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I Preraffaelliti a Roma

I Preraffaelliti a Roma

Al Chiostro del Bramante - a Roma -: il raffinato estetismo liberty della donna-fiore. La mostra prorogata fino all'8 giugno

Domenica, 01/06/2014 - E' stata prorogata fino al prossimo 8 giugno l'esposizione, presso il Chiostro del Bramante (a Roma), della elegante collezione Perez Simon. La mostra, meritevole di attenzioni ed elogi, si concentra su Lawrence Alma-Tadema ed i pittori dell'Ottocento inglese, i cosiddetti: Preraffaelliti.



Quando la Regina Vittoria salì al trono (per prestare il suo nome ad un'epoca florida e prosperosa che arrivò a baciare il primissimo Novecento), nel 1837, non aveva che diciotto anni. La storia la ricorda con lo sguardo lucido e austero, la carnagione lattiginosa sotto il morbido ermellino, ed un diadema sfavillante sulla chioma castano-cenere.



Un'epoca di stabilità e di espansionismo coloniale, come si è detto, che lasciava ipocrisie, viltà e sconquassi sotto un pregiato tappeto, lontano dagli occhi dei ceti più alti.



In tale contesto si forma la Confraternita dei Preraffaelliti, un movimento simbolista e decadente, contrassegnato da picchi lirici di nostalgia e alienazione.



I dipinti di Sir Alma Tadema, Edward Burne-Jones, John William Godward, Arthur Hughes, Albert Moore rappresentano proprio questo estetismo inerziale e splendido come un sole al tramonto.



La donna occupa, in questa corrente, tutto lo spazio. Femmes fatales, odalische sensuali, matronae imbellettate di minerali e gioielli, sotto una pioggia di petali rosei, in un tempo sospeso e volutamente anacronistico... fra le rovine di un'Impero - quello romano - à la fin de la décadence, direbbe Verlaine.



La donna, seduttiva e a sua volta sedotta da piaceri carnali intravisti nella malinconia - inarrivabili e ancora indefiniti - si accosta al motivo e al simbolo del fiore nel senso più pascoliano possibile. Come in una "digitale purpurea".



Tuttavia, nella dilatazione spazio-temporale della melancholia (che è sotterraneo rimpianto di cose perdute e ancora sognate, come se da un'eternità stessero svanendo) riecheggiano meglio dei versi di Montale: "Tendono alla chiarità le cose oscure / si esauriscono i corpi in un fluire / di tinte: queste in musiche. Svanire / è dunque la ventura delle venture".



Marta Mariani

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