Anna Maria Carpi - La vicinanza dei corpi è gioia e rassicurazione, ma come incontrare il ‘cuore dell’altro’
Benassi Luca Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006
Segnalato tra i migliori libri di poesia pubblicati nel 2004 da L’Almanacco dello specchio 2005 (Mondadori) e l’Annuario di poesia 2005 (Castelvecchi), Compagni Corpi (Libri Scheiwiller, 2004) raccoglie l’intera produzione poetica di Anna Maria Carpi: A morte Talleyrand (1990-1993), Compagni corpi (1996-1998) e Di media taglia, occhi marrone (2000-2002).
Scrive la poetessa: “Forse il leitmotiv della mia poesia è l’enigma di dove siano gli altri – la vicinanza dei corpi è gioia e rassicurazione, ma come incontrare il ‘cuore dell’altro’, la comunità umana?”. La poesia della Carpi è in continua ricerca di un rapporto dialettico con l’altro, a partire dalla stazione di Milano per finire tra le ombre nebbiose dei cimiteri, attraverso un dialogo serrato con i personaggi del Novecento – uno su tutti il poeta ebreo tedesco Paul Celan - che hanno segnato la vita e la cultura della poetessa. È dunque attraverso il dialogo, anche con il lettore al quale la poesia si rivolge direttamente, che è possibile scoprire l’essenza di se stessi, grazie ad una comunanza di sentimenti, di sensazioni, ad una vicinanza che è soprattutto fisica e corporale. È un atteggiamento questo che comporta una inevitabile centralità dell’Io ma che non impedisce alla poetessa di evitare gli eccessi lirici: ci troviamo anzi di fronte ad una poesia asciutta, levigata, antiletteraria, figlia della scuola lombarda, rielaborata attraverso un respiro profondo e personale.
Anna Maria Carpi vive a Milano e insegna germanistica all’università Ca’ Foscari a Venezia. Ha pubblicato i romanzi Racconto di gioia e di nebbia (1995), E sarai per sempre giovane (1996), Il principe scarlatto (2002), e saggi sull’età barocca tedesca. Traduce lirica tedesca.
TESTI
Da Compagni Corpi, Libri Scheiwiller, Milano 2004
***
Dicono tutti:
«Ah, la voluttà del proibito!»
Io non capisco.
Io non ho mai cercato che il permesso,
le porte aperte,
le stanze calde,
e come arrivare alla sala del trono.
***
Dopotutto, dottore,
di questa stirpe
sono la prima che ha la testa a posto:
mai un capriccio, sempre ragionato.
«Lei vuol dire obbedito?»
Già, l’obbedienza
è la porta di ferro che ha sbattuto
dietro di me.
Ma non mi pento.
***
Voi ciò che viene a riva,
infimo, lieve, dilavato, amaro:
l’ineluttabile,
lo sembrate accettare. Che altro fare?
È il senso di realtà!
Siete spiriti forti, io no, io voglio
poter sognare
che oltre il mare inizi un altro mondo,
come Colombo quando lo sognava
e poi ci andò
e trovò tutto vero.
***
Fa freddo nella storia,
la neve cade
anche sopra la casa del padre.
Ma io ho un cuore di passero,
e la casa non chiude
mai, non ha orari.
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