Nutriamo il mondo/1 - Dall' EXPO 2015 e dalle Donne arriveranno arriveranno idee e progetti per nuove strategie di sviluppo. Intervista alla prof.ssa Claudia Sorlini
Bartolini Tiziana Lunedi, 03/11/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2014
È appena tornata dall’America Latina e da Londra dove ha partecipato ad incontri in qualità di presidente del Comitato scientifico per Expo 2015 del Comune di Milano, soggetto che “insieme ad altri contribuirà a scrivere la Carta dei Valori che sarà il lascito morale di questo evento mondiale”. Intervistiamo la prof.ssa Claudia Sorlini, già Preside della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, per comprendere il senso del tema proposto dall’esposizione universale che aprirà i battenti il prossimo 1° maggio: Nutrire il Pianeta, Energia per la vita.
Le donne, l’agricoltura e la politica. Quali le connessioni con l’Expo?
L’empowerment delle donne è tra gli obiettivi dell’Expo 2015 sia per il loro ruolo in generale sia nell’attuazione delle politiche. Le donne contano molto per il contributo di lavoro concreto che forniscono a tutti i livelli della filiera alimentare, ma contano ancora poco nei livelli decisionali. L’obiettivo è modificare questa asimmetria, che ha relazioni profonde con la lotta alla fame. Ci interessa che la Carta contenga questi valori con il conseguente impegno da parte di tutti i Paesi nel sostenere, tra l’altro, l’agricoltura di famiglia, in cui le donne sono protagoniste.
Che ruolo ha il Comitato scientifico nell’ambito dell’Expo?
Il Comitato scientifico è costituito da un rappresentante per ciascuna delle sette università milanesi (in genere un prorettore), da un rappresentante della Regione, della società Expo, del Padiglione Italia, delle Fondazioni milanesi, nonché la delegata del sindaco di Milano alle pari opportunità. Mi preme sottolineare che lavoriamo tutti senza compenso e che il budget, minimo, è destinato unicamente a coprire le spese per partecipare o organizzare eventi nazionali ed internazionali destinati a portare nel mondo i contenuti scientifici, economici ed umani dell’esposizione. Questa non punta a mostrare le grandi tecnologie ma piuttosto a far crescere la coscienza, la responsabilità sociale, la consapevolezza che questi temi in un mondo globalizzato come quello attuale ci riguardano tutti. L’esempio dell’ebola è lampante. Inoltre, aggiungo, diffondere i contenuti dell’Expo 2015 aiuta a promuovere un’altra idea dell’Italia, completamente diversa da quella proposta dallo scandalo delle tangenti legate all’EXPO.
Quale impatto ha avuto all’estero per la nostra immagine un fatto così grave?
Certamente non positivo. Il nostro lavoro contribuisce a controbilanciare quell’immagine negativa e anche a chiarire come gli scandali coinvolgono pochi mentre la stragrande maggioranza delle persone che lavorano per il successo di EXPO è estranea ad ogni forma di corruzione. Fra questi ci sono anche decine di associazioni, centri culturali, docenti, ONG che organizzano attività in modo volontario nelle scuole, nei quartieri, nei piccoli comuni. Le donne sono protagoniste di questo movimento.
Quale sarà l’impatto economico dell’EXPO 2015 per l’Italia nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo?
Questo appuntamento è una opportunità straordinaria anche per un ritorno economico globale. L’interesse per l’Italian food con questa esposizione sta aumentando in modo significativo. Non sono in grado di dire come si chiuderà il bilancio alla fine del semestre espositivo perché prescinde dalle mie competenze, ma sono convinta che EXPO generi (anzi ha già generato) un’onda lunga che produrrà effetti decisamente positivi nel tempo, incrementando l’interesse del mondo per l’Italia: dalla gastronomia alla cultura, dai beni storico-archeologici alla dieta mediterranea, alla diffusione del principio della responsabilità sociale. Mai si è parlato tanto come ora di agricoltura, alimentazione, salute, sviluppo sostenibile e futuro del pianeta.
Quale, invece, l’impatto sui macro sistemi planetari?
Nutrire il pianeta lo intendiamo declinato con la garanzia di una sostenibilità ambientale. Non possiamo più pensare ad uno sfruttamento del pianeta che punti ad aumentare le produzioni impiegando indiscriminatamente le risorse energetiche e ambientali. Nei numerosi dibattiti che la Commissione Europea ha programmato dal mondo della scienza, dell’agricoltura, dell’impresa, delle organizzazioni non governative, della società civile arriveranno molti suggerimenti ai grandi della terra per le nuove strategie di sviluppo finalizzate a ridurre gli sprechi, a coltivare consumando meno energia e meno acqua e senza distruggere la biodiversità e la fertilità dei suoli garantendo cibo a tutti. Ci sarà spazio anche per discutere su come contrastare il grave fenomeno del land grabbing, che vede grandi imprese e governi di paesi ricchi accaparrarsi in paesi poveri decine di migliaia di ettari per coltivazioni destinate a produrre energia o cibi per i paesi investitori, fenomeno che colpisce in modo particolare le numerose donne impegnate nel settore.
La scienza avrà un ruolo importante e l’Expo sarà occasione anche per parlare di ogm. Forse non a caso in Italia si è acceso un dibattito recentemente...
Premetto che il Comitato scientifico non prende posizione sugli ogm ma favorisce dibattiti in cui ci si confronti non ideologicamente. È necessario un approccio nel quale si portino risultati di ricerche, sperimentazioni, coltivazioni in campo, valutazioni serie di carattere ambientale, sociale, economico ed anche politico . La mia opinione è che non esiste una soluzione che vada bene in tutto il mondo. Se la provitamina A del ‘riso d’oro’ può risolvere la fame e la cecità in alcune regioni, quel riso va coltivato. Le coltivazioni ogm possono creare vantaggi agli agricoltori in paesi come gli Stati Uniti, con alta meccanizzazione dell’agricoltura e campi a lunga aratura, con una agricoltura basata sulla produzione di commodities. Non credo che gli ogm porterebbero vantaggi all’economia italiana, visto che l’Italian food, le cui esportazioni contribuiscono significativamente ai nostri bilanci, è apprezzato per le sue produzioni di alta qualità esenti da manipolazioni. Nel caso le coltivazioni ogm venissero approvate, sarebbe indispensabile avere linee guida per evitare reciproche contaminazioni genetiche con l’agricoltura biologica e convenzionale. Vanno valutati inoltre con attenzione anche gli impatti sociali dell’introduzione di sementi transgeniche nei paesi in via di sviluppo la cui economia si basa su varietà locali. Così come va valutato l’impatto politico-economico di un’agricoltura europea che dipenda per le sementi transgeniche dalle grandi e poche aziende produttrici situate fuori del vecchio continente (USA). Tutte queste considerazioni non devono impedire ricerca e sperimentazione su questi temi.
Come immagina l’Italia tra venti anni rispetto all’agricoltura?
Sono ottimista. Il ritorno dei giovani all’agricoltura, l’aumento delle iscrizioni agli Istituti e alle Facoltà di Agraria, la scelta di molti Italiani di andare a vivere in piccoli centri sono segnali di interesse per il mondo rurale che contribuiranno a ridare all’agricoltura il valore che si merita. Oggi il prezzo del cibo incide sul 16-18% del reddito familiare e la quota che va all’agricoltore è davvero irrisoria: uno squilibrio che può essere fronteggiato da un’agricoltura più forte. E le donne partecipano - bravissime - a questa sfida, salvando aziende in difficoltà con una straordinaria capacità creativa che si aggiunge all’antica sapienza.
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