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Hollande e Angela Davis celebrano l'abolizione della schiavitù

Hollande e Angela Davis celebrano l'abolizione della schiavitù

Hollande in Guadalupa e Angela Davis a Nantes ricordano le vittime della tratta dei neri, celebrano l'abolizione della schivitù, esortando l'Occidente ad una riflessione sulle tragedie indotte dalla mentalità colonialistica.

Lunedi, 11/05/2015 -
“L'unico debito che bisogna saldare con i discendenti degli schiavi è quello di far progredire l'umanità”. Si è espresso in questi termini François Hollande, ieri (10 maggio), durante la inaugurazione del Mémoriale ACTe antillano di Pointe-à-Pitre, il monumentale centro caraibico della Guadalupa per l'espressione e la memoria della tratta degli schiavi.



Le parole di Hollande - promotrici di una “uguaglianza reale” che faccia tesoro dell'abolizione della schiavitù del 1848 – in Europa, pungono come spine, perché costringono tutto l'Occidente ad un esame di coscienza in fatto di diritti umani. Un esame di coscienza teso cioè alla riabilitazione e al risarcimento delle etnie caraibiche, africane, asiatiche e mediterranee colonizzate, quindi alla reintegrazione della dignità di queste.



Tali affermazioni, infatti, determinate: a difendere “le identità multiple, vera ricchezza delle nazioni”, a disincentivare “il recesso, il rifiuto, l'odio” per il diverso, stimmatizzare il razzismo (“veleno letale”), muovono un chiaro rimprovero alla mentalità ancora drammaticamente colonialistica dell'Europa e dell'Occidente, oltranzista nel mondo come nel Mediterraneo.



Sono affermazioni del tutto simili, peraltro, a certe dichiarazioni (sempre di ieri) fatte da Angela Davis (la filosofa militante e storica americana della Coscienza che da sempre si batte per la difesa e la promozione dei diritti umani), a Nantes, in occasione della commemorazione dell'abolizione della tratta dei neri: "negli Stati Uniti non siamo ancora riusciti ad indire una giornata commemorativa sull'abolizione dello schiavismo. Per me, dunque, è molto importante essere qui presente, per testimoniare che la storia ha delle conseguenze che possiamo ben avvertire ancora oggi, perché ancora oggi soffriamo le conseguenze della schiavitù”.



Un'autoriflessione simile a queste due, di Hollande e di Angela Davis, si può leggere, peraltro, proprio fra gli obiettivi del Mémorial ACTe, la realtà museale e museografica dei Caraibi che verrà aperta al pubblico nel prossimo luglio per consolidare la riappropriazione individuale dell'esperienza storica occidentale. “Abbiamo voluto evitare il 'lamentarium', cercando di non contrapporre i bianchi ed i neri”, ha ribadito il Presidente della Regione Guadalupa, Victorin Lurel, nell'ottica di dare spazio ad un edificio memorialistico volto all'allargamento dei limiti della coscienza, al perdono e alla pace.



Più di trenta sale, organizzate per criteri cronologici, offriranno al futuro spettatore un'idea del numero di africani deportati, scudisciati, massacrati, sfruttati dagli europei (soprattutto Portogallo, Olanda, Inghilterra, Spagna e Francia): un numero che oscilla tra i 12 e i 13 milioni di individui fra cui, lo ricordiamo, milioni e milioni di donne rapite, violate, frustate e vendute come bestie.



Insomma, nella giornata di ieri, i petali di Angela Davis gettati nostalgicamente fra le correnti della Loira per commemorare gli schiavi e le vittime del lavoro servile, insieme con le esortazioni del presidente francese, incoraggianti l'Europa a riappropriarsi della sua storia e a migliorarsi, ci lasciano sperare in un domani più giusto e più capace di tolleranza e di grandezza.

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