Società/ Statistiche di genere - Depositate in Parlamento alcune proposte di legge per assicurare che le statistiche ufficiali siano prodotte tenendo conto della differenza di genere
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006
Come dice il protagonista all’inizio del film “Le invasioni barbariche” nella storia contano i numeri, e poi i numeri, e poi ancora i numeri. Ma anche i numeri non sono neutri anzi… La carenza di dati disaggregati in base al sesso è uno degli elementi che più volte in questi anni è stato giustamente denunciato come elemento di grave limite per poter condurre analisi, per fare proposte, per introdurre correttivi, nelle scelte politiche pensate come “neutre”, ma quasi sempre pensate per un “maschio medio”. Sono depositate in Parlamento alcune proposte di legge per assicurare che le statistiche ufficiali siano prodotte tenendo conto della differenza di genere.Quindi tutto procede: basta che ci si sbrighi per realizzare questo semplice elemento correttivo che anche un po’ di buon senso trova opportuno. (tra l’altro una delle proposte in questo senso che devono essere discusse è stata assunta, come a volte succede, in maniera trasversale dalle parlamentari di tutti i gruppi minoranza e maggioranza). Ma basta produrre statistiche di genere? No, bisogna anche leggerle, anzi, saperle leggere. In occasione della giornata mondiale contro il fumo le fumatrici si saranno innervosite (e avranno fumato di più) leggendo le statistiche diffuse dal ministero della Sanità, anzi la lettura che si è data delle statistiche, perché i numeri non hanno colpa!
I titoli dei giornali erano veramente preoccupanti: “ il fumo è donna,” recitavano, e così si sentiva ripetere dagli esperti nelle immancabili interviste ..”infatti, le donne fumatrici sono aumentate del 10% nello scorso anno contro il 3% dei maschi.” Ed ancora ”se il 2005 sembra essere l’anno della ritirata dal fumo, aumentano i baby tabagisti e le vittime tra le donne”.
C’era veramente da preoccuparsi. C’era? Certo, perché se si leggono bene i numeri ad essere più preoccupati dovevano essere i maschi del nostro paese e non le donne. Il tasso di crescita dei fumatori del “solo” 3% si riferisce ad un valore assoluto di circa ben 330.000 nuovi fumatori, invece il dato veramente “preoccupante” delle donne, secondo quanto denunciato -l’aumento del 10%- si riferisce ad un valore assoluto di circa 40.000.
Così come, rispetto al rischio di ammalarsi, se è vero che le donne dimostrerebbero un trend di crescita positivo, 8.000 in più in 20 anni, con un totale di 21.000 nel 2020, gli uomini dovrebbero diminuire di 12.000 arrivando a 55.000 nel 2020, insomma due volte e mezzo il totale delle donne!, e siamo solo poco più della metà!
Insomma , come spiegare che anche in presenza di analisi statistiche divise per sesso poi la lettura che ne viene data è colpevolizzante soprattutto per le donne? Che il fuma faccia male lo sanno tutti uomini e donne ma perché consolare allora i maschi?
Quindi, se la raccolta e la classificazione di dati e di informazioni statistiche, disaggregate secondo l’appartenenza al sesso per consentire un’analisi comparativa di genere è uno degli elementi fondanti per elaborare politiche di genere, per introdurre il mainstreaming, per intraprendere politiche attive di pari opportunità, anche la lettura di genere deve avvenire senza pregiudizi, magari imparando a leggere i dati e le statistiche!
Lascia un Commento