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I costi della violenza sulle donne

I costi della violenza sulle donne

Well_B_Lab* e Intervita Onlus - Ammonta a quasi 17 miliardi il costo economico della violenza sulle donne. Una ricerca promossa da Intervita Onlus evidenzia tutti i dati e spiega le ragioni

Badalassi Giovanna Mercoledi, 22/01/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2014

Una recente ricerca di Intervita Onlus ha stimato il costo economico e sociale della violenza sulle donne in quasi 17 miliardi, dei quali 2,3 in costi monetari diretti relativi ai servizi (costi sanitari, sociali, giudiziari, ecc) e alla mancata produttività, e oltre 14 miliardi in costi non monetari in termini di costi umani, emotivi ed esistenziali. Si apre ora il dibattito su specifiche strategie di intervento e su quanto sarebbe necessario investire per ridurre significativamente la violenza contro le donne.



Il fenomeno della violenza contro le donne ha conosciuto negli ultimi due anni un processo di crescente attenzione pubblica. Molteplici sono state le iniziative di successo che hanno cercato di sostenere una maggiore consapevolezza culturale e politica a contrasto di un fenomeno tuttora drammatico. Basti ricordare che in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare, che più di 1 milione di donne ogni anno finisce nella rete dei soprusi al maschile e che queste subiscono 14 milioni di atti di violenza (dallo schiaffo allo stupro), mentre 25 casi di stalking vengono segnalati ogni giorno all’autorità di polizia . Per contro, ancora oggi solo il 7,2% delle vittime denuncia l’accaduto, e un terzo trascorre l’intera vita senza parlarne mai con nessuno. A fronte di questi dati terribili, la giusta indignazione collettiva che osserviamo in questi mesi rischia però di non innescare un cambiamento reale se non si trova uno sbocco concreto per nuove politiche, nuove strategie, nuovi strumenti. Non basta infatti reperire le risorse necessarie per combattere il fenomeno (che già appare un obiettivo difficilissimo) ma occorre anche saperle spendere con consapevolezza, con un’effettiva ed approfondita conoscenza sia del fenomeno che dei servizi e delle politiche necessarie. Occorrono insomma nuove strategie di azione e strumenti tecnici a tutti i livelli, dal nazionale al locale. Un primo tentativo di riflessione in questo senso è quello proposto da Intervita Onlus, che ha presentato a Roma lo scorso 21 novembre la ricerca “Quanto costa il silenzio - la prima indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza sulle donne” sotto il patrocinio del Dipartimento per le Pari Opportunità. La ricerca, alla quale hanno partecipato numerosi esperti, e per la quale Well_B_Lab* ha curato la parte di valutazione economica, rappresenta uno dei primi tentativi in Italia di arricchire il dibattito sulla violenza contro le donne con un approccio orientato alla costruzione sistemica di nuove strategie di azione e strumenti tecnici. In questo senso una maggiore conoscenza dei costi economici e sociali della violenza sulle donne può rappresentare un punto di riferimento importante per definire gli investimenti necessari, rivedere priorità di spesa, elaborare nuove strategie e modalità di intervento. Se infatti riflettiamo sui 30 milioni di Euro in 3 anni che sono stati recentemente stanziati dal Governo per il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, fa un certo effetto constatarne la sproporzione rispetto al costo complessivo del fenomeno, che la ricerca ha stimato in quasi 17 miliardi di Euro. Un costo che sostengono le donne stesse, i loro figli, le loro famiglie e tutta la società nel suo insieme. Per soppesare l’impatto di tale importo, basti pensare che è equivalente al costo di una strage in cui perdono la vita 11.000 persone o il triplo del costo degli incidenti stradali che avvengono in un anno in Italia. Interessanti sono ancora le stime di dettaglio sulle varie categorie di costo, che rimangono comunque sottostimate rispetto ad un fenomeno in gran parte sommerso sia rispetto alle vittime che rispetto ai dati che lo descrivono. Ad esempio, i costi monetari, pari a 2,3 miliardi di euro, comprendono le spese sanitarie (dal pronto soccorso, all’ospedalizzazione, alle cure specialistiche, per un complesso di 460,4 milioni di euro), le cure psicologiche (158,7 milioni di euro) e l’acquisto di farmaci (44,5 milioni di euro), i costi relativi all’impegno delle Forze dell’Ordine (235,7 milioni di Euro), i costi dell’Ordinamento Giudiziario per la gestione delle denunce di violenza sulle donne (421,3 milioni di Euro) e quello per le spese legali (289,9 milioni di Euro). Gli oneri che riguardano l’assistenza delle vittime e dei loro familiari sono stati poi stimati in 154,6 milioni di Euro per i servizi sociali dei comuni e 7,8 milioni di euro per i centri antiviolenza. La mancata produttività, invece, è stata valutata in 604,1 milioni di Euro. Ma la voce di costo più imponente è senza dubbio quella dei costi non monetari, intesi come umani, emotivi ed esistenziali sostenuti dalle vittime, dai loro figli e dai familiari che sono stati stimati in 14,3 miliardi di euro. Una stima, elaborata con le tecniche di risarcimento danni degli incidenti stradali, che quantifica accanto ai danni fisici, anche quelli morali e psicologici (dalla vulnerabilità in cui si ritrova a vivere il nucleo familiare, all’impatto sulle relazioni fino alla trasmissione da una generazione all’altra della violenza). Rispetto a questi costi umani e di sofferenza la riflessione porta necessariamente verso una visione delle strategie di contrasto alla violenza sulle donne come strumento di libertà e di crescita delle persone. Libertà dalla sofferenza e dai soprusi, ma anche libertà per la crescita umana e personale delle stesse vittime, di chi sta loro accanto e di tutta la società nel suo complesso. Ecco dunque che la rilevazione dei costi diventa una strada obbligata e necessaria per poter parlare di investimenti, in servizi e prevenzione, per ragionare in termini di impegno necessario per scommettere su un futuro migliore per queste persone. Nella scelta di seguire tale percorso è di conforto l’esempio della Gran Bretagna che, proprio partendo da un analogo progetto di rilevazione del costo economico e sociale della violenza sulle donne, ha ottenuto risultati sorprendenti. Attraverso un percorso basato su più investimenti e su nuove politiche e strategie, ha potuto vantare e, soprattutto, misurare, una riduzione della violenza domestica nella sola Londra del 64% in 7 anni . Per passare dalla valutazione dei costi alla riflessione sugli investimenti necessari si apre ora una nuova fase nella quale i dati della ricerca verranno utilizzati come piattaforma di dialogo con il territorio per elaborare nuove proposte, politiche più lungimiranti e azioni più efficaci. Intervita Onlus ha quindi deciso di organizzare in 14 città Italiane tra il 14 febbraio e l’8 marzo 2014 un ciclo di workshop in cui avviare un percorso di ascolto e di confronto con gli operatori a diverso titolo impegnati a contrastare la violenza contro le donne nelle varie aree di intervento (area sanitaria, area sociale, area legale-giuridica, area del mercato del lavoro). Tali workshop avranno la finalità di alimentare un confronto tra chi è impegnato a contrastare la violenza contro le donne per analizzare e valutare i risultati dell’indagine, prospettando nuove ipotesi di monitoraggio e analisi integrata del fenomeno attraverso la rete dei servizi del territorio e nuove politiche volte ad abbattere i costi della violenza sulle donne. L’appuntamento è dunque per la prossima primavera, quando verrà presentato il secondo report della ricerca Intervita Onlus in cui verranno raccolti gli spunti, i suggerimenti e le buone prassi presenti a livello territoriale in Italia, per arrivare ad offrire un contributo costruttivo al miglioramento delle politiche nazionali.



Giovanna Badalassi, Well_B_Lab*

giovanna.badalassi@wellblab.it

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