Venerdi, 29/01/2021 - Se qualcuna ha avuto occasione di vedere l'interno del palazzo dei Nobel sarà stata impressionata dalla galleria dei ritratti: autoreferenzialità delle effigi maschili, quasi assenti le donne. Noi Donne con l'agenda 2021 ha rimesso un po' d'ordine conoscitivo sull'eccellenza delle donne proprio dopo l'anno in cui molte hanno ricevuto il massimo degli onori riservati agli scienziati. Il primo dei premi che Alfred Nobel istituì a riparazione degli impieghi bellici della dinamite da lui scoperta è del 1901 e le scienziate erano già pronte: Marie Curie lo riceve nel 1903, l'unica che farà il bis. Significa finalmente la parità se nell'Accademia si contestò l'attribuzione a una vedova convivente con un separato padre di quattro figli (certo non censurabile come adultero se fosse stato candidato al premio)? Due anni dopo il riconoscimento, addirittura un Nobel per la pace, toccò a Bertha von Suttner, la donna che per prima tenne una conferenza a Roma in Campidoglio e per prima dimostrò che il diritto alla pace per le donne si coniuga con l'impegno attivo contro la guerra che va "cacciata dalla storia" e attuata da un’Europa unita contro le nuove minacce nazionaliste. Vennero invece due guerre tremende e "mondiali", dopo le quali il Nobel protesse intellettuali di fama e valore perseguitati dai loro governi come la giurista iraniana Shirin Ebadi, una delle fondatrici del Tribunale Penale Internazionale che, dopo il ritorno di Khomeini, dovette dimettersi dalla magistratura perché vietata alle donne e in continuo pericolo come avvocata dell'opposizione: fu la prima donna musulmana a ottenere lo stesso riconoscimento pacifista di Bertha.
I Nobel del 2020 hanno incoronato 861 uomini e 56 donne: lo scarto resta, soprattutto perché ormai la ricerca è di gruppo e nelle università dirigono gli uomini; eppure hanno fatto parlare il Nobel dell'economia attribuito a Esther Duflo, notoriamente favorevole ad abbandonare la teoria classica per affrontare il cambiamento sociale del mondo, e quello della chimica a un tandem franco-americano (Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna) pronte a rammendare il Dna difettoso, entrambi illuminati da una Nobel-poeta, l'americana Louise Gluck.
Era un segnale: l'Accademia anticipava la politica.
Infatti il 2021 si è svegliato scoprendo che stavano emergendo tante donne di governo. I poteri forti dell'Europa sono femminili: la triade Ursula von der Layen (che aveva preventivato una Commissione di 17 donne e 18 uomini, poi ridimensionata per impedimenti degli stati di appartenenza), Christine Lagard e Angela Merkel sta egregiamente pilotando la politica europea e, in presenza della catastrofe pandemica, ha rivoluzionato coraggiosamente le leggi dell'economia con un'intesa complice tra la Commissione, la Banca europea e la presidente del paese più influente con risultati efficaci. Ma è il contesto continentale che è davvero cambiato: Germania, Norvegia, Danimarca, Islanda, Finlandia sono Stati governati da donne, presidenti che non si mettono in mostra, non cercano scoop (d'altra parte neppure i media li cercano), miglior gestione anche del covid.
Nella Danimarca di Mette Frederiksen il Parlamento ha votato "senza voti contrari" una legge che stabilisce che il sesso senza consenso è sempre stupro (come è già in Belgio, Croazia, Cipro, Germania, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Svezia, GB, Italia no). In Finlandia Sanna Marin, socialdemocratica, con una coalizione di larghe intese tutta femminile, ha portato al voto un emendamento costituzionale per rendere la scuola obbligatoria e gratuita (libri di testo compresi) fino ai 18 anni; ultima, a metà gennaio, l'Estonia, dove già il Capo dello Stato è femmina e colpiva lo sguardo vedere Kaja Kallas, diventata Presidente del Consiglio, giurare nelle mani di Kersti Karjulaid. A margine, notevole anche il voto leale della sospetta Amy Barrett, la giudice cattolica conservatrice nominata da Trump, contro l'accoglimento del ricorso davanti alla Corte di Giustizia del Senato del procuratore del Texas che contestava il conteggio dei voti elettorali. Siccome le donne stanno diventando prime ministre in tante parti del mondo (è al bis Jacinda Ardem, socialista che ha aperto ai Verdi senza aver bisogno di sostegno di voti, mentre si è rifugiata in Lituania, Svetlana Tichanovskaja, vincitrice delle elezioni in Bielorussia contro Lukaschenko) va sottolineato il fatto politico di un Biden che non sarebbe Presidente senza l'empatia popolare di Kamala Harris.Che sia vero che, come sperava Madeleine Albright, la prima Segretaria di Stato degli Usa, quando ci saranno molte donne nei piani apicali, potrà diminuire il mercato delle armi? Ci rendiamo conto che, per come viene condotta in Italia (sotto gli occhi di un'Europa che ci considera arretrati e inaffidabili) una crisi di governance così grave, metà del paese sta come se non avesse cittadinanza. La galleria dei ritratti di Stoccolma....
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