Una tre giorni per la riapertura di uno spazio storico per Roma che si preannuncia indimenticabile.
La fila di gente iniziava da via Arenula. Gruppetti e grupponi di “pischelli” e adulti, italiani e stranieri, chi con la birra in mano, chi con una sigaretta tra le labbra, chi immerso in chiacchere per ingannare l’attesa. La liturgia che si ripeteva ogni fine settimana era quella del popolo della notte che aspettava di entrare al Rialto Sant’Ambrogio, luogo di arte, cultura e movida divenuto in poco tempo celebre e frequentatissimo da un pubblico eterogeneo.
Il gruppo che ha dato vita a questa esperienza occupa dapprima un palazzo a via Nazionale, nel 2000, e dopo qualche tempo si traferisce, tramite ordinanza del sindaco, nella sede del ghetto. “L'idea originaria era il superamento del centro sociale quale luogo periferico e pasoliniano che diviene punto di riferimento culturale indipendente pronto a confrontarsi in maniera paritetica con gli assetti di potere”, spiega Luigi Tamborrino, deus ex machina del Rialto. Dall’apertura, oltre dieci anni fa, il posto ha avuto un successo clamoroso, dovuto principalmente al passaparola e al tipo di eventi non convenzionali che ha sempre proposto. Però, nonostante il successo, anzi forse a causa di questo, i rapporti con le giunte capitoline negli anni non sono stati molto distesi, fino ad arrivare al punto di rottura nel marzo del 2009.
“La politica sconta un notevole ritardo culturale in confronto al territorio. Diciamo che ha una distorta idea di cultura che passa dall'ufficialità degli spazi monumentali non riconoscendo il dinamismo della contemporaneità” – continua Luigi – “Cosi capita per l'appunto che il Rialto attiri le attenzioni delle Istituzioni non come luogo di produzione culturale ma come problema da risolvere”. È la sera del 23 marzo 2009 quando il centro culturale viene sgomberato e posto sotto sequestro dalla Polizia. L’ex assessore Croppi si dichiarava estraneo alla vicenda, a suo dire, frutto di un’iniziativa della Questura senza mandato comunale. Maurizio Bartolucci e Francesco Siciliano, responsabili allora della Cultura rispettivamente del Partito Democratico di Roma e del Lazio, in una nota, condannavano lo sgombero e denunciavano il clima "pesante e involuto" che si respirava nella capitale.
Niente da fare però. Il centro chiudeva i battenti e gli organizzatori venivano accusati di intrattenimento non autorizzato e di disturbo della quiete pubblica. Tutt’altro che una passeggiata: nove capi di imputazione, tre processi, innumerevoli udienze. Nei cinque anni di silenzio forzato, gli imputati si sono difesi e, con buona pace di chi avrebbe voluto zittirli per sempre, il tribunale di Roma lo scorso 14 febbraio li ha assolti perchè il fatto non sussiste e contestualmente ha ordinato il dissequestro. “Ora siamo tornati, e siamo tornati per restare” - conferma Luigi.
Al via dunque, RI-START, la tre giorni di arte, musica, teatro, videoinstallazioni, percorsi di lavoro e clubbing. “L’enorme risposta della popolazione (si contano oltre 5mila “parteciperò” all’evento su Facebook, ndr) sta a dimostrare che se si mettono in campo offerte culturali dinamiche, contemporanee e indipendenti, la citta risponde. Le amministrazioni dovrebbero capire questa voglia di contemporaneità invece di assecondare solo e sempre il residente che si lamenta per il rumore. Noi vogliamo solo agibilità e indipendenza dalla politica e dai meccanismi di controllo, ovvero produrre cultura senza subalternità.”
Tra i tanti ritorni graditi al pubblico una “chicca” made in Rialto, la serata “Condominio”, famosa per la qualità della musica e per l’atmosfera friendly. Nata “per caso” nel 2006 da un gruppo di giornalisti curiosi e attenti che si sono innamorati dello spazio: Loredana Tartaglia, Gilberto Maltinti e Doriana Torriero. È lei che prova a spiegarne il successo così: “Grazie alla nostra professione, pur non essendo più giovanissimi, siamo ben inseriti in tanti ambienti diversi. Questo ci ha permesso di raggiungere un pubblico molto eterogeneo per età, nazionalità, classe sociale. Condominio adesso torna nella veste di sempre (solo per questa volta di giovedì invece che il solito ultimo venerdì del mese, ndr): una serata di svago, bella musica, libera da qualsiasi tipo di discriminazione. Una notte per tutti dove il divertimento è socializzare, ballare, in compagnia di musica pazzesca e performance artistiche.”
La riapertura del Rialto Sant’Ambrogio è una gran bella notizia, che però stride ancora di più con i fatti degli ultimi giorni avvenuti nella Capitale: gli sgomberi forzati di palazzi occupati alla Montagnola, a via delle Acacie e all’ex-Hertz, e la messa a tacere dell’Angelo Mai Occupato, spazio teatrale e musciale indipendente. Tra i tanti che si stanno mobilitando per liberare l’angelo da chi vorrebbe tagliargli le ali, molti i nomi illustri della musica e dell’arte, come Vinicio Capossela, il maestro Franco Battiato, e gli attori Nicoletta Braschi e Luigi Lo Cascio.
E ancora, la mattina del 23 aprile, circa duecento attivisti di oltre settanta organizzazioni sociali hanno occupato simbolicamente un palazzo nobiliare di via del Governo Vecchio 39, per lanciare la campagna 'DeLiberiamo Roma'. Quattro delibere da firmare per sostenere un’idea di città e di cultura che nasce e si sviluppa dal basso, con una gestione dei soldi trasparente e collettiva, e che crea bellezza e senso. Un’idea di cultura che le Istituzioni locali e nazionali non comprendono (forse perché non prevedono alcun tipo di lucro ma la sola sostenibilità delle attività) e reprimono senza troppe esitazioni.
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