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I farmaci non sono uguali per tutti...

I farmaci non sono uguali per tutti...

Difformità - "le cure mediche rivolte alle donne sono compromesse da un vizio di fondo: i metodi utilizzati nelle sperimentazioni cliniche e nelle ricerche farmacologiche risentono di una prospettiva maschile"

Donatella Orioli Martedi, 16/06/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2009

Molti pensano che la parità tra uomini e donne sia raggiunta.

Altri, o meglio “Altre”, sono certe che si sta lavorando in quella direzione ma la strada da percorrere è ancora tanta.

Pochi pensano che l’area sanitaria sia un settore ancora lontano dalla parità.

Ciò non deriva da una precisa volontà degli uomini di “discriminare” ma al contrario è frutto di un retaggio culturale che fa ritenere le donne, per esempio, protette dalle malattie cardiovascolari, killer n.1, anche perché possono presentarsi in maniera più sfumata con la conseguenza di diagnosi ritardate e/o difficili.

Negli ultimi tempi si parla sempre di più di medicina di genere, nuovo approccio riconosciuto e proposto dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) nel documento programmatico “Una sfida di genere: salute, sviluppo e strategie preventive”.

A livello nazionale è stato recepito in un progetto ministeriale per la salute delle donne del 2005 e tuttora attivo.

La medicina di genere considera la ricerca, la prevenzione, la cura ed i suoi esiti, in base all’impatto del fattore “genere”, inteso non solo come sesso biologico, ma come identità psicologica con influenze del contesto culturale, sociale e storico.

Il problema della medicina di genere nasce dal fatto che gli studi di nuovi farmaci, di nuove terapie e dell’eziologia e dell’andamento delle malattie sono sempre stati condotti considerando come fruitori i maschi.

Di conseguenza, le cure mediche rivolte alle donne sono compromesse da un vizio di fondo: i metodi utilizzati nelle sperimentazioni cliniche e nelle ricerche farmacologiche e la successiva analisi dei dati, risentono di una prospettiva maschile che sottovaluta le peculiarità femminili.

Non è quindi ipotizzabile continuare a considerare l’uomo, come è stato fatto sino ad ora, come il paradigma di riferimento per la ricerca medica e la pratica clinica. Dalle statistiche emerge che le donne vivono più a lungo ma stanno peggio e si ammalano di più.

Relativamente alla salute, non deve essere sottovalutato il fenomeno delle violenze, sessuale-fisica-psicologica-economica, che rappresenta ormai una grande emergenza considerate anche le ripercussioni sul Sistema Sanitario per depressione, ansia, disturbi alimentari, gastroenterici, ecc.

In futuro sarà fondamentale avere attenzione al genere femminile verso la prevenzione, la violenza, l’uso dei farmaci, le patologie cardiovascolari.

In riferimento a tutto ciò, nei giorni scorsi, Ferrara è stata teatro del I Workshop interistituzionale “La Medicina di genere”, organizzato dai Comitati Pari Opportunità dell'Azienda USL, dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Anna, dell'Università degli Studi di Ferrara, con il supporto dell’Amministrazione Provinciale e della Conferenza Socio-Sanitaria Territoriale di Ferrara.

La Lectio magistralis di Gianfranco Domenighetti, Docente di Comunicazione, Economia sanitaria ed Economia e Politica sanitaria, Università di Lugano e di Losanna (Svizzera), ha messo in luce vari aspetti delle disuguaglianze sociali che afferiscono ai dati di salute e, consapevole di aver di fronte una platea competente composta di operatori sanitari, ha potuto addentrarsi in dettagli esemplificativi delle dinamiche di iper-medicalizzazione e di pressione economica della “Big-Pharm”, delle multinazionali del farmaco, mettendo in guardia rispetto a comportamenti e stili di vita connotati da medicalizzazione anche per gli aspetti normali del ciclo vitale.

Flavia Franconi, Docente all’Università di Sassari, ha portato la voce della farmacologia, ribadendo la denuncia che porta avanti con convinzione da anni riguardo la standardizzazione clinica e farmacologica che non tiene conto delle differenze obiettive tra il fisico dell’uomo e il fisico della donna. I dati preoccupanti delle reazioni avverse ai farmaci, sono stati quindi uno degli elementi fondamentali dai quali Franconi è partita per proporre un’attenzione concreta alle differenze di genere. Sua è anche la proposta di differenziare le informazioni contenute nel foglietto illustrativo dei medicinali valido per femmine e per maschi in modi distinti.

Questo evento può essere considerato l’avvio di un percorso di sensibilizzazione e di pratica della medicina di genere che vuole coinvolgere professionisti della salute, verso la personalizzazione e le pari opportunità d’accesso alle cure, a vantaggio sia delle donne che degli uomini.

La grande partecipazione di pubblico, uomini e donne, è stata significativa e ha dimostrato e sollecitato questa necessità.

La conoscenza delle differenze di genere aiuta in ogni settore e, in medicina, favorisce una maggiore appropriatezza della terapia e una maggiore tutela della salute per entrambi i generi.



(16 giugno 2009)

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