Torino, Cagliari, Bologna... - Esperienze a confronto, dalla medicina all'agricoltura
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008
Torino / Il lavori delle donne migranti
“Le donne straniere che lavorano in provincia di Torino sono impiegate soprattutto nel lavoro di cura anche se vorrebbero accedere ad altre professioni e ambiti lavorativi ma fanno fatica a veder riconosciute le loro qualifiche professionali e i titoli di studio. Faticano a conciliare tempi di vita e di lavoro e sono particolarmente esposte alla precarietà lavorativa. A queste difficoltà si aggiunge il problema specifico del rinnovo del permesso di soggiorno”. Sono i più evidenti risultati della ricerca “I Lavori delle donne” promossa dalla Consigliera di Parità provinciale, in collaborazione con l’Assessorato al Lavoro della Provincia di Torino, per fare un focus sulle condizioni lavorative delle donne migranti della provincia. “Abbiamo voluto approfondire i motivi per cui tra i numerosi casi trattati dal nostro ufficio (oltre 350 fino ad oggi) pochissimi riguardano le donne straniere – ha spiegato la Consigliera di Parità della Provincia di Torino, Laura Cima -. La ricerca ci pone di fronte alla necessità di individuare nuove soluzioni che aiutino le lavoratrici migranti a risolvere i problemi di conciliazione, che sono alla base di molte discriminazioni”. La pubblicazione, prodotta anche in una versione in 6 lingue (arabo, francese, inglese, albanese, rumeno, spagnolo) per agevolare l’accesso alle informazioni contenute e per favorire il processo di integrazione, è diffusa attraverso la rete delle mediatrici e dei mediatori interculturali dei Centri per l’impiego della Provincia.
Sardegna / Primario donna ? Si, grazie!
“Valutare l’operato della commissione di concorso, di cui peraltro non conosciamo gli atti, è questione che lasciamo agli organi competenti. Al di là del caso concreto, ciò che interessa sottolineare a questi Uffici – hanno sottolineato Luisa Marilotti e Tonina Dedoni, rispettivamente Consigliera Regionale di Parità e Consigliera di Parità della Provincia di Cagliari rispondendo alle polemiche che hanno accompagnato la recente nomina di una donna a primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale S.S. Trinità di Cagliari – è che la scelta di una Pubblica Amministrazione di preferire un concorrente di sesso femminile è perfettamente coerente con le disposizioni comunitarie e nazionali in materia. Tanto che l’art. 48 del cosiddetto Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, prescrive che ‘a fronte di analoga qualificazione e preparazione professionale tra candidati di sesso diverso, l’eventuale scelta del candidato di sesso maschile è accompagnata da una esplicita e adeguata motivazione’. La scelta, invece, di un candidato di sesso femminile è consentita, senza neanche necessità di motivazione. Non solo. La preferenza per le donne è, addirittura, un obiettivo imposto alle P.A. dalla stessa disposizione del Codice, nei casi in cui - come è per i ruoli di primario nella realtà nostrana - le posizioni apicali siano coperte per almeno i 2/3 da uomini. Sconcerta, dunque, che per una volta che si promuove una donna si faccia tanto 'rumore': non così avviene tutte le volte, e sono numerose, che si promuove un uomo. Se poi si considera che gli unici utenti di un reparto di Ostetricia e Ginecologia sono donne, è facile comprendere quanto – in caso di preparazione analoga - la scelta di una Direttrice sia funzionale (più che all’obiettivo della pari opportunità fra sessi) al buon andamento dello stesso servizio offerto, ossia può contribuire ad avvicinare tante donne, spesso anziane, alla cura e alla prevenzione di gravi malattie, favorendo la creazione di un clima più attendo alla psiche e alle esigenze femminili. Ben vengano, dunque, legittime iniziative di tal fatta, finalizzate a infrangere il cosiddetto “tetto di cristallo” che tanto danneggia gli appartenenti al sesso sottorappresentato – qualunque esso sia in concreto - nell’avanzamento di carriera. Ci risulta che ancora oggi ci sono presidi ospedalieri dove non c’è neanche una donna primario, e ASL dove ce n'è soltanto una, come ad Olbia, Lanusei e all’ospedale Brotzu di Cagliari. Il vero "scandalo", se di questo si tratta, è infatti un altro: secondo gli ultimi dati della FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri), le donne medico in Sardegna sono il 45,49% del totale, un dato eccezionale che mette la Sardegna al primo posto assoluto in Italia, visto che la media nazionale è del 35%, ma a questo dato non corrisponde un dato simile nei ruoli apicali”.
Bologna / donne in agricoltura
Un focus sulle “Donne in Agricoltura” è l’obiettivo del convegno, promosso dalle Consigliere di Parità della provincia di Bologna Barbara Busi e della regione Emilia Romagna Rosa Maria Amorevole in collaborazione con i rispettivi Assessorati Agricoltura, che si è svolto a fine ottobre 2008 presso l’Oasi la Rizza nel comune di Bentivoglio. Oltre all’analisi storica dell’evoluzione del lavoro femminile in ambito agricolo sono state esaminate le politiche attivate sul tema dall’Unione Europea e valorizzate alcune esperienze imprenditoriali innovative con esempi di multifunzionalità, creatività e capacità organizzativa, attenzione ai valori sociali ed ambientali, modelli di vita più rispondenti ai ritmi naturali ed alle tradizioni locali. L’incontro si è concluso con l’intervento dell’Assessora provinciale all’Agricoltura Gabriella Montera dedicato alla rete delle imprenditrici che la Provincia di Bologna ha sostenuto con un progetto volto a favorire lo sviluppo dell’imprenditoria agricola femminile.
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