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I laboratori del terzo millennio

I laboratori del terzo millennio

Parità/ Un’esperienza a Lugo di Romagna - Otto laboratori gratuiti, forniti dall'assessorato alle Pari Opportunità, dove le circa centottanta frequentanti imparano cose nuove e condividono i loro interessi

Ciani Rossella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2005

Nel contesto di una città di trentamila abitanti, Lugo di Romagna, ha preso corpo una forma di aggregazione di donne, che non la si può definire nuova, ma reinterpretata. Da sempre attorno alle botteghe o laboratori artigianali, o anche i laboratori casalinghi (che cosa erano, se non un laboratorio, il famoso: andare ad imparare a fare la sarta o la magliaia?) vi è stato un andirivieni di persone, ognuna delle quali si fermava a fare due chiacchiere, a parlare del più e del meno e da qui si rinforzavano le relazioni e le amicizie.
Erano questi i luoghi dove prima o poi si parlava di politica; dove veniva fuori il famoso: caro lei, quando c'era lui ......., oppure si cantava: sciur parun dalle belle braghe bianche, fuori le palanche ....ecc.
Il nostro bisogno di relazioni, per fortuna, non è stato ucciso dal consumismo, ma solo messo in affanno.
Il bisogno che noi abbiamo di parlare del mondo, della politica e della nostra politica di donne, sta riaffiorando attraverso un mimetismo che si può anche chiamare: ‘reinterpretazione dei laboratori’.
In questa città di Lugo, dove ben duemila e duecento sono le iscrizioni ai settanta corsi dell'Università per gli adulti, come si spiega che le donne abbiano chiesto all'assessorato alle Pari Opportunità di fare dei Laboratori di "La cucina di una volta", "Dipingere è possibile", "Sul filo della comunicazione" , "Gestiamo il nostro denaro con consapevolezza" , etc. etc. , che sono dei duplicati di quelli esistenti tra i settanta sopra citati? Perché si sente il bisogno di affrontare il proprio denaro partendo dall'apparentemente semplice conto corrente bancario? Semplicemente perché quando andiamo in banca abbiamo una sensazione comune di essere trattate dall'impiegato come se fossimo delle piccole stupidotte; perché anche noi abbiamo la nostra voglia di dipingere e ci sentiamo bene con altre che come noi temono di essere un po’ ‘somarine’ in disegno.
In fine e soprattutto, perché se ci va di dire che ‘ho lasciato a casa un mucchio di roba da stirare’, chi ascolta non ci compatisce, ma ci capisce, perché a sua volta ha lasciato a casa i piatti da lavare. E questo crea un comune sentire, questo crea la lunghezza d'onda delle relazioni e delle amicizie.
Nel retro del pieghevole che presenta gli otto laboratori, gratuiti per le circa centottanta frequentanti, c'è scritto: "I laboratori vogliono essere una opportunità stimolante per dare spazio agli interessi ai desideri e alle curiosità delle donne. Uno spazio nuovo per arricchire l'intelligenza ed il senso della propria identità nell'incontro, nell'aggregazione, nella reciproca conoscenza. Un modo per riscoprire e riconoscere le proprie risorse, valorizzare il proprio ruolo e le possibilità personali di contribuire a creare una nuova democrazia della cultura e dell'informazione "
Questa notizia, di una piccola città di provincia, sembrerebbe un fatto casuale se non ci fosse il contraltare di riscontro di una esigenza e modalità analoga a Bologna, dove l'UDI ha accolto la richiesta di una donna di fare un corso di acquarello e le interessate e le partecipanti stanno risultando più dell'immaginato.

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