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I bambini dimenticati di Taranto

I bambini dimenticati di Taranto

Si ammalano di tumore, muoiono troppo presto. Nascono già con malformazioni congenite. Sono i bambini dimenticati di Taranto

Lunedi, 08/07/2019 - Si ammalano di tumore, muoiono troppo presto. Nascono già con malformazioni congenite del sistema nervoso e delle arti. Sono i bambini dimenticati di Taranto. E’ "la notizia che non fa notizia: 600 bambini nati con malformazioni congenite tra il 2002 e il 2015 a Taranto come riportato nella Valutazione del danno sanitario: è la storia che si ripete e come accaduto nel 2012 non si rendono pubblici i dati dell’indagine epidemiologica Sentieri.” Queste le parole di denuncia del coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.

Numeri drammatici, contenuti nel Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario per lo stabilimento Arcelor Mittal (ex Ilva), pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente.  E’ l’acciaio e il veleno che spezza giovani vittime, + del 54% di casi di tumori in bambini da 0 a 14 anni, +21% di mortalità infantile rispetto alla media regionale, +20% di eccesso di mortalità nel primo anno di vita e +45% di malattie iniziate già durante la gestazione.

Alessandro Marescotti insegnante e Presidente della rete telematica ecopacifista Peacelink, impegnato in prima linea nella battaglia contro l’inquinamento della diossina nella sua città, afferma “andando a fare una rielaborazione sui dati di mortalità ci si rende conto, che si muore di più, là dove ci si avvicina all’area industriale, come nei quartieri di Tamburi, Borgo e Paolo VI. In questi tre quartieri ci sono tra i 70 e gli 80 decessi all’anno, da questo punto di vista possiamo dire che c’è un'evidente situazione di criticità. ”

La stessa Ministra della Salute Giulia Grillo, che si è recata la scorsa settimana a Taranto, insieme al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Silvio Brusaferro, per la riunione del Tavolo del Contratto Istituzionale di sviluppo per il rilancio della città a seguito della crisi dell'ex Ilva, afferma: “esiste un trend in aumento per quanto riguarda le leucemie infantili nel periodo 2014-2017.”

Sul fronte economico e politico è in campo una battaglia tra immunità penali cancellate per il polo siderurgico tarantino e la prossima chiusura dello stabilimento. Intanto il 1° Luglio è scattata la cassa integrazione per 1395 dipendenti dell'Arcelor Mittal, la causa di tutto ciò è l’approvazione il 29 Giugno del Decreto Crescita che introduce la limitazione temporale al 6 settembre 2019 dell'esonero dalla responsabilità penale per l'attuazione del piano ambientale dell'ex-stabilimento Ilva di Taranto rilevato. E se da un lato abbiamo la possibilità della chiusura definitiva dell’ impianto industriale, minacciata dallo stesso amministratore delegato Geert Van Poelvoorde e che porterebbe a un licenziamento di 10.000 lavoratori, dall’altro la cittadina ha intanto raccolto 6 mila firme per presentare l’ esposto dal titolo 'Con il veleno nel sangue e il cuore in mano', lanciato nel gennaio scorso dall’ambientalista Luciano Manna e da Angelo Di Ponzio, papà di Giorgio, morto a 15 anni con un sarcoma dei tessuti molli, per denunciare le emissioni dello stabilimento siderurgico.

“ A Taranto o si muore di Ilva o si muore di fame” mi dice un cittadino.

Come se questo paese pugliese non avesse una via d’uscita o reali possibilità di crescita e soprattutto di dignità e valore alla vita. E l’Associazione Genitori Tarantini ETS si domanda “che genitori siamo se non riusciamo a tutelare la salute dei nostri figli, la loro vita?” Leggiamo poi sulla loro pagina facebook “tutto è iniziato la sera in cui una bimba, figlia di una mamma molto attiva di questo gruppo, ci chiese piangendo: Ma è vero che a Taranto i bambini muoiono più che nelle altre città? Ci guardammo smarriti..cosa potevamo rispondere?. Da quel momento abbiamo deciso di impegnarci in prima persona per dare delle risposte rassicuranti ai nostri figli.
I componenti di questa pagina si prefiggono di denunciare la reale situazione ambientale tarantina, in contrapposizione a chi la nega o la sottovaluta pubblicamente, magari affermando di averla risolta, fino a quando la realtà dei fatti (e non delle chiacchiere), invertirà davvero la tendenza, riportando la città tutta verso un riscatto dalle fonti inquinanti, con un completo rinnovamento economico-produttivo, le cui vere vocazioni cittadine possono in realtà consentire.
Il nostro intento consiste nel disinnescare quel meccanismo di rimozione che molti genitori di Taranto, inconsapevolmente, applicano a se stessi, pur di non ammettere di vivere in una città in cui i bambini non possono giocare nei prati e possono respirare solo nelle ore giuste....noi vogliamo far saltare questi meccanismi di rimozione...ci dobbiamo arrabbiare, dobbiamo lottare per noi stessi e i nostri figli..... “

La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato lo Stato Italiano ”in quanto le autorità italiane hanno omesso di adottare le misure necessarie a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei residenti di Taranto esposti alle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico dell’Ilva”

La sentenza della Corte Europea è diventata definitiva lo scorso 24 Giugno. A partire da questa data “il Governo italiano ha l’obbligo, ai sensi dell’art. 46 CEDU, di conformarsi alla sentenza della Corte, obbligo che esige altresì l’adozione, sotto il controllo del Comitato dei Ministri, delle misure di carattere generale necessarie a porre fine alla violazione constatata dalla Corte ed a rimuoverne per quanto possibile le conseguenze.”

Antonella Penati, Presidente dell’Associazione Federico nel cuore Onlus, attivista sociale, domanda al governo italiano come mai costantemente viene disatteso l’articolo 32 della nostra Costituzione nel quale la Repubblica tutela la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e della collettività” come mai non si tutela l’infanzia?  e si chiede quanto i bambini che vivono in prossimità del sito dovranno soffrire? E di conseguenza le loro famiglie? E’ ora arrivato il momento di proporre soluzioni alternative occupazionali e la bonifica totale dell’area, e l’istituzione immediata di una task force di tecnici, genetisti, medici e biologici che, a prescindere dalle ricadute occupazionali, analizzi l’impatto del polo siderurgico sulla salute di tutti i cittadini ed eventuali danni intergenerazionali, predisponendo azioni urgenti a sostengono delle famiglie colpite.

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