La donna del mese - Ha sette figli, 49 anni e vive a Bali. E' la prima ostetrica al mondo ad avere ricevuto un premio per la pace, l'Alexander Langer 2006
Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2006
Ha sette figli, 49 anni e vive a Bali. E' la prima ostetrica al mondo ad avere ricevuto un premio per la pace, l'Alexander Langer 2006. Viene così riconosciuto quello che Maria Montessori ribadiva già un secolo fa: la costruzione di un mondo senza violenza parte dalle primissime esperienze dell’infanzia. Scrive Ibu Robin: “un inizio della vita sano e dolce è il fondamento di una vita d’incanto. La pace nel mondo può venir costruita cominciando oggi, un bambino per volta”.
L’impressione immediata che si riceve da questa donna dalla statura minuta, il parlare lento ed essenziale e gli occhi attenti a cogliere il senso di ciò che la circonda, è quella di una persona abituata più alla prassi che alle parole. Siamo andate ad incontrarla a Roma all’appuntamento organizzato dal Centro Informazione Maternità e Nascita “Il melograno”, a cui si deve la candidatura al premio di questa “ostetrica dai piedi scalzi”. La motivazione: “il suo impegno a favore di una gravidanza sana, un parto dolce, un’accoglienza felice del neonato, e contro la malnutrizione e la crescente tendenza a medicalizzare l’evento della nascita”.
Quando è il suo turno di intervenire Ibu Robin Lim si limita a mostrare e illustrare, attraverso un video, il lavoro svolto nel Centro per la nascita da lei fondato a Bali nel 1994 (dove lavorano 29 ostetriche indonesiane coadiuvate da venti volontari internazionali) e nella “Tsunami Relief Clinic”, costruita ad Aceh, nell’isola di Sumatra, utilizzando il legno recuperato dalle distruzioni dell’onda anomala del 2004.
Conclusa la proiezione sono molte le curiosità rimaste tra chi la ascolta. E lei, calma, risponde a tutte le domande, sempre parlando poco di sé e molto del lavoro che si svolge in una Indonesia visitata da una nuova emergenza alimentare: quella causata dalla presenza di OGM nella soia e dalla mancanza di creatina nel riso prodotto a livello industriale, più povero a livello nutrizionale. La carenza di proteine nella soia e nel riso coltivati a partire dagli anni Ottanta è causa di un significativo aumento di emorragie da parto e di morti nelle partorienti.
Come nasce l’idea di fondare a Bali un Centro per la nascita finalizzato ad assistere la maternità e a fare partorire in maniera dolce?
Il nostro centro non è solo rivolto alle madri. Svolgiamo anche lavoro di cura a bambini affetti da malattie, a donne malnutrite, aiutiamo le donne a scegliere la maternità consigliando sistemi anticoncezionali o curando casi di sterilità. I nostri metodi di cura sono per lo più naturali e facciamo largo uso dei metodi terapeutici tradizionali di Bali. L’idea di fondare il Centro è stata legata all’emergenza dell’aumento di emorragie nelle neo-mamme, che già negli anni Ottanta una dottoressa aveva scoperto essere connesso alla malnutrizione e in particolare al riso.
E nessun’altro aveva affrontato questo problema?
La risposta della medicina moderna a questa emergenza era stata quella di portare le madri in ospedale. Ma a Bali gli ospedali hanno costi altissimi e chi non può permettersi di pagare deve rinunciare a portare a casa il proprio bambino. Così il nostro lavoro è iniziato insegnando alle donne a mangiare meglio per evitare l’insorgere dell’emorragia, poi dalla pratica quotidiana con queste donne è emersa l’esigenza di recuperare un modo di partorire che fosse al tempo stesso naturale e sicuro.
E lei come ha iniziato la sua carriera di ostetrica?
Io non ero un’ostetrica prima. Ho iniziato a sensibilizzarmi al tema del parto e della necessità che fosse liberato dall’eccesso di medicalizzazione nel 1977, con la nascita della mia prima figlia. Vivevo allora negli Stati Uniti e in seguito alla mia esperienza di maternità ho iniziato a scrivere libri, tra cui appunto una guida per le donne dopo il parto. Da quando ho iniziato ad occuparmi del problema delle partorienti di Bali sono state le donne stesse a “rapirmi” ed a spingermi a diventare ostetrica. Così sono tornata negli Stati Uniti per prendere il titolo e da allora assisto decine di parti al giorno. Ogni parto è diverso, più o meno problematico, e capita, ma raramente, di dover ricorrere al cesareo, che facciamo di tutto per evitare: innanzitutto per favorire una nascita dolce e poi per evitare gli alti costi dell’eventuale ospedalizzazione. Tutti i bambini nati ai nostri centri vengono nutriti col latte materno.
Qual è la reazione locale alla presenza di un Centro così?
Positiva non soltanto per coloro che ne usufruiscono come utenti, ma anche per lo staff che vi lavora, tutto indonesiano e pagato una miseria. Alcune ostetriche anziane sono state felici di potere venire a lavorare da noi, dove possono svolgere pienamente il loro lavoro, non come negli ospedali “civilizzati” in cui il ginecologo conta molto di più.
Quale il valore, per lei, di questo premio?
Esiste una strettissima relazione tra le donne e l’ambiente. Non mi riferisco soltanto al lavoro svolto dalle donne quotidianamente, ma anche proprio al momento della nascita. Se si riesce a fare un parto dolce i bambini vengono al mondo senza la scissione tra corpo e testa. E questo contatto mente-corpo-cuore-spirito, è il primo passo per la costruzione di un mondo più pacifico.
(13 novembre 2006)
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