Martedi, 17/07/2018 - Evidentemente non si sta percorrendo la strada giusta se ancora tante, troppe, oltre 30 donne dall’inizio del 2108 hanno perso la vita a causa di gesti esiziali dei loro compagni che, naufraghi della loro solitudine, non accettano la fine di una relazione resa ormai sterile dell’egoico solipsismo dell’uomo o forse non accettano che a dire basta sono proprio loro, le donne, o forse ancora non riescono a trovare un equilibrio interiore, troppo intenti a controllare un unione unilaterale di imperativi diatomici. Tirando le somme, né le associazioni antiviolenza, né le forze dell’ordine, che già fanno tantissimo, riescono ad ostacolare, a combattere e a fermare questo fenomeno che pare non si arresti. Fino a quando una sola donna non ritorna a casa, la società civile ha fallito. Tutte siamo a rischio, nessuna esclusa ed è intollerabile che a farne le spese siano sempre e solo le donne, private dalla loro liberà in un mondo ancora maschilista. Quale soluzione si paventa? Occorre educare, fin dalla nascita a capire che il genere non esiste e altro non è che una differenziazione arbitraria dell’uomo supponente. Basta con il fiocco rosa o azzurro, i bambini non hanno colore e la scuola, con la sua governance, deve contribuire abolendo il grembiulino colorato che determina la differenziazione. Teresa, Eligia, Giulia, Chiara, non devono essere le ultime vittime di una scorrect politically, ogni donna merita il ruolo che vuole avere e non quello che le viene assegnato. La donna ha un solo difetto: non ha la forza fisica dell’uomo e per questo deve essere ascoltata, scortata e protetta.
Graziella Fortuna
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