fa rivivere il legame di questa lotta di donne con la memoria del ruolo delle nostre partigiane.
Nel giugno del '68 la stessa Mafai realizza un emozionante reportage sul Medio Oriente, dal titolo quanto mai attuale: “L’arabo errante, in Siria un anno dopo la guerra” con un quadro drammatico di quello che avveniva nei confini tra Israele, Siria e Giordania dove migliaia di palestinesi erano stati costretti a rifugiarsi in campi profughi. Nel numero di novembre poi c’è un servizio dagli USA contro le troppe armi in mano ai ragazzi americani!! Alcune perle giornalistiche
Nell’aprile del '68, anticipando quello che sarebbe stato un vero simbolo oltre che “best seller” della rivoluzione delle donne contro gli stereotipi, “ Dalla parte delle bambine”, Elena Belotti scrive su Noi Donne un lungo articolo, rivolto soprattutto ai genitori e alla scuola dal titolo “Che guaio essere una bambina”, che chiude così: domandiamoci, ogni volta che diciamo qualcosa a nostra figlia, lo direi se fosse un maschio? Se la risposta è no e se amiamo la nostra bambina, non facciamolo.”
In un altro numero l’attore Paolo Villaggio, sollecitato dalla redazione di Noi Donne scrive una nuova e originale storia aziendale, mettendo come protagonista la figlia di Fantozzi e la sua esperienza di un lavoro. Una lettura quanto mai divertente ancora oggi.
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